La NATO nel mirino dei soldati afghani
29 agosto – Il comando alleato a Kabul fa sempre più fatica a minimizzare i crescenti episodi che vedono soldati e poliziotti afghani uccidere soldati della Nato. 42 morti in 33 casi di “green on blue” nei quali i verdi sono i soldati afghani e i blu le truppe alleate (12 solo in agosto) ma anche membri delle forze di sicurezza afghane (almeno 60 morti dall’0inizio dell’anno). “Non permetteremo che i nostri sforzi siano minati da questi attacchi” ha detto il generale John Allen, comandante delle forze alleate in Afghanistan, secondo il quale solo il 25 pere cento dei “green on blue” sono dovuti a infiltrati talebani. ”Non si devono sottovalutare l’animosità e i problemi relazionali che possono sorgere dall’attività congiunta di forze afghane e militari stranieri” ha detto Allen aggiungendo alle cause di questi incidenti anche lo stress da digiuno diurno imposto dal Ramadan. Forse per ragioni di opportunità il generale ha evitato di ricordare che sono moltissimi i militari e i poliziotti afghani dediti al consumo di droga. L’esplosione degli “insider attacks” rischia di mettere a repentaglio il processo di transizione dei compiti di sicurezza tra le truppe alleate e quelle di Kabul e nei giorni scorsi il portavoce della presidenza afghana, Aymal Faizi, ha puntato il dito contro “i servizi segreti stranieri che si infiltrano tra le forze di sicurezza e fanno il lavaggio del cervello agli afghani”. I militari più esposti sono i consiglieri militari che addestrano le reclute delle Afghan National Security Forces (ANSF) e i reparti di prima linea che condividono postazioni e fortini con i colleghi afghani. Per gli istruttori è previsto l’impiego di scorte armate pronte a far fuoco al primo accenno di ostilità da parte degli afghani in uniforme. Nei giorni scorsi il portavoce dell’Isaf, generale Gunter Katz, aveva rivolto un appello al realismo sottolineando che “quanto è accaduto non riflette la situazione esistente nel paese”. Non si deve dimenticare, ha detto, che “abbiamo 500.000 agenti e soldati che lavorano quotidianamente con noi spalla a spalla esaltando la loro fiducia e la loro cooperazione con l’obiettivo di lottare per un futuro migliore per l’Afghanistan”. Katz ha quindi ricordato che, d’accordo con il governo di Kabul, ”da qualche tempo è stato migliorato il meccanismo di reclutamento dei membri delle forze di sicurezza afghane”. I numeri però parlano chiaro: da gennaio vi sono stati 33 attacchi di questo tipo che hanno causato la morte di 42 militari stranieri, con un incremento di ben oltre il 50 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011mentre nNel 2007-2008 i casi di “green on blue” furono solo quattro con altrettante vittime. L’escalation di queste azioni assume ancor più rilievo se si considera il calo generale delle perdite tra le forze alleate registrato già l’anno scorso (566 caduti contro i 711 del 2010) e confermato anche dai dati di quest’anno. Da gennaio all’28 agosto sono stati 312 i caduti contro i 416 dello stesso periodo dell’anno scorso. Secondo i dati diffusi dalla missione dell’Onu a Kabul (Unama per la prima volta in cinque anni è calato il numero delle vittime civili di guerra pur registrandosi un aumento del 53 per cento degli attacchi mirati degli insorti. Il dato, che può apparire contraddittorio, viene spiegato con il tentativo degli insorti di migliorare la propria immagine presso la popolazione e di colpire in odo più preciso e specifico militari, poliziotti, leader tribali, funzionari del governo e delle amministrazioni provinciali e distrettuali. Tra il primo gennaio e il 30 giugno si è registrato un calo del 15 per cento delle vittime civili rispetto allo stesso periodo del 2011 con 1.145 morti e 1.954 feriti. Tra le vittime del conflitto nella prima metà dell’anno 925 persone sono donne e bambini. L’80 per cento delle vittime civili sono da attribuire alle ”forze antigovernative” mentre le forze di sicurezza afghane e le truppe della Nato sono ritenute responsabili per il 10 per cento delle vittime (con un calo del 25 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso). Non è stato possibile attribuire le responsabilità per il restante 10 per cento delle vittime di guerra. I raid aerei, secondo il rapporto , restano comunque la principale causa di morte per i civili per mano dei soldati dell’Alleanza con 83 morti e 46 feriti. Molti meno dei civili uccisi invece dagli ordini improvvisati talebani disseminati lungo le strade: 327 morti e 689 feriti. Altri 255 civili sono stati uccisi e 101 feriti in 237 attacchi diretti dei talebani che prendono di mira sempre più spesso anche scuole e docenti con 34 attacchi a fronte dei 10 del primo semestre del 2011.
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