La beffa di Tunisi: blocca i pescherecci siciliani con le motovedette regalate dall’Italia

Non ci sono solo i fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre a dimostrare come la credibilità e il rispetto dell’Italia in ambito internazionale siano ormai giunti al punto più basso. Roma continua a subire supinamente le angherie indiane, basti pensare che la Farnesina si è mossa solo ieri per “esercitare pressioni” sull’ambasciatore indiano al fine di ottenere una sentenza alla Corte Suprema che da tre mesi deve esprimersi sul ricorso italiano circa la giurisdizione. Il nostro ministero degli Esteri, il governo e purtroppo lo Stato italiano non si prostrano solo davanti agli indiani che detengono da 10 mesi due militari italiani ma, forse per par condicio nei confronti di altri Paesi del terzo mondo, tollerano che Egitto, Libia e persino Tunisia (Paesi le cui “rivoluzioni” sono state sostenute politicamente, militarmente e finanziariamente anche dall’Italia) blocchino in acque internazionali i pescherecci di Mazare del Vallo sequestrando le imbarcazioni e imprigionando i pescatori per mesi facendo pagare agli armatori multe che sembrano più il riscatto preteso da pirati e predoni. Libia ed Egitto infatti si arrogano il diritto, come l’India, di allargare a piacimento le loro acque territoriali in barba al diritto internazionale: per la Libia si estendono fino a 72 miglia, per l’Egitto fino a 42. La beffa più umiliante ce l’ha rifilata però la Tunisia, che l’anno scorso ci riempì di immigrati clandestini che il ministro degli interni dell’epoca (il leghista Roberto Maroni) decise di ospitare in Italia insieme ai profughi della guerra di Libia…quasi tutti ancora ospiti nullafacenti del Belpaese!
Le autorità tunisine che hanno sequestrato il peschereccio “Flori” di Mazara del Vallo hanno bloccato in mare l’imbarcazione italiana con uno dei pattugliatori donati dall’Italia nell’ambito degli accordi per il contrasto dell’immigrazione clandestina. Lo ha reso noto il presidente del Distretto della pesca, Giovanni Tumbiolo, che parla di “fatto gravissimo e già portato all’attenzione della diplomazia italiana”. In passato anche la Libia aveva usato unità navali fornite dall’Italia in attacchi contro motopesca siciliani. Con quelle motovedette i tunisini non bloccano un solo barcone di clandestini ma vanno a caccia dei nostri pescherecci in acque internazionali. Il “Flori” è trattenuto da una decina di giorni nel porto di Sfax, dopo essere stato catturato in acque internazionali. “Malgrado l’interessamento del console italiano Benassi -dice Tumbiolo- non si sa ancora nulla delle intenzioni delle autorità tunisine riguardo al natante e al suo equipaggio, costretto a restare a bordo”.

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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