Difesa anti-missili balistici: la parola all’Esercito
La NATO dice che non si devono superare i 30 minuti, ma di solito ne bastano 25. Il 16 ottobre, davanti a un folto gruppo di giornalisti europei, una delle prime batterie del sistema missilistico anti-aereo e anti-missile SAMP/T dell’Esercito Italiano ci ha messo solo 21 minuti per dispiegarsi ed essere pronta a lanciare. I militari hanno gongolato un po’, e ci è parso giusto. Da poco più di un anno hanno in linea il più moderno sistema d’arma superficie-aria europeo, e l’addestramento per raggiungere ai primi del 2013 una capacità operativa iniziale con le prime 2 delle 5 batterie ordinate nel 2003, procede bene. Il software utilizzato è quello finale, e la capacità in realtà è già più che iniziale, visto che il sistema sarà il grado non solo di difendere un obiettivo “a punto fisso” ma anche una forza di terra in movimento. Entro la fine dell’anno venturo arriverà la “Full Capability”, non appena al sistema sarà data la capacità di gestire la trasmissione dati in Link 16. Con il SAMP/T l’Esercito risulterà così pienamente integrato nella Difesa Aerea nazionale, potendo connettersi anche con il “terminale” italiano degli assetti AWACS della NATO. Basato sul missile bi-stadio (booster più “veicolo” intercettore) Aster 30, il nuovo sistema è in grado di vedere e abbattere anche “in automatico” qualsiasi minaccia aerea: aeroplani, elicotteri, UAV, missili di crociera, missili antiradar e guidati in generale. Può ingaggiare bersagli che manovrano fino a 10 g, con superfici radar riflettenti di 0,006 metri quadrati, volanti a mach 3,5 e a quota “cima alberi”. Grazie alle particolari performance del seeker (un radar “pulse doppler” di Thales e Sistemi Integrati) montato nell’ogiva, nell’attuale configurazione Block 1 l’Aster 30 può ingaggiare anche missili balistici a corto raggio (600 km), “missione” che da sola qualifica tutto il sistema, anche in considerazione della rapida proliferazione di questo tipo di vettori militari. Se il bersaglio del missile balistico è proprio la batteria, il sistema può reagire in automatico senza intervento umano, addirittura senza la presenza fisica degli addetti sul posto. Un’opzione più che “salutare” se si pensa che questo tipo di ordigni piombano dal cielo a velocità dell’ordine degli 8.000 chilometri all’ora, richiedendo tempi di reazione ultra-rapidi.
Silvio Lora LamiaVedi tutti gli articoli
Nato a Mlano nel 1951, è giornalista professionista dal 1986. Dal 1973 al 1982 ha curato presso la Fabbri Editori la redazione di opere enciclopediche a carattere storico-militare (Storia dell'Aviazione, Storia della Marina, Stororia dei mezzi corazzati, La Seconda Guerra Mondiale di Enzo Biagi). Varie collaborazioni con riviste specializzate. Dal 1983 al 2010 ha lavorato al mensile Volare, che ha anche diretto per qualche tempo. Pubblicati "Monografie Aeree, Aermacchi MB.326" (Intergest) e con altri autori "Il respiro del cielo" (Aero Club d'Italia). Continua a occuparsi di Aviazione e Difesa.