Brigata forze speciali e lezioni apprese

Nel corso di una recente ricorrenza commemorativa è stato preannunciato un progetto connesso con la  costituzione di una Brigata “Forze Speciali”. Il progetto appare imbarazzante per due ordini di motivi: da un lato perché denota una mancanza di sensibilità politica atteso che la sua realizzazione si colloca in un contesto di spending review che incide non solo sulle pubbliche amministrazioni “civili” ma anche sull’apparato militare –  già sensibilizzato al riguardo dai noti “tagli” comunicati dal Ministro della Difesa – in termini di rilevante contrazione sia di  personale sia di reparti.  Dall’altro, perché i criteri di realizzazione del nuovo strumento operativo sembrano non tener conto delle peculiarità delle Forze Speciali, anche alla luce di alcune “lezioni apprese”, in particolare in Afghanistan ove le nostre Unità  sono  presenti da circa 10  anni. La progettualità della costituenda Grande Unità   su 9° reggimento  “Col Moschin”, 185° reggimento RAO, 4° reggimento alpini paracadutisti “Monte Cervino e 28° reggimento Comunicazioni Operative (Operazioni Psicologiche) “Pavia”, con l’indispensabile supporto in termini di logistica, infrastrutture, trasmissioni, amministrazione, sicurezza, ecc.  comporterebbe alcune conseguenze. Tra queste l’inevitabile trasferimento dalla Brigata “Folgore” di due reggimenti ( 9° e 185°) probabilmente sostituiti da due unità di pari livello ordinativo e l’ineludibile costituzione di uno stato maggiore ed il trasferimento di un’aliquota di incursori del “Col Moschin” (che “non porterebbero più lo zaino”).
L’impiego di questi ultimi, unitamente a quelli già presenti in forza al Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (COFS), depaupererebbero in modo significativo le appena sufficienti forze del 9° reggimento ponendolo in condizioni di limitata capacità operativa. Basti pensare che il Col Moschin già soffre di questa “patologia” a causa degli stressanti avvicendamenti in teatro operativo, in particolare dei Distaccamenti Operativi (D.O.) purtroppo ulteriormente appesantiti da difficoltà di natura familiare per il personale.

La nuova Brigata, allorquando sarà costituita, probabilmente farà obbligatoriamente coppia con la  “Folgore”, entrambe caratterizzate da qualche affinità. Il binomio (per dirla con il Sen. Giulio Andreotti “ a pensare male è peccato, ma molto spesso ci si azzecca”) agevolerà, probabilmente e in un secondo tempo, la costituzione di un nuovo comando di Divisione sovraordinato alle citate grandi unità.
Ovviamente l’imbarazzo nasce dal fatto che, a fronte di tagli annunciati dal Ministro della Difesa e in antitesi con le linee guida di una spending review,  si dovranno trovare fondi di bilancio di una rilevante consistenza per la realizzazione del progetto.
Il secondo motivo di imbarazzo è dettato da qualche “lezione appresa” nel contesto afghano, teatro paradigmatico del conflitto asimmetrico, cioè  guerriglia (offensiva e difensiva) e terrorismo. Forme di lotta conosciute e praticate sin dall’antichità nelle quali sono state rilevate specifiche carenze addestrative nel contrasto dell’insurgency afghana da parte delle nostre forze rischierate in Afghanistan e qualche  difficoltà di integrazione operativa da parte delle stesse con unità alleate.
Le modalità operative dei guerriglieri/terroristi afghani sono quelle proprie delle operazioni di guerra non convenzionale, per molti versi reciproche  alle operazioni delle Forze Speciali, che attualmente rendono difficilmente risolvibile il contenzioso afghano e che molto probabilmente continueranno  a caratterizzare anche altri futuri conflitti.
Al riguardo ”il titolare di cattedra” negli anni passati per la conduzione del contrasto al conflitto asimmetrico è stato il “Col Moschin”,  nel cui ambito veniva effettuato uno specifico addestramento finalizzato a tale scopo con una conclusiva  esercitazione, a cadenza annuale, per la durata di circa un mese.
Lo svolgimento dell’esercitazione consentiva l’opportunità di selezionare  personale più capace e motivato con il quale sono state costituite, tra l’altro, le prime “Basi Operative Incursori” (BOI), poi nel tempo perfezionate, composte da: Comando del Col Moschin e relativo personale integrato con personale interarma, interforze e delle Forze Speciali  di taluni Paesi Nato partecipanti con proprie Unità a simulazioni di peculiari operazioni sia in Italia sia nei suddetti Paesi. Ogni esercitazione svolta è stata molto proficua sia per le unità sul campo sia per la BOI, ove l’integrazione del personale unitamente alla  standardizzazione delle procedure hanno  raggiunto livelli di spicco,  con l’acquisizione di una sorta di rilevante approccio integrato che ha incrementato visione strategica, “cultura”, mentalità e modus operandi dei singoli incursori e del reparto.
Da circa venti anni tale patrimonio è stato accantonato o tagliato come un ramo secco, nella considerazione che non risulta che il reparto abbia  più svolto simili esercitazioni né il Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali sin dalla costituzione e fino ad oggi abbia espresso la volontà di “riesumarle”.
Questo specifico addestramento ha incrementato integrazione culturale, apertura mentale, esperienze e tradizioni degli incursori, in sostanza  un “DNA  asimmetrico”  rispetto a quello degli operatori del 185° reggimento RAO e del 4° “Monte Cervino”. Ne consegue che i primi anni di addestramento congiunto del personale della costituenda Brigata verrebbero caratterizzati da una difficile convivenza.
Occorre tener presente, inoltre, che l’identità professionale dell’incursore, cioè l’attitudine ad operare quale membro del gruppo di appartenenza, tollererebbe con disagio tale convivenza con il rischio latente e non trascurabile di demotivazione. Ciò  anche  nella considerazione che  obiettivi e job description dei reparti sopra citati sono diversi, come diversa è la formazione in termini di contenuti e tempi. Un allievo incursore,  ultimata  la formazione altamente selettiva dopo circa tre anni, consegue il relativo brevetto ed è “laureato incursore a cultura completa” con la successiva assegnazione ad un Distaccamento Operativo, di una delle compagnie operative.
Nel  merito é difficile quantificare i costi della formazione di  un incursore, ma  non è difficile intuire che tali costi sono notevolmente elevati. In sintesi, sarebbe  come imporre ad una Ferrari l’adaptation alla formula 3. Ogni auto da corsa deve gareggiare nella propria formula e alla stessa stregua dovrebbero operare le Forze Speciali: dentro le regole e con professionalità.
In conclusione, a parere dello scrivente che ha operato nel contesto dei molteplici e concomitanti impegni del teatro afghano,  in luogo di costituire una nuova Brigata (che comporta un aggravio e non una riduzione di spese da parte della Difesa) andrebbero rivisitate e riqualificate le componenti speciali esistenti. Ciò mediante un riordinamento e rafforzamento del Col Moschin  attraverso un “attraente ed appetibile” reclutamento per gli aspiranti incursori, altresì caratterizzato da una definita permanenza minima (qualora non fosse già prevista) presso il Reparto secondo le seguenti linee guida:

•    dipendenza diretta del “Col Moschin dallo Stato Maggiore dell’Esercito – cosi come é COMSUBIN dal proprio Stato Maggiore – nella considerazione che le Forze Speciali, patrimonio notevolmente pregiato e costoso impiegato con il “contagocce” nonché  “gioielli di famiglia”  del Capo di Stato Maggiore della Difesa, necessitano di “tutela”  al massimo livello;

•    “produzione” di Distaccamenti Operativi con contestuale recupero, ove possibile, di incursori fuori Corpo, e “non proliferazione” di Comandi intermedi.
Tale accresciuta operatività, volta anche ad alimentare la motivazione negli incursori, tenderebbe ad incrementare le scarse vocazioni. Sarebbe significativa una comparazione dell’evoluzione della entità numerica dei Distaccamenti Operativi, sempre nell’ambito del Col Moschin, negli ultimi trenta anni;

•    impiego del giovane incursore neo brevettato quale “secondo di coppia” di un senior, rimanendo in tale posizione per almeno due/tre anni al termine dei quali avrà acquisito le indispensabili conoscenze, know how ed  esperienze,  soprattutto operando in teatro, per poi essere “primo di coppia”  prevedendo  contestualmente l’uscita dei senior dai Distaccamenti Operativi non in funzione del grado ma dell’età e dell’efficienza fisica;

•    acquisizione di un “comprehensive approach” prima dell’impiego in Teatro, sia sul territorio nazionale sia all’estero, attraverso un peculiare addestramento mirato al conflitto asimmetrico, con la conclusione della  citata esercitazione annuale della durata di circa un mese. L’attività andrebbe svolta tra il personale della Base Operativa Incursori (personale del Col Moschin, interarma ed interforze) e quello in  organico alla Task Force 45 –  in sostanza una Base Operativa Incursori – nonché tra Distaccamenti Operativi ed operatori delle Forze per le Operazioni Speciali di previsto impiego in Teatro. Questo conferirebbe una  operatività a 360° alla TF 45, il cui rischieramento, anziché ad Herat, si ritiene più appropriato ed efficace a Farah accorpando, direttamente sul posto, la base avanzata ivi presente.

•    attribuzione del Comando della TF 45 – con una appropriata turnazione – a comandante e vice comandante del Col Moschin, alle dirette dipendenze del COFS, anziché assegnarlo di volta in volta  a un ufficiale superiore del Col Moschin (sempre alle dirette dipendenze del citato COFS).
Non è comprensibile, infatti, per quale motivo il Comandante del 9° reggimento  che è l’unico in possesso di una visione olistica  dell’unità e di  una conoscenza approfondita ed aggiornata  del personale,  venga escluso dalla catena di comando di una sensibile ed  importantissima componente operativa del proprio reparto in teatro operativo ove sono richieste, con elevata frequenza, decisioni complesse  e  tempestive. Inoltre, la lontananza dal teatro del comandante, che costituisce  il  punto di riferimento per tutti gli appartenenti al Reparto, non genera certo entusiasmo negli incursori;
•     per ultimo, ma non ultima, un’appropriata formazione Humint per gli incursori delle Forze Speciali e gli operatori delle Forze per le Operazioni Speciali, con i necessari aggiornamenti mirati al Teatro di impiego, nella considerazione che il conflitto asimmetrico è caratterizzato dall’indispensabile impiego prioritario dell’Intelligence, che ne deve fortemente condizionare la pianificazione operativa,  con un massiccio ricorso alla Humint  e relativa centralità  della stessa.

Nella considerazione che il conflitto asimmetrico é il “dominus” negli attuali teatri operativi, invece di costituire strutture e sovrastrutture scarsamente operative e fortemente burocratizzate con il probabile fine (secondo il citato aforisma del Senatore Giulio Andreotti ) di agevolare e accelerare carriere, sarebbe necessario ripristinare il peculiare addestramento del “Col Moschin” facendo ricorso al patrimonio, alle conoscenze e alle esperienze acquisite anche nei recenti contesti operativi (Indro Montanelli disse che “un popolo che ignora il proprio passato non troverà un proprio futuro”). Tale addestramento, altresì, dovrebbe essere basato più sullo “zaino” e meno sulla  “tecnologia”. Fatica e sudore sono sempre stati irrinunciabili, salutari e fedeli ”anticorpi” nella considerazione che l’arma principale del conflitto asimmetrico è,  sempre e comunque, l’uomo. Anche per questo sarebbe necessario e proficuo un peculiare addestramento delle forze convenzionali, di previsto impiego in teatro operativo, con il supporto e l’expertise di qualificati elementi del Col Moschin.

Luciano PiacentiniVedi tutti gli articoli

Brevettato incursore, è stato Comandante di Unità Incursori nel grado di Tenente e Capitano. Assegnato allo Stato Maggiore dell'Esercito, ha in seguito comandato il 9. Battaglione d'Assalto Paracadutisti "Col Moschin" e successivamente ricoperto l'incarico di Capo di Stato Maggiore della Brigata Paracadutisti "Folgore". Ha prestato la sua opera negli Organismi di Informazione e Sicurezza con incarichi in diverse aree del continente asiatico.

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