Force Protection Test Day a Nettuno
di Federico Cerruti
Lo scorso 9 ottobre si è svolto a Nettuno la cerimonia per il 32° anniversario della costituzione del Corpo degli Ingegneri con la presentazione di un programma sul tema di Force Protection Test Day cui ha fatto seguito una dimostrazione pratica di alcuni dei sistemi specifici del settore. Il convegno è stato aperto con il saluto inaugurale del segretario generale della Difesa generale Claudio Debertolis che ha posto l’accento su come gli ingegneri siano una risorsa preziosa e come a loro venga demandato il compito di studiare, analizzare e realizzare i mezzi corretti per operare nei vari teatri. Il lavoro degli ingegneri è caratterizzato da un approccio operativo rigoroso e come è stato sottolineato più volte è essenziale per dare la più completa sicurezza possibile ai nostri soldati e per la selezione degli strumenti più idonei per i nostri mezzi specie nelle operazioni fuori area. Sono infatti gli ingegneri che hanno sviluppato nuove procedure e sfruttato, spesso integrandole con sinergie mirate, le nuove tecnologie che hanno permesso la realizzazione di nuovi mezzi ed equipaggiamenti consentendo la dismissione di tutto ciò che non rispondeva appieno alla nuove esigenze operative od ottimizzando tutto ciò che poteva ancora essere valido sotto il profilo operativo.
Gli interventi tematici sono stati incentrati su alcuni aspetti come la sperimentazione tecnica dei materiali con strumenti certificati come le procedure che devono essere inoltre standardizzate, ripetibili e accreditate. Il “core” del convegno si è poi articolato sulla sicurezza dei soldati e dei mezzi attraverso la presentazione di sistemi di protezione individuale (smart soldier), protezioni trasparenti, torretta Hitrole e materiali innovativi per la protezione sottoscafo ottenuti con la sperimentazione e programmi di ricerca condotti congiuntamente con l’industria ed in ambito internazionale, materiali che sono stati testati proprio a Nettuno. Sono stati presentati sistemi passivi per la protezione balistica con particolare riferimento al nuovo giubbetto antiproiettile di concetto modulare a seconda della minaccia prevedibile cercando di coniugare la protezione con il peso e realizzato con fibre aramidiche e polietilene ad alta tenacità (protezione flessibile). Per garantire al soldato ulteriore protezione dai colpi di uno sniper oggi si ricorre a protezioni aggiuntive con materiali compositi fatti con piastre rigide di ceramica oltre ai materiali gia descritti. Attualmente si stanno studiando altri materiali passando dalle ceramiche in allumina a quelle in carburo di boro. Per quanto attiene alle protezioni trasparenti, cioè il soldato all’interno di un veicolo è protetto da quella che è la capacità balistica del veicolo, molto è stato fatto tecnologicamente per quello che è un punto debole come i vetri per poter guidare il veicolo. Per dare la maggiore protezione balistica possibile sono stati realizzati strati di vetro con interposti dei film adesivi in policarbonato; in un futuro prossimo si stanno studiando delle ceramiche trasparenti e gli studi finora condotti hanno portato a delle lastre che permettono la visibilità all’85% di quelle in vetro. La sicurezza di un mounted soldier è anche quella della sua esposizione al tiro avversario quando si trova in ralla e pertanto per le operazioni di pattugliamento e di scorta ai convogli si sta puntando alla torretta remotizzata Hitrole di Oto Melara con mitragliatrice da 7,62 o 12,7 mm.
Particolare attenzione da parte degli uffici del corpo degli Ingegneri è stata posta nella ricerca dei sistemi di protezione sottoscafo contro le mine appunto sottoscafo e contro quelle ad effetto blast per evitare la perforazione del mezzo e la proiezione interna dei frammenti. Per ottenere risultati concreti sono stati fatti studi sul concetto dell’identificazione della minaccia, simulazione e progettazione della stessa e realizzazione di una minaccia che sia un sistema di misura univoco, cioè che possa essere usata sempre uguale per ogni step dei test sulle protezioni.
Altri interventi tematici hanno riguardato la protezione delle forze nel settore CBRN in cui è stato posto l’accento sui tre fondamentali come rivelazione, protezione e bonifica quest’ultima fatta anche con un VAB Reco NBC, presente alla dimostrazione pratica; il mezzo di costruzione francese è un 4×4 della Renault acquisito in 14 macchine e assegnato al 7° Reggimento Difesa NBC di Civitavecchia e recentemente modificato dalla Thales Italia. La protezione delle basi avanzate (FOB- Forward Operating Base) è stato oggetto di un articolato intervento basato sul concetto di architettura funzionale della force protection e di sistema integrato dello stesso puntando alle componenti integrate con tutta una serie di equipaggiamenti specifici come tra gli altri l’HALO (Hostile Artillery Locatine system), palloni aerostatici con payload attrezzato Skystar 300, UGV (Unmanned Ground Vehicle) FOB. Sempre di estrema attualità soprattutto nelle operazioni in Afghanistan rimane la lotta agli IED (Improvised Esplosive Device) oggetto di una strenua battaglia per neutralizzarli sia da parte delle nostre truppe che da quelle della NATO presenti in teatro. I tre pilastri della lotta anti-IED sono la lotta al sistema, la lotta all’ordigno, la dottrina e l’addestramento sempre più capillare e specifico; il contrasto all’ordigno trova due elementi base che sono il jammer veicolare per la protezione dei veicoli e dei convogli e il jammer spalleggiabile per la protezione del soldato e/o della squadra. Importanti sono i files di programmazione del disturbo per renderlo efficace contro la minaccia: questo avviene dall’azione combinata intelligence (SIGE) e programmazione software (SOGE). Il SOGE nazionale per le librerie anti-RCIED è il COTE. Sono possibili due approcci e cioè Attivo per sbarrare le bande in cui la minaccia è prevista a prescindere dalla sua presenza e Reattivo per fare un monitoraggio su tutte le bande previste e attivare la “cortina” di disturbo solo a seguito di rivelazione. Altre problematiche nella lotta agli IED sono quelle di assicurare un’elevatissima disponibilità di strumenti che devono essere caratterizzati da estrema semplicità d’uso (librerie predefinite), validazione e aggiornamento delle librerie, versatilità e facilità di installazione/rimozione, diverse tipologie d’uso.
La lotta agli IED e la dottrina per la Route Clearance Package ha trovato quella che potremmo definire una soluzione italiana al problema. L’Esercito ha adottato una soluzione interinale per le operazioni in Afghanistan con l’acquisizione in loco di mezzi statunitensi: si tratta di sette Buffalo con braccio estensibile e di 12 Cougar per il trasporto delle squadre anti-IED, mezzi in dotazione alla Task Force Genio; successivamente questi mezzi sono stati affiancati dall’anno scorso da 24 mezzi MaxxPro presi in leasing dall’US Army. A fine missione questi ultimi saranno restituiti agli americani mentre per i Buffalo/Cougar deve ancora essere presa una decisione in merito. Gli IED come sappiamo sono trappole esplosive che vengono fatte detonare con metodi diversi filo di inciampo, piatto di pressione o con sofisticati sistemi di attivazione con cavo elettrico mediante telecomandi di uso commerciale o con telefono cellulare. La soluzione ad interim non poteva durare a lungo e pertanto l’Esercito ha voluto ricercare una piattaforma specifica 4×4 nel VTMM (Veicolo Tattico Medio Multiruolo) derivato dall’MPV (Medium Protected Vehicle) dell’Iveco DV, nato dalla collaborazione tra l’azienda italiana e la tedesca Krauss-Maffei Wegmann per un mezzo che soddisfi il requisito italiano VTMM e quello tedesco GFF4 (Geschuetze Fuehrung Fahrzeuge 4); si tratta di una piattaforma sviluppata nelle versioni 4×4 per le esigenze italiane e 6×6 per quelle tedesche. Per la nostra forza armata il VTMM sarà la piattaforma base per il concetto di Route Clearance Package, con un peso in ordine di marcia di 18 tonnellate con blindature che assicurano una protezione superiore o pari a quella riscontrabile con il Lince; è prevista l’acquisizione di un pacchetto di cinque macchine in quattro configurazioni diverse. In una di queste configurazioni il VTMM disporrà di un braccio manipolatore estensibile Fassi per rimuovere oggetti distanti dal mezzo mentre il secondo VTMM avrà la funzione di neutralizzazione (peraltro è il primo mezzo di un convoglio) e sarà dotato di un sistema Calife 3 IR della MBDA derivato dal Calife adottato dall’Esercito francese e già impiegato in Afghanistan. Il Calife in versione italiana dispone di un braccio di attivazione con tre coppie di ruote in grado di esercitare una pressione di circa 1 bar sul terreno per fare detonare mine o IED attivati da piatti di pressione. Su questo carrello sono montati dei tilt rod posti verso l’alto e verso il basso per catturare eventuali fili d’inciampo per far scattare gli IED. Il VTMM N dispone anche di un irradiatore IR per attivare inneschi sensibili all’infrarosso e farli detonare. Il peso complessivo è di 750 kg mentre l’impianto idraulico, a differenza di quello francese dove sistema di spinta e carrello sono solidali con il mezzo, nella versione italiana si trova sul carrello collegato con cavo elettrico al mezzo. La versione di ricerca e rilevamento monterà un sistema sviluppato anche questo dalla MBDA come complemento del Calife 3 basato su di un ground penetrating radar (GPR) Visor 2500 della statunitense Niitek (azienda del gruppo britannico Chemring), un sistema che consente una visualizzazione del terreno in 2D o 3D per rilevare ordigni nascosti sotto sabbia o terreni di diversa natura. Il pacchetto comprende poi la quarta e la quinta piattaforma identiche tra loro e adibite al trasporto del personale e del materiale.
A chiusura del convegno è stato attivato un programma di dimostrazioni in cinque gruppi di prove una per ciascuna delle aree di conferenza. Proprio per la route clearance package è stato presentato il VTMM con il sistema Calife 3 della MBDA.
Federico CerrutiVedi tutti gli articoli
Nato a Roma, dove risiede e lavora, ha iniziato la sua carriera giornalistica nel 1965 con la rivista Oltre il Cielo occupandosi di spazio sia civile che militare e con la testata Ali Nuove. Nel 1971 ha iniziato a lavorare con Alata e dal 1979 con Difesa Oggi della quale divenne caporedattore lavorandovi fino al 1998. Ha collaborato con Rivista Aeronautica, il quotidiano Europa, il Centro Militare Studi Strategici (Cemiss) e svolto alcune attività con il SIOI. Dal 2001 è defence editor di Analisi Difesa.