La Germania invia in Ucraina altri Patriot, tra gli obiettivi prioritari dei raid russi

 

La Germania ha consegnato il 5 luglio all’Ucraina un altro sistema di difesa aerea Patriot, come previsto, dopo che anche l’Olanda aveva consegnato alcune componenti di un sistema (un radar e tre lanciatori), sui sette sistemi completi chiesti da Volodymir Zelensky per la difesa delle principali città del Paese nel mirino degli attacchi missilistici russi. L’ambasciatore tedesco in Ucraina, Martin Jäger, su X ha scritto: “il sistema contribuirà a migliorare la protezione della popolazione e delle infrastrutture” precisando che il personale ucraino che gestirà i Patriot è stato addestrato in Germania.

Anche la Romania ha promesso di contribuire fornendo una batteria di Patriot e, secondo indiscrezioni, gli Stati Uniti annunceranno presto l’invio di una ulteriore batteria all’Ucraina. Le nuove forniture a Kiev, che includono pezzi di ricambio e missili, sono necessarie non solo per rimpiazzare i missili impiegati ma anche per sostituire le perdite subite a causa degli attacchi russi.

Oggi il ministero della Difesa russo ha reso noto di aver distrutto due lanciatori Patriot nella regione di Odessa impiegando uh missile balistico Iskander. “Un attacco è’ stato sferrato su una posizione della batteria del sistema missilistico di difesa aerea Patriot delle forze armate ucraine vicino a Yuzhnoye, nella regione di Odessa. L’attacco ha distrutto due lanciatori Patriot e una stazione radar Giraffe”, si legge nella nota.

Il comandante dell’aeronautica militare Ucraina, generale Mykola Oleshchuk, afferma che i velivoli all’aeroporto di Kryvyi Rih e i sistemi Patriot vicino Yuzhne colpiti da missili Iskander russi in questi giorni erano soltanto modelli, costruiti e piazzati appositamente per ingannare il nemico.

“Il personale dell’aeronautica militare ha effettuato con successo misure di difesa passiva. Grazie a tutti coloro che aiutano con modelli di alta qualità di aerei e sistemi di difesa aerea”, ha scritto Oleshchuk su Telegram.

Difficile quindi stabilire l’impatto reale degli attacchi russi condotti negli ultimi giorni contro le batterie di Patriot e l’aeroporto di Dolgintsevo, dove secondo i russi è stato distrutto un caccia Mig 29, uccisi 15 militari, danneggiati due aerei da attacco Su-25 e distrutto 4 bombe d’aereo e 2 veicoli.

Tuttavia le forze russe stanno impiegando sempre più spesso i missili balistici Iskander con testate cluster (stesso impiego dei missili balistici ATACMS statunitensi da parte degli ucraini) contro batterie antiaeree e aeroporti ucraini in cui gli obiettivi vengono individuati da droni da ricognizione.

Il 4 luglio il ministero della Difesa di Mosca ha riferito di aver colpito una raffineria di carburante, un deposito di droni  e uno stabilimento per la loro produzione mentre almeno due Iskander hanno colpito l’aeroporto ucraino di Mirgorod (nella foto sotto) distruggendo 5 caccia multiruolo operativi Su-27 e danneggiandone altri 2 secondo una nota del ministero della Difesa russo.

Un successo considerevole tenendo conto della penuria di aerei da combattimenti di cui soffre l’Ucraina e tener do conto che i Su-27 vengono impiegati per il lancio di bombe guidate a lungo raggio di tipo occidentale in appoggio alle truppe ucraine sempre più in difficoltà lungo tutta la linea del fronte dove i russi avanzano ogni giorno in quasi tutti i settori.

Sui blog militari ucraini si lamenta l’assenza di shelter corazzati negli aeroporti, strutture che proteggerebbero gli aerei almeno dalle submunizioni delle testate cluster: curiosamente si tratta della stessa lamentela che appare sui canali Telegram militari russi ogni volta che missili o droni ucraini colpiscono aeroporti in Crimea o sul territorio russo.

La distruzione dei Su-27 priverebbe l’esercito ucraino di quel minimo di supporto aereo indispensabile a resistere all’offensiva russa specie tenendo conto delle notizie emerse da diverse fonti russe e ucraine circa la neutralizzazione di molti razzi campali, missili balistici ATACMS e da crociera Storm Shadow e proiettili guidati d’artiglieria di produzione occidentale forniti a Kiev, abbattuti o deviati dalle contromisure elettroniche russe.

Inoltre le capacità russe di colpire i sistemi d’arma più avanzati forni agli ucraini sembrano essere nettamente migliorati nelle ultime settimane. Il Ministero della Difesa russo ha riferito che in una sola settimana, dal 22 giugno al 28 giugno “sei lanciatori di sistemi missilistici a lancio multiplo M142 HIMARS, un lanciatore M270 MLRS e un veicolo da trasporto sono stati distrutti, insieme agli specialisti stranieri che ne assicuravano l’uso”.

Dati da prendere certo con le molle ma esaminando le fonti russe dall’inizio dell’anno ad aprile sono stati solo 7 gli MLRS di origine USA/NATO di cui è stata annunciata la distruzione mentre tra maggio e giugno i lanciatori colpiti sono stati 11.

Oltre al miglioramento delle capacità russe di localizzare bersagli nemici in profondità con l’impiego di droni e di attaccarli quasi in tempo reale con le armi più idonee, alcuni blogger militari russi ritengono che gli ucraini abbiano ricevuto assistenza e pezzi di ricambio per M142 e M270 danneggiati e quindi abbiano potuto riportarne in linea un numero maggiore esponendoli alla ricognizione dei droni russi e ai conseguenti attacchi portati con missili, bombe d’aereo o droni.

Inoltre le difficoltà riscontrate su tutti i fronti hanno imposto agli ucraini di portare i lanciarazzi MLRS più vicino alla prima linea esponendoli maggiormente al fuoco russo.

In totale i russi rivendicano di aver distrutto 15 lanciatori M142 e 3 M270 nei primi sei mesi dell’anno. In alcuni casi le posizioni in cui sono stati colpiti sono geolocalizzate. Sei MLRS sono stati colpiti nelle regioni di Zaporizhya e Nikolaev e tre nell’area di Pokrovsk, nella regione di Donetsk.

Le valutazioni che emergono dai blogger russi inducano un impiego più politico delle armi lanciabili dagli MLRS (che includono i missili ATACMS) che strettamente legato alle operazioni militari. Gli ucraini sembrano infatti che schieri molti MLRS nelle regioni di Zaporizhya e Nikolaev con l’obiettivo di colpire la Crimea (dove a fine giugno avrebbero colpito almeno due sistemi di difesa S-400 e S-300) mentre sarebbero più utili a sostenere la traballante linea del fronte nelle regioni di Donetsk e Kharkiv.

La ridotta efficacia degli attacchi in profondità condotti dagli ucraini con armi e munizioni occidentali riguarda anche le migliorate capacità russe da intercettare o disturbale elettronicamente tali ordigni.

Già nel marzo scorso Daniel Patt, analista dell’Hudson Institute, in un’audizione al Congresso degli Stati Uniti riferì che l’efficacia dei proiettili guidati da 155mm M982 Excalibur (nella foto sotto) era scesa dal 70% al 6% in sole sei settimane a causa dell’adattamento dei sistemi di guerra elettronica russi così come per la stessa ragione i droni ucraini hanno perso l’80% dell’efficacia.

“I proiettili di artiglieria di precisione Excalibur inizialmente avevano un tasso di efficienza del 70% nel colpire i bersagli quando furono usati per la prima volta in Ucraina. Tuttavia, dopo 6 settimane, l’efficienza è scesa solo al 6% poiché i russi hanno adattato i loro sistemi di guerra elettronica per contrastarla. Ciò dimostra quanto velocemente gli avversari possano adattarsi alle nuove tecnologie”, ha detto Patt citando dati resi noti da Jack Watling, del Royal United Services Institute (RUSI).

Il ricercatore britannico aveva già evidenziato a questo proposito che i reparti ucraini con capacità di programmazione per adattare o modificare rapidamente i software dei propri UAV hanno registrato un’efficienza di circa il 50% mentre le unità che fanno affidamento su aziende e catene tecnico- logistiche più lunghe faticano a raggiungere il 20%. “Mantenere la flessibilità dei software è l’unico modo per mantenere l’innovazione tattica” ha aggiunto Patt.

@GianandreaGaian

Foto: US DoD, Bundeswehr, Ministero Difesa Russo e Ministero Difesa Polacco

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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