I siriani liberano Palmira, gli iracheni puntano su Mosul

L’esercito siriano ha assunto il “pieno controllo” di Palmira, che nel maggio scorso era stata conquistata dallo Stato islamico. Lo hanno reso noto fonti questa mattina militari citate dai media di Damasco e l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), ong con sede a Londra legata ai ribelli filo-occidentali, secondo cui le truppe di Bashar Assad sono entrate a Palmira con il sostegno dei raid russi.

L’Osservatorio ha precisato che scontri sono ancora in corso nella parte orientale della città, ma la gran parte delle forze dell’Is si è ormai ritirata. Le truppe governative e le milizie loro alleate hanno “ripulito” la città da tutti i militanti dello Stato Islamico  e “distrutto i loro ultimi covi”, ha riferito l’agenzia di stampa statale Sana, mentre gli artificieri hanno eliminato tutte le mine e gli ordigni lasciati dai terroristi.

Palmyra182Gli attivisti dell’Osservatorio citando “più fonti attendibili”, hanno fatto sapere che i  militanti dello Stato islamico hanno ricevuto l’ordine di lasciare Palmira dal comando di Raqqa probabilmente per sottrarsi all’annientamento da parte delle preponderanti forze nemiche.

Solo ieri le forze aere russe basate in Siria hanno effettuato 40 incursioni nella regione di Palmira  colpendo158 obiettivi terroristici e uccidendo oltre 100 miliziani, distruggendo  4 carri armati, 3 postazioni di artiglieria, 4 depositi di munizioni, e 5 mezzi di trasporto, come ha reso noto il Ministero della Difesa russo.

1Sukhoi-Su-25-Syria-REUTERSConsiderando anche le incursioni aeree effettuate dalle forze siriane le ultime 24 bore di battaglia avrebbero registrato circa 200 raid, in parte in appoggio alle milizie libanesi scite Hezbollah penetrate per prime in città dai quartieri occidentali.

La tv iraniana in arabo al-Mayadeen afferma che i governativi sono riusciti a tagliare la via di rifornimento dell’Isis tra Palmira e Raqqa.

Il 26 marzo le truppe siriane avevano conquistato, sempre con l’appoggio dei cacciabombardieri russi, la città di al-Amiriyah, a nord di Palmira, impedendo così l’afflusso di rinforzi e rifornimenti in città.

Palmyra8Lo rende noto la televisione di Stato siriana spiegando che l’operazione è stata condotta positivamente ”dopo violenti scontri” tra l’esercito siriano, i miliziani alleati e i jihadisti dell’Is.

Secondo l’Ondus le tre settimane di battaglia per riconquistare Palmira sarebbero costate la vita ad almeno 400 miliziani dell’Isis e a 180 soldati siriani e loro alleati.

Difficile quantificare il numero di vittime civili anche se la città avrebbe subito gravi danni e secondo fonti di Damasco i miliziani dello Stato Islamico avrebbero causato molte distruzioni al castello di Palmira prima di ritirarsi.

Palmyra16Lo scrive l’agenzia di stampa Sana, precisando che limitandosi a una visione dall’esterno del castello si nota che la scalinata che conduceva all’ingresso è stata fatta saltare in aria ed è stata  completamente demolita, come molte altre parti della struttura.

Al momento non è stato ancora possibile entrare all’interno del castello proprio a causa delle demolizioni effettuate, ma le riprese effettuate dall’alto mostrano danni evidenti alla struttura. Il castello, che si trova nella parte occidentale della città di Palmira, è passato sotto il pieno controllo delle forze armate solo nel pomeriggio di venerdì  a seguito di operazioni mirate a risparmiare la cittadella da ulteriori danni.

Palmyra-Viewshed-MapL’offensiva lealista nell’area archeologica di Palmira sarebbe stata effettuata con il solo appoggio dei mortai leggeri evitando l’uso di aerei e artiglieria per non danneggiare ulteriormente il sito archeologico.

Dopo una lunga ritirata fin dentro la città effettuata contendendo ogni metro di terreno ai lealisti, Il 25 marzo le forze dell’Isis avevano lanciato una controffensiva proprio nel settore della cittadella, tesa probabilmente a costituire un diversivo per coprire il ripiegamento verso Raqqa e Deir Ezzor del grosso delle forze del Califfato (con le famiglie dei miliziani al seguito), reso inevitabile dalla conquista delle alture circostanti Palmira da parte delle truppe siriane e dal taglio delle linee logistiche in seguito alla caduta Qaryatain e poi di al-Amiriyah.

artiglieria-siriana-al-Jazira3L’offensiva governativa è stata sostenuta dalla Task Force Tigre composta da unità della 63a Brigata (4a divisione meccanizzata) con tank T-72, artiglieria elicotteri Gazelle e l’appoggio di forze speciali  (probabilmente integrate da Spetsnaz russi), dalla Brigata Liwa Suqour al-Sahra ( Falchi del deserto) composta da riservisti e miliziani filo governativi attiva nella provincia di Homs e di un battaglkione di Hezbollah libanesi.

La conquista di Palmira (video) offre ora l’opportunità alle forze lealiste di sviluppare l’offensiva si due direzioni: Raqqa e Dei Ezzor. L’esercito siriano afferma in una nota che Palmira “sarà la base per altre operazioni contro Daesh, prima di tutto a Deir Ezzor e Raqqa”.

army-Palmyra-1Negli ultimi nove mesi, dopo la conquista di Palmira e Ramadi, l’Isis ha collezionato solo sconfitte e da dopo l’intervento russo, a fine settembre dell’anno scorso, sembra aver perso ogni capacità di condurre offensive su vasta scala forse anche per la distruzione quasi totale (ad opera dei jet di Mosca) delle autocisterne che portavano in Turchia il greggio estratto nei territori occupati dal Califfato e rientravano in Siria con carburante raffinato.

Secondo fonti di Washington i leader dell’IS vengono uccisi al ritmo di uno ogni tre giorni, mentre già all’inizio dell’anno si calcolava che ha perso il 40% del territorio che controllava nel 2014. Attaccati su più fronti, spesso i jihadisti rinunciano anche a combattere e scelgono la fuga.

87397559_87397558“Non combattono – ha confermato il generale Abdul-Ghani al-Assadi, comandante delle forze irachene antiterrorismo, che guida l’operazione per la riconquista di Hit, nella provincia dell’Anbar – Si limitano a usare autobomba e poi scappano.

Quando li circondiamo, si arrendono o si infiltrano tra i civili. Sono scossi. Ascoltiamo le loro comunicazioni. I loro leader li incitano a combattere, ma loro replicano che è una causa persa, si rifiutano di obbedire agli ordini”.

Informazioni che vanno prese con le  molle e legate più alla logica della propaganda  considerato che il fronte non è mai crollato e anche dopo le sconfitte i miliziani del Califfato si sono sempre ritirati in buon ordine

A-man-wearing-Iraqi-army-airborne-jump-wings-with-a-large-calibre-rifle-stands-in-front-of-an-Iranian-Safir-jeep-with-a-107-mm-multiple-rocket-launcher-of-Iraqi-Shia-group-Saraya-KhorasaniEvitando quel dissolvimento che invece caratterizzò le divisioni irachene attaccate nell’estate de 2014 dall’Isis a Mosul e Tikrit e nella provincia di al-Anbar.

Secondo gli Stati Uniti, i recenti attentati dell’Isis in Europa sono proprio una risposta all’offensiva che subiscono nel loro territorio.

“Più il tempo passa – ha spiegato il colonnello Steve Warren, portavoce militare degli Usa a Baghdad – più il nostro sistema matura e diventiamo più efficaci. Stiamo migliorando nel localizzarli. Ogni volta che cercano di spostarsi, li individuiamo e li eliminiamo.

Sul terreno si sta rivelando determinate anche il ruolo dei curdi del Pyd, che il mese scorso hanno riconquistato Shadadi, nel nord, e un vasto territorio circostante anche se la loro offensiva è ostacolata dai rai aerei e dall’artiglieria turca che lungo il confine appoggia i jihadisti di Isis e Fronte al-Nusra (al-Qaeda) pur di impedire l’affermarsi di un vasto territorio autonomo curdo.

TM-NEWS-truppe-irachene-Ramadi-DSul fronte iracheno, l’esercito ha lanciato una nuova offensiva contro le postazioni dell’Isis nella località di Majmur e diverse zone della strategica località di al-Qayara, 50 chilometri a sud di Mosul.

L’attacco, cominciato nella notte del 24 marzo e accompagnato da intensi bombardamenti dell’artiglieria, è stato preceduto da una serie di bombardamenti e procede con la copertura delle forze aeree della Coalizione internazionale.

Secondo quanto ha riferito un comunicato della difesa irachena, l’offensiva è la prima fase dell’operazione che il governo di Baghdad vuole concludere entro quest’anno con la riconquista di Mosul, la maggiore città nel nord del Paese occupata dall’Isis nell’estate del 2014.

TMNews-IraqLe forze curde sono in “stato di massima allerta” dopo l’annuncio di Baghdad dell’avvio dell’attesa vasta offensiva contro Mosul.

“Nel caso dovesse fallire l’offensiva dell’esercito iracheno, siamo qui e siamo in stato di massima allerta per rispondere a possibili controffensive di Daesh”, ha detto Najat Ali, comandante dei peshmerga a Makhmour, a est di Mosul.

“Non permetteremo a Daesh di attaccare la nostra linea del fronte”, ha aggiunto Ali in dichiarazioni a Rudaw, l’agenzia di stampa curda. Secondo il generale Yahya Rasool, portavoce iracheno del comando militare congiunto, “le truppe irachene sono riuscite a liberare vari villaggi e a issare la bandiera ” in alcune aree alla periferia di Makhmour.

142AAE10-77C4-4B54-BD3E-D5CF9DD692D9_mw1024_s_nIl capo delle operazioni a Mosul, generale Nejm al-Jabouri, ha detto all’agenzia di stampa Dpa che sono stati “liberati” dalla presenza dell’IS quattro villaggi a sud di Mosul.

Il via alla grande offensiva, che potrebbe durare mesi, è stato dato in diretta nazionale sulla tv di Stato che ha interrotto i programmi per trasmettere una serie di avvertimenti alla popolazione, mostrando parallelamente filmati con la bandiera irachena e con il sottofondo dell’inno nazionale.

La campagna sarà gestita dal comando centrale congiunto di Baghdad e da quello provinciale di Ninive.

4D2D098B-BCF9-439F-8A6A-8A9242404325_w640_r1_sVi parteciperanno, oltre a unità dell’esercito iracheno e dei peshmerga curdi, anche le forze aeree e terrestri della Coalizione internazionali e le milizie sciite delle Unità di mobilitazione popolare il cui impiego in città è però considerato potenzialmente deleterio in una regione abitata per lo più da sunniti e curdi.

In vista dell’offensiva su Mosul il Pentagono sottoporrà “nelle prossime settimane” le sue proposte al presidente Barack Obama per rafforzare il sostegno militare Usa alle forze irachene.

L’ha dichiarato il 25 marzo il capo di stato maggiore, generale Joe Dunford. “Abbiamo una  serie di raccomandazioni delle quali discuteremo col presidente nelle settimane a venire”, ha spiegato il generale in una conferenza stampa al Pentagono, di fianco al segretario alla Difesa Ashton Carter.

Ashton Carter“Il segretario alla Difesa e  io crediamo che ci sarà un aumento delle forze americane in Iraq, ma nessuna decisione è stata presa”. Si tratta in particolare di mezzi da dispiegare per “facilitare” la ripresa di Mosul.

Da tempo Washington preme sugli alleati per un maggior impegno bellico contro lo Stato Islamico. Nel settore di Mosul è atteso lo schieramento di un battaglione di truppe italiane ufficialmente assegnato alla difesa della Diga di Mosul ma che pare disporre di armi pesanti in grado di appoggiare le truppe curde in quel settore del fronte.

Dopo gli attentati di Bruxelles il Belgio ha annunciato che i 6 caccia F-16 che verranno schierati in Giordania per il secondo turno di operazioni contro il Califfato opereranno anche sulla Siria.

Foto US DoD, SANA, Esercito Iracheno, AP e ISW

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