In servizio la prima portaerei cinese

Ha cambiato quattro nomi in 30 anni prima di diventare operativa come prima portaerei della marina militare cinese: 54 mila tonnellate di stazza, 2 mila uomini di equipaggio e una lunghezza di 304 metri che la rendono seconda per dimensioni solo alle portaerei a propulsione nucleare statunitensi classe Nimitz e pari alla russa Admiral Kuznetsov della quale l’unità cinese è quasi gemella. La Liaoning  é entrata ufficialmente in servizio a fine settembre, giusto in tempo per aumentare le tensioni in un’area che vede Pechino impegnata in aspri confronti con Giappone, Taiwan, Vietnam e Filippine per il controllo degli arcipelaghi Senkaklu/Diaoyu, Paracels/Xisha e Spratley.  Impostata nel 1985 col nome di Riga nei cantieri sovietici di Nikolaye, in Ucraina, la portaerei venne ribattezzata Varyag e varata tre anni più tardi. Il crollo dell’Urss ne paralizzò il completamento e nel 1998 lo scafo venne ceduto da Kiev per 25 milioni di dollari a una società cinese che asseriva di volerlo trasformare in un hotel e casino galleggiante a Macao. Dopo un lungo viaggio (costato altri 5 milioni di dollari) trainata da rimorchiatori attraverso il Bosforo, Gibilterra la circumnavigazione dell’Africa e dopo aver attraversato l’Oceano Indiano e gli stretti di Singapore, la nave approdò nel porto cinese di Dailan per entrare in cantiere. Ne uscì due anni or sono completata negli apparati e nelle dotazioni (pare al  costo di mezzo miliardo di dollari) con la livrea grigia a bassa visibilità della flotta militare, per nulla simile a un casino galleggiante, per iniziare le prove in mare e i test di appontaggio degli elicotteri J-8 e dei cacciabombardieri Shenyang J-15, copie dei velivoli imbarcati russi Su-33. I cinesi le misero il nome  Shi-Lang, il nome di un ammiraglio al servizio della dinastia imperiale dei Qing (1644-1911), cambiato poi al suo ingresso in servizio con Liaoning, il nome della provincia del nord-est dove la nave è stara completata. Pare che a Pechino qualcuno volesse chiamarla Diaoyu, come le isole contese che i nipponici chiamano Senkaku, ma poi l’idea è stata abbandonata.  La portaerei, che si aggiunge alla flotta d’altura della marina di Pechino composta da 75 navi da combattimento di grandi dimensioni e 63 sottomarini, rappresenta la prima unità di una classe di portaerei prodotte in Cina, copie della Liaoming. Almeno tre portaerei risultano già impostate sugli scali e la prima verrà varata probabilmente nel 2015.  Il ministero della Difesa ha reso noto che l’acquisizione della portaerei ”alzerà il livello operativo di tutta la marina cinese”, oltre a ”contribuire a proteggere con efficacia la sovranità, la sicurezza e lo sviluppo” del Paese. Parole che riflettono il nuovo ruolo di grande potenza marittima della Cina  e mettono strettamente in relazione le funzioni della nave con le crisi in atto per il controllo degli arcipelaghi contesi. La portaerei è infatti in grado di imporre il controllo di aree marittime anche molto distanti dal territorio continentale cinese o dall’isola di Hainan, baluardo delle forze aeree e navali di Pechino nel Mar Cinese Meridionale. Nessuno degli Stati che contendono alla Cina il controllo delle isole dispongono di portaerei, neppure i giapponesi, e Pechino ha chiesto agli Stati Uniti di rimanere neutrali in queste dispute che coinvolgono alcuni dei principali alleati degli americani. Durante il suo recente viaggio in Asia il segretario di Stato Hillary Clinton ha invitato la Cina e gli altri Paesi interessati a risolvere le questioni aperte ”senza coercizione, senza intimidazioni e certamente senza l’uso della forza”. Nonostante gli auspici di Washington l’ingresso in servizio della portaerei ingigantirà la corsa al riarmo aereo e navale già in atto nel Pacifico. Coincidenza singolare, nei giorni scorsi in Russia è stato varato il primo dei sei sottomarini tipo Kilo migliorato ordinati dal Vietnam nel 2009 per 2 miliardi di dollari. Fino all’anno scorso gli esperti valutavano che la Liaoning sarebbe stata impiegata per addestrare gli equipaggi e i piloti destinati alle nuove portaerei in costruzione ma la crisi in atto avrebbe indotto Pechino a impiegarla subito con compiti di deterrenza in crociere operative nelle aree più calde con a bordo una decina di elicotteri e 30 cacciabombardieri. Una conferma dei dubbi già espressi in passato da Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud circa le funzioni prettamente offensive della portaerei cinese e del resto questo tipo di navi servono per proiettare la forza aerea lontano dalle basi sulla terraferma. Lan Ning-li, ex-ammiraglio della marina taiwanese, dichiarò nel 2010  che l’entrata in servizio della portaerei permetterà alla Cina di “espandere le proprie attività nel Pacifico meridionale” e che renderà Taiwan “vulnerabile ad attacchi nemici”. In realtà Taiwan è da sempre sotto il tiro dei missili balistici cinesi e sarebbe vulnerabile anche senza la Liaoning ma l’ ammiraglio Robert Willard, all’epoca alla testa della Flotta statunitense del Pacifico, nel 2009 dichiarò al Congresso che la portaerei cinese comporterà “un significativo cambiamento di percezione” della forza della Cina.

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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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