Matteo striglia gli 007: abbiamo addestrato gli assassini

di Chris Bonface da  Libero Quotidiano del 26 agosto 2014

La riunione non è ancora stata formalizzata, ma entro i prossimi giorni il presidente del Consiglio Matteo Renzi convocherà a palazzo Chigi i vertici dei servizi e le principali autorità istituzionali della sicurezza per fare il punto sia sulla crisi siriano-irachena che su quella libica e sulle conseguenze dirette che possono avere sull’Italia (immigrazione e innalzamento livelli si sicurezza per rischio attentati). Il vertice è comunque stato preparato da numerosi colloqui e incontri del premier italiano con esponenti politici e militari e dalla lettura di un dossier sulla situazione aggiornata nell’area di guerra. Documentazione che non avrebbe lasciato per nulla tranquillo Renzi, specialmente per la scheda descrittiva sulla situazione dell’intelligence italiano nelle aree calde della guerra. Secondo alcune indiscrezioni filtrate dal governo ci sarebbe una certa irritazione per il tardivo apprendimento di alcune operazioni di intelligence sia nella zona siriana che in quella libica, e anche per una sottovalutazione da parte dell’Aise di quel che stava avvenendo a Tripoli e Bengasi.

Ma il caso che più preoccupa il governo è stata la scelta dei servizi segreti italiani durante il 2013 di seguire acriticamente senza che risulti né autorizzazione preventiva né adeguata informativa le direttive di altri servizi- soprattutto quelli americani- nell’area siriana. Un particolare sembra inquietare il governo in questo momento: la scelta dell’intelligence italiana, che in quell’area calda aveva una struttura già depotenziata da qualche anno, sarebbe stata quella di aiutare in ogni modo il fermento della rivolta nei confronti del presidente siriano Bashar al Assad.

La linea certo è stata simile a quella di altri servizi occidentali, e le operazioni sul territorio non dissimili da quelle scelte dagli stessi americani. Dall’Italia secondo la ricostruzione che si sta ultimando proprio in queste ore sarebbero partiti addestratori militari specializzati nelle tecniche di guerriglia destinati in particolare a due campi organizzati, uno in territorio turco e l’altro ai confini della Giordania.

Lì sarebbero stati addestrati proprio dagli italiani alcuni combattenti – anche miliziani qaedisti- che successivamente sono andati ad ingrossare le fila dell’Isis, rendendosi protagonisti anche di alcune azioni (come i rapimenti) di cui sono stati vittima cittadini occidentali, e perfino italiani. Un errore strategico (visti gli avvenimenti successivi) di questo tipo è stato compiuto dagli stessi americani, con una differenza tecnica non da poco: per ogni miliziano addestrato gli americani hanno raccolto i dati biometrici (impronte digitali, dna, iride etc…), l’intelligence italiana no.

Con il risultato che gli americani hanno tracciato i miliziani da loro addestrati, e quindi sono in grado di rintracciarli e identificarli. Gli italiani no. Anche se la scelta è precedente alla formazione del suo governo, sembra che Renzi non la condivida affatto al di là delle conseguenze grottesche che potrebbero venirne. Per questo il premier avrebbe intenzione di dare una sterzata ai servizi, chiedendo un deciso cambio di linee strategiche per farli tornare a quella attività di prevenzione che è stata particolarmente utile nell’area nel decennio passato, e chiedendo loro di abbandonare questo tipo di protagonismo che rischia di essere assai dannoso.

Foto: Stato Islamico

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