Diritto internazionale e bombardamenti aerei

Opera a cura di Massimo Annati e Tullio Scovazzi
Giuffrè Editore, pagg.XII-420, € 35,00
Questo volume intende affrontare, partendo dal caso specifico del bombardamento aereo, alcuni tra i temi generali e più problematici del diritto internazionale di guerra, come l’obbligo di distinguere tra gli obbiettivi militari e quelli civili, scartando i secondi, e il principio della proporzionalità tra il vantaggio militare che un attacco può produrre e il pregiudizio sofferto dai civili. Il bombardamento aereo è preso in considerazione anche per il suo aspetto emblematico, come lo strumento di guerra che, secondo quanto insegna la storia del XX secolo, ha avuto conseguenze più devastanti sulla vita e la sopravvivenza delle popolazioni civili. Questo non esclude altri effetti negativi del bombardamento aereo, come la distruzione di beni culturali o il deterioramento di equilibri ambientali, che però non sono oggetto di specifica considerazione nel testo. Il volume ha anche un’altra, e piuttosto insolita, caratteristica. Probabilmente a causa delle loro diverse esperienze professionali, i due curatori hanno un modo completamente diverso di vedere il bombardamento aereo. Per il primo curatore si tratta di uno strumento di guerra ammissibile, se mantenuto entro i limiti previsti dalle norme giuridiche, compito facilitato dal sempre maggiore perfezionamento di armi di precisione e di letalità controllata, che consentono di ridurre, almeno in linea di principio, il rischio dei cosiddetti “danni collaterali”. Per il secondo curatore, l’invenzione e il potenziamento del bombardamento aereo sono da soli il segno di una criminale follia, che equivale a un affossamento del diritto, a un insulto alla memoria delle centinaia di migliaia di vittime incolpevoli e a una vergogna nella storia dell’umanità. La differenza tra i due diversi modi d’intendere il bombardamento aereo – una differenza così radicale che nessuno scambio di opinioni potrebbe mai consentire di superare – è bene visibile nella logica e nel contenuto dei contributi dei due curatori.

DAL TESTO – “Al lato pratico non appare agevole stabilire la distinzione tra vantaggio militare e vantaggio politico. Ad esempio, ci si può chiedere se il c.d. “bombardamento di Natale” del 1972 sul Vietnam del Nord da parte dell’aviazione statunitense fosse giustificato dalla necessità militare, o piuttosto da interessi politici. A seguito del fallimento dei negoziati di pace tra Stati Uniti e Vietnam del Nord, l’Amministrazione americana diede l’ordine alle forze aeree di iniziare una serie di bombardamenti da alta quota su Hanoi e Haizhong, effettuati dal 18 al 29 dicembre 1972, per quello che sarebbe allora divenuto il bombardamento più massiccio che l’aviazione statunitense avesse condotto dalla Seconda Guerra Mondiale. Gli obiettivi della campagna aerea erano installazioni militari o centri industriali utilizzati a sostegno della guerra contro gli Stati Uniti, quindi rientravano nella definizione di “obiettivo militare”. È stato però osservato che tali bombardamenti non avrebbero rispettato il principio della necessità militare, in quanto il loro scopo non sembra essere stato dettato dalla necessità di rispondere alla minaccia militare o ad attacchi del Vietnam del Nord, quanto piuttosto quello politico di costringere i dirigenti vietnamiti a riprendere i negoziati. È anche vero, d’altra parte, che Stati Uniti e Vietnam, pur intraprendendo dei negoziati volti a porre fine alle ostilità, erano pur sempre in guerra e il fallimento dei negoziati – a prescindere dalla causa – non poteva fare altro che determinare la ripresa delle ostilità, e quindi anche il bombardamento di obiettivi militari. Sembra poi altrettanto chiaro che il fine ultimo che uno Stato in guerra si prefigge è quello di porre fine alle ostilità da una posizione di forza. In tal senso, la necessità militare potrebbe giustificare delle azioni armate con cui uno Stato cerca di ottenere, oltre che la sconfitta militare dello Stato nemico e quindi la cessazione delle ostilità, anche dei vantaggi politici, come la ripresa di negoziati o la stipulazione di un accordo di pace.”

Massimo Annati, capitano di vascello, è ufficiale ingegnere del Corpo delle Armi Navali.
Tullio Scovazzi è docente di diritto internazionale dell’Università Bicocca di Milano.

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