Jihad demografico, il grande disegno della Turchia islamica
di Lorenza Formicola da Nuova Bussola Quotidiana
Pochi giorni fa Afrin, città curda del governatorato di Aleppo, è caduta sotto le grinfie della Turchia (nella foto sotto) e delle sue milizie. E se la stampa internazionale gioca a confondere vittime e carnefici, meno equivocabili sono le dichiarazioni dei funzionari del governo turco le cui ambizioni espansioniste non hanno limiti.
L’ultima esternazione di Alparslan Kavaklioğlu – membro del partito di giustizia e sviluppo (AKP) e capo della Commissione per la sicurezza e l’intelligence del parlamento turco – rievoca, per esempio, vecchie passioni islamiche mai tramontate, “la fortuna e la ricchezza del mondo si stanno spostando da Ovest a Est. L’Europa sta vivendo un momento fuori dall’ordinario, la sua popolazione è vecchia e in declino. E soprattutto tutti i nuovi arrivati sono musulmani. Vengono da Marocco, Tunisia, Algeria, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran, Siria e Turchia, tutti paesi musulmani.
E il loro predominio è tale che il nome più popolare a Bruxelles è Mohammed, il secondo Melih, il terzo Ayşe”. E quando sembra di aver detto tutto, aggiunge, “se questa tendenza continuerà la popolazione musulmana sarà più numerosa della popolazione cristiana in Europa … Questo ha aumentato la retorica nazionalista e antislam. Ma non esiste rimedio: l’Europa sarà musulmana. Saremo efficaci lì, a Dio piacendo, ne sono sicuro”.
Non si tratta di considerazioni nuove. E non è il primo esponente politico turco a sottolineare l’importanza della crescita della popolazione musulmana su scala mondiale. Era il 2009 e Erdoğan – all’epoca primo ministro – invitava i turchi in Europa a far crescere le proprie famiglie e ad avere, quindi, almeno tre figli. “Più grandi sono i nostri numeri – disse – più saremo forti”. E lo stesso fece nel 2013 quando chiedeva “più madri turche”. Nel 2017 ha, poi, adattato lo slogan rivolgendosi ai turchi in giro per l’Europa, “fate cinque figli non tre, siete il futuro dell’Europa”. Motto risultato poi vincente.
L’islamizzazione del vecchio continente, del resto, avviene ormai con il jhad demografico, piuttosto che militare. Garantire una maggioranza islamica o, quanto meno una massiccia presenza di maomettani a casa dei crociati è stato l’obbiettivo degli ultimi anni coadiuvato dalla costruzione di moschee sempre più grandi e visibili. “Dall’Europa all’Africa, dai Balcani all’Asia centrale” sono arrivati i finanziamenti turchi del Diyanet – la direzione degli affari religiosi turca. La sostituzione demografica non è un espediente narrativo, ma un’efficace strategia dell’islamizzazione.
L’islam, essendo un progetto politico, si serve di abili strateghi e pianificatori senza paura. Ad oggi Francia e Germania hanno le più grandi popolazioni musulmane in Europa. E mentre si attendono i numeri capaci di fotografare il 2017, istituti di ricerca francesi ed economisti noti, come Charles Gave, sono pronti a scommettere che nell’arco di quarant’anni la Francia avrà una nuova religione nazionale, l’islam. Ma il Paese dell’Ue in cui i musulmani costituiscono in proporzione la presenza più prepotente è Cipro: un quarto della popolazione è musulmana e si tratta, per lo più, di turco-ciprioti. Non sono recenti immigrati, ma islamici ben radicati nel territorio.
La Turchia aveva già in parte “turchizzato”, e quindi islamizzato, Cipro con l’invasione militare del 1974. Allora i militari turchi terrorizzarono i greco-ciprioti facendone fuggire in tantissimi verso sud e tanto da alterare le maggioranze. Da quel momento nella zona settentrionale del Paese sono iniziati i tentativi di jihad demografico. E recentemente lo stesso Erdoğan ha chiesto ancora ai turchi a Cipro di continuare a lavorare sulla demografia proprio in occasione di un incontro con il primo ministro e il vice primo ministro della “Repubblica turca di Cipro del Nord” (Stato riconosciuto solo dalla Turchia). E’ così che i musulmani crescono in Europa e continueranno a farlo nei prossimi decenni. Per inerzia.
Il Pew Research Center – l’autorevole think thank statunitense – ha pronosticato che entro il 2050 nel nostro continente la percentuale musulmana arriverà addirittura all’11,2%, e anche oltre, contro il 5% di oggi. Anche nel caso in cui i flussi migratori dovessero cessare da un momento all’altro. Due i caratteri dominanti dei musulmani trasferiti in Europa, la fertilità e la giovanissima età media. Al 2016 l’età media dei musulmani in tutta Europa è di 30,4 anni – tredici anni più giovani rispetto agli europei la cui età media è invece di 43,8 anni.
La donna musulmana in Europa mette al mondo circa 2,6 figli, la donna occidentale 1,6. Inoltre i musulmani europei ci sono 2,9 milioni di nascite in più rispetto ai decessi. Di questo passo in Germania la popolazione musulmana potrebbe passare dal 6% all’11% del 2050. In Francia dall’attuale 8% al 17,4%; in Gran Bretagna dal 6,3% al 17,2%; in Belgio dal 7,6% al 18,2%. E per quanto riguarda la Germania il Pew Research Center non ha voluto far entrare nei calcoli il milione e passa di “migranti” arrivati tra il 2015 e il 2016 visto perché non ci si aspetta che poi avranno lo status di “rifugiati”.
E in Turchia? A casa Erdoğan le cose vanno decisamente bene. E’ una nazione in salute. L’età media della popolazione è di 30,5 anni; le donne hanno la prima gravidanza a circa 22 anni; il tasso di natalità è di 15,7 nati ogni 1000 abitanti; il tasso di mortalità è pari a 6 morti ogni 1000 abitanti e il tasso di crescita è dello 0,52%. Niente a che vedere con le curve in caduta libera dei grafici che rappresentano lo stato dei vari paesi europei. I turchi crescono, e tanto, in Turchia come in Occidente.
Gli europei invecchiano e muoiono senza eredi. La loro presenza massiccia in Europa è tale da rendere necessaria l’esistenza di forze politiche in loro rappresentanza. In Francia il Pej -Equality and justice party è il primo partito fondato dai turchi e ha già eletto 68 candidati. Il loro programma prevede il velo obbligatorio nelle scuole, il cibo halal nelle mense scolastiche nazionali, sostegno ai palestinesi e il conforto comunitario.
E che secondo la rivista Marianne, “è legato al Cojep, Ong internazionale che, ovunque, rappresenta un’ancora per l’AKP”. Per non parlare, poi, del “Francais et Musulmans“, altro partito musulmano francese considerato la filiale dei Fratelli musulmani. In Austria i “cittadini turchi” hanno fondato il partito “Nuovo movimento per il futuro” con l’obbiettivo di dare ai turchi del Paese asburgico una voce in politica. In Olanda il Denk, il partito fondato Da Kuzi e Öztürk nel 2017, è diventato il primo partito etnico di minoranza nel parlamento olandese. Anche in Bulgaria e in Germania hanno il loro cavallo di Troia e stringono alleanze politiche con i socialisti.
Il jhad demografico islamico su cui sta investendo Erdogan è un progetto di successo. Ma l’Europa si finge indifferente.
Foto Anadoiu, AP, AFP e Inchiestaonline
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