Missione navale nel Mar Rosso: l’Occidente in ordine sparso

 

“Ci sono state discussioni prima di Natale con l’intesa, poi bloccata dalla Spagna, per estendere il mandato dell’Operazione Atalanta. Ma in questa fase non è stata presa alcuna decisione su alcuna nuova missione” nel Mar Rosso. Lo ha affermato il 29 dicembre il portavoce per la politica estera della Commissione europea, Peter Stano, in riferimento all’eventualità, sollecitata in particolare dalla Germania, di lanciare una nuova missione marittima Ue per difendere le navi commerciali dagli attacchi delle milizie Houthi nel Mar Rosso.

“Ci sono idee dei singoli Paesi membri su cosa fare, ma è una loro competenza esclusiva e spetta a loro discuterne”, evidenzia Stano. La settimana scorsa la Spagna aveva posto il veto all’estensione, annunciata dall’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, del mandato dell’operazione antipirateria Atalanta per partecipare al monitoraggio del Mar Rosso in coordinamento con gli Usa. Il premier spagnolo Pedro Sanchez si è poi detto disposto a prendere parte a una eventuale nuova operazione specifica Ue-Nato.

L’operazione Atalanta, che combatte la pirateria nell’Oceano Indiano dal 2008 e che attualmente ha una sola nave, la spagnola Victoria, “non ha le caratteristiche” necessarie per unirsi alla coalizione nel Mar Rosso, aveva detto Sanchez in conferenza stampa il 27 dicembre. La scorsa settimana il ministero della Difesa aveva precisato che Madrid non avrebbe partecipato alla missione ma non si sarebbe opposta alla costituzione di nessun’altra operazione europea specifica per il Mar Rosso, caldeggiata da Berlino.

Il ministero degli Esteri tedesco ha annunciato che la Germania è pronta a sostenere una missione navale Ue nel Mar Rosso per contrastare la minaccia portata fagli Houthi al traffico mercantile. Berlino ha premuto su Madrid affinché non vi fosse un veto spagnolo alla missione europea con l’obiettivo di sostenere Israele e la coalizione guidata dagli Stati Uniti.

La fregata (FREMM) italiana Virginio Fasan (nella foto d’apertura), come ha precisato nei giorni scorsi il ministro della Difesa Guido Crosetto, opererà nel Mar Rosso sotto comando nazionale, da quanto si apprende nell’ambito del dispositivo “Mediterraneo Sicuro” (ex  “Mare Sicuro”), a protezione del traffico mercantile su richiesta degli armatori italiani e non sarà integrata nel dispositivo dell’Operazione Prosperity Guardian.

Scelta analoga a quella francese che vede la fregata (FREMM) Languedoc operare nell’area dello Stretto di Bab el Mandeb sotto comando nazionale.

La Danimarca ha invece confermato che contribuirà con una fregata alla missione navale a guida statunitense che verrà dispiegata nel Mar Rosso nel prossimo gennaio. Lolo ha reso noto il ministero della Difesa di Copenaghen. La nave danese dipenderà direttamente dal comando USA in Bahrein e sarà assegnata all’Operazione “Prosperity Guardian” non a eventuali missioni della Ue.  Dopo l’approvazione parlamentare, la fregata danese raggiungerà la zona di operazioni probabilmente a fine gennaio.

Alle prime luci di oggi si è verificato l’ultimo in ordine di tempo a una nave mercantile in transito nel Mar Rosso. Secondo quanto riferito dallo US Central Command (CENTCOM)  una nave battente bandiera di Singapore è stata attaccata da un missile balistico, provocando la risposta militare delle forze americane. Si tratta del 23° attacco registrato dal 19 novembre, data n cui sono cominciate queste azioni di guerriglia, dichiarate come rappresaglia per la guerra in corso a Gaza. Le forza americane hanno comunicato anche che non si sono registrati feriti e l’imbarcazione, di proprietà danese, ha potuto continuare la navigazione.

Nella zona delle operazioni il 28 dicembre il cacciatorpediniere lanciamissili USS Mason aveva abbattuto un drone e un missile balistico lanciati dalle milizie Houthi come ha riferito una nota del CENTCOM precisando che “non ci sono stati danni a nessuna delle 18 navi nella zona o segnalazioni di feriti”. Si è trattato del 22° tentativo di attacco alla navigazione internazionale da parte degli Houthi da metà ottobre.

Il 27 dicembre gli insorti yemeniti hanno rivendicato un nuovo attacco missilistico contro una nave da carico nel Mar Rosso e un attacco con droni verso Israele. In un comunicato, i ribelli hanno affermato di aver “effettuato un’operazione mirata contro una nave commerciale”, identificata come la MSC United, e di aver lanciato “diversi droni contro obiettivi militari” nel sud di Israele. Nessuna nave risulta essere stata colpita mentre esplosioni sono state udite inoltre al largo della penisola del Sinai in Egitto; le Forze di difesa israeliane hanno successivamente dichiarato di aver intercettato oggetti aerei sul Mar Rosso.

Il giorno precedente il CENTICOM aveva reso noto di aver abbattuto con missili lanciati da navi e aerei 12 droni, 3 missili balistici e 2 missili da crociera nel Mar Rosso meridionale, lanciati dagli Houthi.

Ciò nonostante, alcuni armatori hanno deciso di riprendere la rotta che attraversa lo Stretto di Bab el Mandeb. Le navi del gruppo marittimo francese CMA-CGM sono tornate a navigare nel Mar Rosso dopo la sospensione decretata a metà dicembre a causa degli attacchi.

L’azienda marittima in un comunicato ha spiegato che “alcune imbarcazioni sono passate nel Mar Rosso” e “abbiamo in programma di aumentare gradualmente il transito delle nostre navi attraverso il Canale di Suez”. A breve anche le imbarcazioni della grande compagnia Maersk riprenderanno a viaggiare attraverso il Mar Rosso.

Per contro almeno quattro petroliere che trasportano diesel e carburante per aerei dal Medio Oriente e dall’India all’Europa stanno prendendo la rotta più lunga intorno all’Africa per evitare il Mar Rosso. Le deviazioni attorno al Capo di Buona Speranza possono allungare i viaggi delle petroliere verso l’Europa fino a 3 settimane, portando a costi di trasporto più elevati e potenzialmente a interruzioni delle forniture.

Foto Marina Militare, EUNAVFOR e US Navy

 

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