La Difesa definisce l’entità (limitata) della missione in Niger

Dopo giorni di dibattiti e indiscrezioni lo Stato Maggiore della Difesa ha precisato con un comunicato i contorni della prossima missione militare in Niger definita in base all’accordo bilaterale di cooperazione militare siglato il 27 settembre scorso. “In riferimento a notizie diffuse da alcuni organi di stampa, SMD precisa che nulla è stato definito riguardo al nome della prevista missione in Niger” si legge nel comunicato.

Da più parti era emerso il nome “Deserto Rosso” ma erano state soprattutto le diverse espressioni utilizzate dal premier Paolo Gentiloni e dal capo di SM Difesa, generale Claudio Graziano, ad alimentare interpretazioni contrastanti. Gentiloni aveva parlato di missione tesa a “contrastare” terroristi e trafficanti mentre Graziano aveva ribadito che l’operazione non sarebbe stata “combat”.

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“È in atto una attività di ricognizione necessaria per definire i contorni esatti dell’operazione e le esigenze di addestramento da soddisfare” continua il comunicato.

“La missione, che si muove su richiesta del Governo nigerino, qualora approvata dal Parlamento avrà, come già ricordato dal Capo di SMD, uno sviluppo graduale nel corso dell’anno, prevedendo l’impiego di alcune centinaia di unità fino ad arrivare ad un numero massimo di 470 militari, con media prevedibile di 250 nel corso dell’anno.

È inoltre prematuro citare il nome o la tipologia particolareggiata delle unità che potrebbero essere impiegate tenuto conto che la pianificazione evidentemente prevedrà l’approntamento di diverse tipologie di unità dalla quali poi selezionare quelle più attagliata alle diverse esigenze della missione.

Lo scopo della missione è quello di incrementare la capacità operativa delle Forze nigerine e di metterle in condizioni di garantire la stabilità dell’area e contrastare i traffici illegali di migranti.”

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Da quanto si evince quindi non sono previsti schieramenti in “prima linea” (Fort Madama nel deserto vicino al confine libico) e se la consistenza media sarà di appena 250 militari sarà impossibile andare oltre la gestione logistica della base (probabilmente all’aeroporto di Niamey dove già hanno basi simili francesi, statunitensi e tedeschi), la protezione delle infrastrutture e del personale (“force protection”) e alcuni consiglieri militari per le forze nigerine.

La Delibera che il governo ha inviato al Parlamento definisce infatti le diverse componenti del contingente che non supererà i 120 effettivi fino a giugno e i 470 nella seconda metà del 2018:

  • Team per ricognizione, coma do e controllo
  • Force protection,
  • Personale del Genio per i lavori infrastrutturali
  • Team di istruttori da impiegare presso il Defense College in Mauritania
  • Team sanitario
  • Team rilevazioni per l difesa contro minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari
  • Unità per raccolta informativa, sorveglianza e ricognizione (ISR) a supporto delle operazioni

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Il porto di Cotonou, in Benin, verrà impiegato per portare via nave truppe e mezzi il più vicino possibile al Niger (1030 chilometri).

Difficile quindi valutare, con forze così limitate, quale sarà l’impatto del contingente italiano sul teatro operativo nigerino sia nel campo della contro-insurrezione sia in quello del contrasto ai traffici illeciti.

L’impressione è che la delibera del governo si limiti a impostare una presenza militare in Niger le cui caratteristiche specifiche (anche eventualmente operative) verranno decise dal prossimo esecutivo.

@GianandreaGaian

Foto AFP

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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