La corta linea grigia
Tra crisi, tagli e dismissioni, ecco come potrebbe essere la Marina Militare tra 10 anni
Tra le 26 e le 28 unità da mandare in pensione entro il 2016 (e con i primi passaggi in riserva/disarmo già avviati dal gennaio 2012); ed altre ancora che potrebbero seguire negli anni immediatamente successivi, se proseguirà il ridimensionamento dello strumento navale italiano avviato a causa della gravissima crisi economica.
Tagli che potrebbero certo snellire e migliorare l’efficienza della Marina, cui non guasterebbe un ulteriore dimagrimento – dopo quello attuato a fine anni ’90 applicando il Nuovo Modello di Difesa del 1995 – in materia di burocrazia, enti logistici, reparti amministrativi e comandi militari marittimi. Ma che rischiano anche di intaccare la vera ragion d’essere una flotta: le sue navi. Piattaforme e sistemi d’arma la cui continua evoluzione tecnologica certo consente di compensare le riduzioni quantitative con le accresciute prestazioni tecnologiche.
Tuttavia, nel “tagliare” occorre sempre tenere conto di alcune considerazioni:
1) i normali cicli manutentivi, ordinari e straordinari, fanno si che il numero delle unità in servizio vada sempre depennato da quelle ai lavori: ossia se in organico conto ufficialmente su 4 sommergibili, in realtà andrà bene se ne avrò 3 effettivamente operativi (per fare un esempio recente: dei tre battelli classe “Heroine” in servizio con la Marina sudafricana – e peraltro nuovissimi (2005-2008) – due risultano ai lavori, mentre il terzo è fuori servizio a causa dei danni provocati da un recente incagliamento.
2) per sua stessa natura una Marina da guerra rappresenta, anche in tempo di pace, il“biglietto da visita” della nazione (anche per favorire la propria cantieristica in materia di export pregiato) presso paesi amici, alleati o che si vuole “impressionare”. E’ il famoso “mostrare la bandiera”, che però si traduce in navigazioni lontano dalle acque di casa, o da eventuali emergenze operative, e con tempi di rientro forzatamente lunghi. Se poi si aggiunge l’ultratrentennale partecipazione della Marina Militare a missioni (multinazionali o no) di pace o di guerra più o meno asimmetrica, i conti possono fare presto a non tornare, laddove si tagli più del dovuto;
3) realizzare nuove navi per rimediare a improvvidi vuoti si può fare in pochi mesi. Le scelte che saranno effettuate da qui ai prossimi due-tre anni incideranno sullo sviluppo della Marina per diversi lustri.
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Giuliano Da Fre'Vedi tutti gli articoli
Monzese, classe 1969, laureato in scienze politiche, giornalista pubblicista, già cronista del settimanale Il Giornale di Monza, dal 2007 lavora per il bisettimanale Il Cittadino. Dal 1996 collabora con varie testate del settore militare. Ha pubblicato due e-book (Kriegsmarine e Lampi ad Oriente) e alcune brevi monografie. Nel 2009 ha collaborato alla stesura del saggio Storia della Provincia di Monza e Brianza. Sono di prossima pubblicazione un saggio sulla storia navale dell'America Latina dall'indipendenza al 1914, e una monografia dedicata alla Guerra della Triplice Alleanza del 1864-1870.