La Guerra Fredda è sempre più calda

di Pino Bongiorno da Panorama dell’8 agosto 2012

Per gli agenti segreti la partita fra Russia e Stati Uniti non è finita. Ed è entrata in scena pure la Cina. Cesare Frank Figliuzzi, il capo della divisione controspionaggio dell’Fbi, avrà solo pochi minuti il 12 settembre per festeggiare i suoi 50 anni. Per i cacciatori di spie la guerra fredda non è finita, tutt’altro. L’Svr, erede del Kgb, diventa sempre più aggressivo. Ma soprattutto si sta imponendo un terzo protagonista, la Cina, che ha preso a spiare non solo gli Stati Uniti per rubare i segreti tecnologici delle multinazionali della Silicon Valley e intensificare la guerra cibemetica. Nel mirino del ministero della Sicurezza pubblica di Pechino c’è la stessa Federazione Russa, obiettivo i sofisticati sistemi di armi e della politica energetica. Lo scorso autunno l’Fsb, il controspionaggio di Mosca, ha messo le manette a Tong Shengyong, che si era interessato troppo dei manuali classificati del sistema missilistico S-300. La partita a tre è la vera novità della guerra fredda 2.0, che comunque mantiene riti, tecniche e tradizioni dell’era pre Muro di Berlino. L’aeroporto di Vienna, per esempio, continua a essere il luogo privilegiato per lo scambio delle spie. L’italoamericano Figliuzzi, che pure è abituato ai colpi di scena, non finisce mai di meravigliarsi. L’ultima rivelazione, dopo la scoperta della rete di 10 «fantasmi», smascherata dall’Fbi nel giugno di due anni fa, con alla testa la «donna fatale» Anna Chapman detta «la rossa», è che l’Svr impone agli illegali infiltrati con false identità di fare tanti figli e di avviarli allo stesso mestiere creando una sorta di generazione fantasma (come gli agenti Donald Heathfield e Tracey Foley, arrestati nel 2010). Di recente si è saputo che Chapman aveva agganciato un importante diplomatico olandese, con accesso ai segreti Nato, Raymond P., arrestato a fine giugno dopo mesi di sorveglianza e grazie all’aiuto del servizio segreto tedesco. Quasi contemporaneamente a Mosca si susseguono i processi a porte «semichiuse» di ufficiali russi al soldo della Cia, come l’ex dirigente del controspionaggio Valery Mikhailov, condannato il 7 giugno scorso a 18 anni per avere trasmesso documenti segreti in cambio di 2 milioni di dollari, o il colonnello Vladimir Lazar, che ha avuto una sentenza più mite (12 anni) per avere contrabbandato in Bielorussia 7 mila immagini di mappe classificate, finite poi agli 007 americani. Con orgoglio, poco prima di lasciare il Cremlino al veterano del Kgb Vladimir Putin, l’ex presidente Dmitri Medvedev ha rivelato che solo nel 2011 l’intelligence russa ha smascherato 199 spie, per lo più americane e britanniche.

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