Col Moschin: un reggimento in evoluzione
Certo una soluzione ancor più semplice, razionale e funzionale consisterebbe nella completa assegnazione delle Forze Speciali al COFS che già le impiega e che ne diverrebbe responsabile anche sotto gli aspetti di approntamento, come peraltro avviene nei Paesi militarmente più evoluti. Sembra tuttavia che i tempi per una tale “rivoluzione” non siano da noi ancora maturi, nonostante le pressanti esigenze della “spending review” che dovrebbero far valutare favorevolmente e considerare con più interesse ed attenzione una soluzione in grado di fornire un miglior rapporto costo efficacia.
La presenza di una quarta pedina operativa consentirà una migliore turnazione del personale tra le varie fasi del ciclo addestrativo e d’impiego. Un reparto sarebbe schierato in teatro, uno in prontezza operativa a disposizione dell’Alleanza Atlantica, uno riservato a fronteggiare possibili emergenze nazionali ed uno in corso di approntamento per il successivo invio in teatro. In questo contesto dovrebbe inoltre essere ufficializzata la nuova composizione organica dei Distaccamenti Operativi, che potrebbero passare da 8 a 12 elementi. Si tratterebbe comunque di una variazione essenzialmente amministrativa, dato che la flessibilità organica dettata dal compito rimane, sul versante strettamente operativo, una necessità assoluta. Parallelamente, per far fronte alla maggiore richiesta formativa, dovrebbe mutare anche l’organizzazione del RAFoS, con la creazione di una seconda compagnia scolastica. La storica 101° Compagnia Allievi dovrebbe gestire esclusivamente le attività di specializzazione per incursore, mentre il Tirocinio di Selezione ed il Corso OBOS sarebbero di pertinenza della nuova 102° Compagnia.
La BAI lascerebbe inoltre il Reparto Addestramento per passare alle dirette dipendenze del Comando Reggimentale. La “Base a Mare”, come viene comunemente denominata, non svolge infatti solo compiti addestrativi, ma opera anche e soprattutto a supporto della componente operativa. Grazie alla sua particolare ubicazione, alla costruzione di nuovi magazzini e moduli abitativi prefabbricati ed alla presenza di un’ampia Zona Atterraggio Elicotteri, rappresenta la sede ideale per le attività addestrative complesse delle Forze Speciali, anche a livello interforze, e si presta egregiamente ad ospitare le fasi di isolamento e pianificazione che precedono le missioni reali ed i trasferimenti nei teatri operativi . Non è invece prevista, almeno al momento, la creazione di una compagnia di supporto tattico specialistico, una pedina che raggruppi il personale in grado di gestire assetti ISTAR particolari (come mini UAV ed apparati di intercettazione e guerra elettronica portatili), specialisti EOD e IEOD (inclusi nuclei cinofili), esperti NBC, conoscitori di lingue rare, operatori Humint, tecnici di software dei materiali e di Sensitive Site Exploitation (SSE). Unità del genere figurano peraltro nell’organico di molte Forze Speciali moderne. Naturalmente, come nel caso della compagnia trasmissioni, non si tratterebbe di fornire a questi elementi una formazione paragonabile a quella degli incursori, ma di avviare a tali compiti personale volontario già in possesso di queste qualifiche, previa abilitazione all’aviolancio ed una minima dose di “indurimento” operativo. Il potenziamento organico di un reparto di caratteristiche uniche come il Col Moschin non si può certo improvvisare, ma si può realizzare solo in maniera graduale: non esistono scorciatoie miracolose se si vuole mantenere elevato il livello della selezione e dell’addestramento.
Tuttavia alcuni semplici provvedimenti di natura amministrativa potrebbero agevolare il processo, eliminando ostacoli e rigidità forse comprensibili in un reparto convenzionale, ma assai dannosi per le Forze Speciali e le loro esigenze uniche e peculiari. L’alimentazione, ad esempio, dovrebbe essere basata sulla volontarietà e rivolgersi ad un bacino potenziale il più ampio possibile, costituito dall’intera Forza Armata: qualunque soldato di qualsivoglia reparto ed in possesso dei requisiti richiesti dovrebbe potersi candidare alla selezione per le Forze Speciali, qualora intendesse intraprendere questa difficile carriera, e se non idoneo dovrebbe poter rientrare senza demeriti all’unità di appartenenza. Così come dovrebbe essere consentito il transito a richiesta e se sussistono i requisiti (attualmente tale transito è inspiegabilmente non accordato) tra il personale che ha già acquisito la qualifica di acquisitore e/o ranger e presta servizio presso 4° e 185° rgt. e vuole specializzarsi ulteriormente per diventare incursore. In tali casi si potrebbe tra l’altro giungere al brevetto con un notevole risparmio di tempo (verrebbero abbuonati il corso OBOS e tutti corsi ambientali – roccia, sci, TCL ecc… eventualmente già superati): il tutto con celerità, semplicità amministrativa e trasparenza. Al riguardo, si potrebbe addirittura esplorare la possibilità di condurre reclutamenti interforze per le Forze Speciali, ma tale soluzione sarebbe veramente troppo rivoluzionaria ed innovativa per essere adottata in tempi accettabili. E’ auspicabile poi che venga abolito il vincolo che attualmente impedisce la ripetizione del Tirocinio o del Corso OBOS a chi non li abbia superati (tranne che per malattia o infortuni). L’esperienza insegna che la maggioranza di quanti falliscono la selezione o la formazione iniziale vorrebbero ripresentarsi ed avere, come accade nelle migliori unità di Forze Speciali straniere, una seconda possibilità di dimostrare le proprie qualità. Resta infine da valutare l’opportunità di mantenere procedure di selezione e di addestramento iniziale comuni per le Forze Speciali e per chi aspiri ad altri reparti a spiccata specializzazione, indipendentemente dal reparto di destinazione finale. D’altro canto in tutti i Paesi Occidentali in cui esistono reparti riconducibili per finalità e missioni alle nostre unità di ranger e acquisitori (Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia) la formazione dei loro operatori risulta autonoma e del tutto separata da quella delle Forze Speciali.
Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli
Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.