Un comando unificato per i ribelli islamisti siriani
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Riuniti ad Antalya, sulla costa meridionale della Turchia, 263 delegati delle diverse anime dell’insurrezione in Siria hanno eletto i il proprio Comando Unificato: un organismo composto da trenta membri nel quale sono entrati numerosi esponenti, militari ma anche civili, legati a vario titolo ai Fratelli Musulmani o ai movimenti salafiti, mentre ne sono rimasti fuori i capi dei disertori del Libero Esercito Siriano, che per primi presero le armi in forma organizzata contro il regime di Bashar al-Assad. Tra loro lo stesso colonnello Riad al-Asaad, fondatore dell’Les, il generale Hussein Haj Ali, l’ufficiale più alto in grado fra quanti hanno finora abbandonato lo schieramento lealista, e il generale Mustafa al-Sheikh, noto per le posizioni anti-islamiste. Asaad e Sheikh non erano nemmeno presenti al vertice di Antalya, al quale hanno invece preso parte, nelle vesti di osservatori, emissari delle forze armate e dei servizi d’intelligence di numerose Potenze straniere: Usa, Gran Bretagna, Francia, Regno Unito, Giordania e le monarchie del Golfo Persico, cioè gli sponsor dell’insurrezione siriana. Secondo uno dei delegati, che ha preteso di restare anonimo, gli alleati dei Fratelli Musulmani e dei salafiti costituiscono circa i due terzi dei componenti del nuovo Comando: “Stiamo assistendo ai risultati delle creazioni di Qatar e Turchia”, ha osservato in tono polemico. Selim Idris è stato nominato presidente del nuovo comando militare dai 263 delegati dei gruppi islamisti. Circa il rischio, paventato da turchi, arabi e Occidentali, che Assad impieghi armi chimiche contro i ribelli, Damasco contrattacca annunciando che i ”terroristi” si sono impossessati di una fabbrica chimica a est di Aleppo dove sono depositate ”tonnellate di cloro”. Lo afferma il governo siriano in una lettera all’Onu, mettendo in guardia i ribelli dal produrre con questo materiale armi chimiche ”da usare contro il popolo siriano”.
(con fonte Reuters)
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