Serbia: nominato vicepremier l’ex capo dei servizi segreti Vulin sanzionato dagli USA

 

Il vicepremier del nuovo governo serbo sarà Aleksandar Vulin (nella foto sopra), ex capo dell’intelligence sanzionato lo scorso anno dagli Stati Uniti.  Il premier designato del Paese balcanico, il presidente del Partito progressista (Sns) Milos Vucevic, ha reso noto il nuovo incarico di Vulin riferendo sulla composizione del nuovo esecutivo che nei prossimi giorni dovrà incassare la fiducia del parlamento.

La scelta di Vulin per alcuni osservatori e per le opposizioni come il Movimento cittadini liberi, indicherebbe un ulteriore rafforzamento dei rapporti tra Serbia e Russia, nonostante Belgrado ponga anche col nuovo governo l’ingresso nella Ue al culmine delle sue priorità.

Secondo il partito liberale l’ingresso di Vulin nel governo porterà “l’isolamento internazionale della Serbia, conflitti nella regione, i legami con la Russia e l’introduzione del divieto di tutte le libertà civili nel nostro Paese” ma la nomina di Vulin, che in seguito alle sanzioni statunitensi venne rimosso dai vertici dei servizi segreti, sembra indicare la volontà dei vertici governativi serbi di respingere i diktat di Washington e mantenere e rendere palese la propria sovranità rispetto agli Stati Uniti e alla NATO, non a caso considerato che ricorrono i 25 anni dalla guerra mossa dall’Alleanza Atlantica alla Serbia nel 1999.

Nel luglio 2023 gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a Vulin accusandolo di coinvolgimento in spedizioni illegali di armi, traffico di droga e abuso di cariche pubbliche. L’Ufficio per il controllo dei beni esteri del dipartimento del Tesoro americano, in particolare, ha affermato che Vulin avrebbe utilizzato la sua autorità per aiutare un trafficante di armi serbo a far passare le sue spedizioni illegali attraverso i confini del Paese. A seguito delle sanzioni Vulin si è dimesso dalla carica di direttore dell’agenzia serba di intelligence (BIA) pur incassando la piena fiducia del presidente Vucic.

Il prossimo governo che guiderà la Serbia “sarà, in larga misura, un governo di continuità'” ha detto Milos Vucevic (nella foto qui sopra), attuale vicepremier e ministro della Difesa serbo ma incaricato di guidare un nuovo esecutivo. Vucevic ha sottolineato che “dopo il consolidamento fiscale nel 2014 il nostro Paese è entrato in una fase di sviluppo senza precedenti nella sua storia recente. Il governo continuerà a condurre una politica estera basata sulla neutralità politica e militare, e la piena adesione all’Ue rimane un obiettivo strategico”, ha affermato citato dall’agenzia di stampa Tanjug.

Belgrado – ha aggiunto Vucevic – ” continuerà a difendere i suoi interessi nazionali, senza rinunciare alla politica di tradizionale e storica amicizia che lega la Serbia a Cina e Russia. Noi abbiamo condannato con chiarezza l’intervento militare della Russia in Ucraina, ma con la stessa chiarezza abbiamo espresso la nostra opposizione alla politica delle sanzioni contro la Federazione Russa, alla quale non intendiamo aderire”, ha detto Vucevic.

“La difesa della sovranità e dell’integrità territoriale della Serbia – ha detto – è senza dubbio la sfida più grande che il Paese deve affrontare. E in questa luce, ha sottolineato, la Serbia intende battersi fino all’ultimo per contrastare e impedire l’ammissione del Kosovo al Consiglio d’Europa. Belgrado resta seriamente impegnata nel dialogo con Pristina sotto l’egida UE per arrivare a una soluzione della crisi e a un accordo di compromesso, a favore della pace e della stabilità nella regione, ma la comunità internazionale non può restare indifferente dinanzi alla politica di violenza e terrore contro i serbi locali portata avanti da Pristina con l’obiettivo di indurre i serbi a lasciare il Kosovo”.

Il governo della Serbia “sarà obbligato a rispondere adeguatamente se il Kosovo verrà accettato come membro del Consiglio d’Europa”, ha sottolineato. Nel suo lungo intervento, Vucevic ha poi sottolineato che il nuovo governo proseguirà con misure per favorire la crescita economica, migliorare il livello di vita con salari e pensioni più alte, attrarre investimenti e potenziare la rete infrastrutturale del Paese con la costruzione in particolare di nuove autostrade e linee ferroviarie veloci.

Vucevic ha annunciato la lista di ministri in cui agli Affari Esteri viene indicato Marko Djuric e alla Difesa Bratislav Gasic.

Ad accentuare i contrasti con gli Stati Uniti contribuisce anche l’imminente visita a Belgrado del presidente cinese Xi Jinping. La Serbia “è molto felice e orgogliosa di ospitare a Belgrado il presidente cinese Xi Jinping, il prossimo 7 e 8 maggio, un grande leader e un grande amico della Serbia” ha detto il presidente serbo Vucic (nella foto qui sotto), che ha ringraziato la Cina per aver sempre sostenuto l’integrità territoriale della Serbia.

Vucic ha sottolineato che con Pechino, Belgrado “avvierà progetti di sviluppo tecnologico accelerato nei settori in cui non disponiamo di conoscenze sufficienti, dalla robotica, alla tecnologia satellitare, alle macchine volanti e molte altre cose. Questo è un modo per stare al passo con il mondo, e ulteriormente sviluppare i nostri rapporti”.

“La Serbia farà lo stesso quando si tratterà di Taiwan” perchè “Taiwan è parte della Cina e su questo non ci sono dubbi”, ha aggiunto Vucic. “La Serbia e la Cina condividono molti interessi e collaborano su molti progetti – ha concluso – e c’è speranza che ci siano più investimenti cinesi in Serbia” riferisce la Tanjug.

Ieri il governo della Serbia ha approvato alcuni documenti sul miglioramento della cooperazione con la Cina nei settori nell’istruzione, nella scienza, nell’innovazione, nello sviluppo tecnologico, nonché nella cooperazione economica e tecnica nel campo delle infrastrutture. Lo riporta l’agenzia di stampa “Beta.

“La Cina è uno dei partner economici più importanti e uno dei maggiori investitori della Serbia e dal 2014 al 2023 ha investito nell’economia serba 5,5 miliardi di dollari”, ha detto il ministro del Commercio Tomislav Momirovic. Il ministro ha quindi sottolineato che nel 2023 la Cina è stato “il secondo partner commerciale estero della Serbia con uno scambio totale di 6,1 miliardi di dollari, e allo stesso tempo il settimo mercato di esportazione con una quota del 4 per cento sul totale delle esportazioni serbe”.

Un sondaggio Ipsos realizzato per l’organizzazione non governativa statunitense International Republican Institute ha rilevato che nei Balcani Occidentali cresce il sentimento filo-russo mentre diminuisce il sostegno nei confronti dell’adesione all’Unione Europea.

Secondo il sondaggio nella maggior parte delle nazioni della regione, pur permanendo ancora un forte orientamento filo-occidentale, esiste il rischio che si perda la fiducia nel processo di integrazione euro-atlantica. Secondo lo studio, in Serbia, su un campione di 1.238 cittadini adulti, il sostegno alla UE è sceso al 40 per cento, mentre la Russia è considerata il partner principale e gli Stati Uniti una minaccia.

In Montenegro, su un campione di 1.036 adulti, sebbene il sostegno all’adesione all’UE stia crescendo, quello alla NATO sta diminuendo e anche qui il maggior numero di intervistati vede gli USA come la più grande minaccia, e la Serbia come il partner più rilevante. Il maggiore sostegno agli Stati Uniti e alle istituzioni occidentali si trova, sempre secondo la ricerca Ipsos, in Kosovo e Albania.

Rispetto al precedente sondaggio del 2022, in Serbia “c’é ancora meno sostegno per l’orientamento filo-occidentale e per l’adesione all’UE”, ha affermato il direttore della Ong, Paul McCarthy, valutando che si tratta di una “tendenza preoccupante”. McCarthy ha aggiunto di essere “sorpreso” da quanti intervistati abbiano incolpato gli Stati Uniti per l’invasione russa dell’Ucraina. “Lo si vede dai dati della Serbia, ma ci sono anche molte persone, molti intervistati in Bosnia Erzegovina, e soprattutto nella Macedonia del Nord, che incolpano l’Occidente per l’invasione”.

(con fonti AP, ANSA e Agenzia Nova)

 

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