Record di export per l’industria della Difesa israeliana riammessa a Eurosatory

 

Nel 2023 Israele ha registrato vendite record nelle esportazioni del settore della difesa. Lo ha riferito il ministero della Difesa comunicando che l’anno scorso lo Stato ebraico ha esportato prodotti militari per 13 miliardi di dollari: un terzo costituito da sistemi di difesa aerea, missili e razzi e poi radar, lanciatori e sistemi informatici. Quasi la metà delle esportazioni è stata destinata all’Asia e alla regione del Pacifico, mentre il 35% è stato destinato all’Europa, ha dichiarato il ministero, aggiungendo che il 3% delle esportazioni ha raggiunto stasti arabi che hanno normalizzato i legami con Israele negli ultimi anni.

A Parigi invece il Tribunale del Commercio, organo giurisdizionale competente sulle controversie di diritto commerciale, ha giudicato “ricevibile” la richiesta della Camera di commercio Franco-israeliana di reintegrare le aziende del settore Difesa israeliane al salone Eurosatory in corso dal 17 al 21 giugno a Villepinte, alle porte della capitale.

Lo ha riferito l’emittente televisiva BFMTV.  Il 14 giugno il Tribunale di Bobigny aveva disposto per la società organizzatrice di Eurosatory, COGES, il divieto di far partecipare le società israeliane e “tutti coloro” che potrebbero ricoprire il ruolo di intermediari per quelle aziende. La decisione dei magistrati seguiva alla decisione del ministero francese della Difesa che lo scorso 31 maggio aveva chiesto a COGES di bandire la delegazione israeliana, poichà “sospettata di crimini di guerra” a Gaza.

COGES aveva successivamente comunicato che la presenza dello stand israeliano, che avrebbe dovuto ospitare 74 espositori, era stata cancellata. Come riferisce l’Agenzia Nova, un collettivo di associazioni filopalestinesi aveva ritenuto insufficiente il provvedimento del ministero e chiesto al tribunale di intervenire.

La richiesta era stata depositata giovedì 13 giugno e la sentenza era stata emessa il giorno dopo. I magistrati avevano stabilito che, “contrariamente a quanto affermato da COGES”, le misure adottate non erano sufficientemente conformi alle prescrizioni del governo in materia di accoglienza delle imprese israeliane. I giudici avevano dunque ritenuto di vietare anche la presenza di “qualsiasi persona fisica o entità giuridica che possa” operare per società israeliane in qualità di “broker o intermediario”.

 

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