Putin cambia il ministro della difesa
Il presidente russo Vladimir Putin ha destituito il ministro della Difesa, Anatoly Serdyukov, nominandone immediatamente il successore: si tratta di Serghei Shoigu (nella foto), già titolare della Protezione Civile e finora governatore della regione di Mosca. Nelle ultime settimane, Serdiukov era finito al centro di uno scandalo finanziario legato alla vendita di otto impianti o edifici intestati al Ministero della Difesa a un prezzo inferiore a quello reale, che avrebbe provocato allo Stato un danno di 750 milioni di euro. La destituzione è stata una decisione personale di Putin. “Data la situazione creatasi intorno al Ministero della Difesa” ha spiegato lo stesso Putin – al fine di creare le condizioni per garantire una indagine obiettiva su tutte le questioni – ho deciso di destituire il ministro della Difesa Serdiukov dal suo ufficio”. In relazione ai sospetti abusi compiuti intorno al Ministero, il Comitato investigativo russo ha già aperto 5 procedimenti penali che hanno finora portato all’arresto di una coppia di imprenditori. Il nuovo ministro è già stato a capo del dicastero delle Situazioni d’emergenza, dimostrando più volte operatività e capacità organizzative. Ma non è solo questo che evidentemente lo ha fatto scegliere da Vladimir Putin, per sostituire Serdyukov ormai coperto dagli scandali. La tanto attesa riforma dell’esercito passa in mani sicure e diventa più controllabile dall’alto. Come noto, il fattore fiducia per l’attuale leader del Cremlino, è fondamentale. La storia di Shoigu – politico non di primo piano ma brillante – inizia con il tentato colpo di stato del 19-21 agosto 1991: un confronto tra i membri della linea dura del partito comunista alla ricerca di un ritorno al vecchio sistema di governo, e i riformatori guidati da Boris Eltsin e da altri leader politici. Shoigu sostenne Eltsin, e questo, in risposta, favorì l’espansione del Corpo di soccorso, ampliandone le responsabilità e la fusione con le forze di protezione civile per creare il Comitato di Stato per le emergenze. Da qui inizia la salita di Shoigu che partecipò anche nella gestione dei conflitti armati nel Nord e Sud Ossezia, Abkhazia e Inguscezia. Nel 1993, durante la crisi costituzionale in Russia (un confronto politico tra il presidente russo e il Parlamento russo) Shoigu dimostrò nuovamente la sua lealtà a Eltsin.Nel 1994 il Comitato di Stato per le emergenze venne trasformato in Ministero della Federazione Russa per gli affari della Protezione Civile, Emergenze e soccorso. Ovviamente con Shoigu a capo. Nello stesso anno il neoministro entra a far parte del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa. Fu tra coloro che hanno discusso la questione se iniziare una guerra in Cecenia nel 1994, ma la sua posizione riguardo a questo problema è tuttora sconosciuta. Nel 1996 ha partecipato attivamente alla difficile campagna elettorale di Eltsin. Durante le elezioni presidenziali del 2000 il suo partito, Unità ha pienamente supportato Vladimir Putin, che vinse. Nel 2001 Unità si è fusa con un altro blocco politico, Patria di tutta la Russia, per diventare Russia Unita, l’attuale partito al governo. Shoigu è dunque considerato uno dei co-leader del Movimento, che nel 2008 supportò l’elezione del presidente Dmitri Medvedev. Ma il personaggio divenne noto soprattutto come ‘il ministro di Emergenza’ che si spende e si fa coinvolgere personalmente nelle opere di soccorso, in tutte le grandi catastrofi. Ha creato un team di persone che lo hanno aiutato a tenere il suo posto per ben 11 anni: un record tra tutti i politici russi post-sovietici di alto rango. Molto stimato nella sua nativa Tuva, dove il padre ricopriva una posizione di rilievo all’interno del Partito Comunista, ha una strada che già porta il suo nome.
Fonte Ansa e Tmnews
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