Se con Erdogan caliamo le braghe anche a Cipro
Da Libero Quotidiano del 14 febbraio (titolo originale: Erdogan minaccia l’Italia. “vi teniamo d’occhio”)
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L’Italia e la Ue dovrebbero prendere lezioni da Londra per gestire in modo dignitoso la vicenda della nave dell’ENI Saipem 12000 che trasporta una piattaforma per trivellazioni, bloccata da navi militari turche nella zona economica esclusiva di Cipro.
La Gran Bretagna, che sulla vicenda aveva preso una chiara posizione riconoscendo “i diritti sovrani della Repubblica di Cipro sulla sua Zona economica esclusiva (Zee) e sullo sfruttamento delle sue risorse naturali”, ha annunciato che invierà la fregata HMS Sutherland nel Mar Cinese Meridionale per riaffermare la libertà di navigazione presso arcipelaghi che Pechino sta occupando in barba al diritto internazionale e rivendicati anche da altri Stati della regione.
Benchè non abbia più da 20 anni (dalla cessione di Hong Kong alla Cina) interessi territoriali nel sud est asiatico, la Gran Bretagna ritiene necessario impiegare le navi da guerra per quei compiti, diplomazia armata e mostrare bandiera, che da sempre caratterizzano il senso stesso dell’esistenza delle flotte militari. Il caso della HMS Sutherland (nella foto sotto) rende ancora più paradossale il fatto che il governo italiano non abbia ancora inviato una nave militare al largo di Cipro per affiancare la Saipem 12000, espressione degli interessi italiani, tenuta d’occhio dalle navi da guerra di Ankara.
Certo l’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri, Federica Mogherini, ha sollevato la questione con il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu e il titolare della Farnesina, Angelino Alfano, ha espresso la salomonica ma inconcludente aspettativa per “una soluzione condivisa nel rispetto del diritto internazionale e nell’interesse sia dell’Eni, sia dei Paesi della regione, sia delle due comunità cipriote”.
Che effetto abbia il calabraghismo italiano ed europeo con Ankara dovremmo averlo già scoperto con “l’invasione” dei migranti lungo la rotta balcanica nel 2015 e, più recentemente, con la visita di Recep Tayyp Erdogan, giunto a Roma accusando l’Italia di razzismo e islamofobia per i fatti di Macerata ma pretendendo di dettare l’ammissione della Turchia nella Ue.
La conferma ulteriore di quali frutti offra l’arrendevolezza col regime islamista turco è giunta nuovamente dalle parole pronunciate martedì da Erdogan.
“Avvisiamo coloro che su Cipro e nell’Egeo stanno facendo male i conti e si stanno comportando in maniera impertinente che: manderemo all’aria i vostri piani. Consiglio alle compagnie straniere che operano nelle acque di Cipro, fidandosi di Nicosia, di non superare i limiti e di non lasciarsi strumentalizzare per un lavoro che eccede i loro limiti e le loro forze.
Le spacconerie di costoro sono sotto osservazione dei nostri aerei, delle nostre navi e dei nostri uomini”. Erdogan ha persino paragonato l’impegno militare di Ankara nell’Egeo (dove le navi turche hanno anche speronato un pattugliatore greco) alle operazioni belliche contro i curdi nel nord della Siria.
Toni bellicosi che giustificherebbero l’invio di una flotta Ue per tutelare anche Cipro e il varo di dure sanzioni economiche alla Turchia per l’uso della forza nella Zee cipriota e la violazione del diritto internazionale poiché la Repubblica turca di Cipro è riconosciuta solo da Ankara.
Mobilitare navi militari italiane per affiancare la Saipem 12000 non dovrebbe essere un’opzione ma una chiara esigenza per la tutela degli interessi nazionali poiché, come ha detto l’ad di Eni, Claudio Descalzi, la questione ora è a livello di Stati.
Tra l’altro l’Italia dispone della migliore Marina del Mediterraneo e di navi hi-tech come le fregate Fremm, gioielli da mezzo miliardi di euro ad esemplare, valutate anche dalla Marina Usa. Peccato impiegarle per “traghettare” in Italia immigrati clandestini e non per difendere i nostri interessi nel Mediterraneo.
Foto: Reuters, Anadolu e Royal Navy
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.