Francesi all’offensiva in Africa

Ha preso il via in Malì l’operazione Serval scatenata dai francesi contro i miliziani jihadisti che da quasi unanno occupano il nord del Malì con raids aerei e operazioni terrestri “di supporto” delle forze governative malianeLe truppe governative hanno rioccupato Konna, nel centro del Paese, a 600 km a nord della capitale Bamako, caduta il 10 gennaio in mano ai ribelli, e il presidente a interim, Diacounda Traoré, ha promesso che i ribelli riceveranno una risposta militare ”sferzante e massiccia” e ha ringraziato la Francia per l’intervento militare. Londra e Berlino hanno approvato l’intervento francese mentre la comunità dei Paesi dell’Africa occidentale (Ecowas) autorizzava l’invio immediato di truppe e l’Unione europea accelerava la preparazione per l’invio di una missione di addestramento. Il ruolo delle truppe francesi include elicotteri d’attacco Gazelle (nella foto) due dei quali abbattuti dai jihadisti , forze speciali e forse anche jet Mirage 2000 e ricognitori Mirage F-1 provenienti dal Ciad (dispositivo Sparviero) come dimostra la riconquista nel giro di poche ore di  Konna e Douentza. L’attacco di circa 1.200 miliziani di  al-Qaeda e dai salafiti del gruppo Ansar Eddine, 500 dei quali partiti il 5 gennaio da Timbuktu con un convoglio di un centinaio di veicoli, sembra aver indotto i francesi a rompere gli indugi. Traorè ha confermato di aver “sollecitato e ottenuto”, in accordo con l’Ecowas, “l’appoggio aereo della Francia”. Nel celebrare la vittoria a Konna e Douentza (dove sarebbero morti un centinaio di miliziani), fonti maliane avevano già ammesso che accanto all’esercito hanno agito soldati stranieri: circa 200 i francesi, più nigeriani e senegalesi anche se fonti di Dakar e Lagos smentiscono. I soldati africani sono comunque in arrivo. Il Burkina Faso ha promesso un battaglione di 500 soldati, la Nigeria invierà tecnici dell’aeronautica in aggiunta al contingente terrestre. In tutto dovrebbero essere schierati in Malì 3.300 soldati africani e qualche centinaio di francesi.  Il presidente Francois  Hollande ha detto che l’ìntervento armato in Mali “contro le forze terroristiche durerà quanto necessario”. L’operazione Serval scatenata dai francesi potrebbe accelerare i piani di intervento europeo e africano in appoggio al Malì che vedevano una lenta mobilitazione di forze in vista di un’offensiva prevista per il prossimo settembre per un’operazione che i francesi potrebbero condurre da soli in poche settimane con velivoli e fanteria leggera. L’offensiva francese per ora non punta a nord ma ha permesso di mettere in sicurezza l’aeroporto di Savaré, 60 chilometri a sud di Konna, vero obiettivo dei jihadisti (che da lì avrebbero avuto la strada spianata verso la capitale Bamako) e  scalo indispensabile per l’afflusso di truppe e materiali necessari per liberare la regione dell’Azawad. Testimoni avevano riferito dell’arrivo di truppe straniere e di armi a bordo di un aereo da trasporto militare di fabbricazione francese C-160 Transall, atterrato nella base di Savaré. Il velivolo avrebbe fatto più viaggi (probabilmente dalle basi francesi in Senegal o Repubblica Centrafricana per portare uomini ed equipaggiamenti. La Francia ha chiesto all’Onu di “accelerare” l’attuazione della risoluzione che autorizza lo schieramento di una forza internazionale in Mali mentre il capo della diplomazia europea Catherine Ashton fa sapere che l’Ue sta accelerando i tempi per l’invio della missione di addestramento delle truppe locali che non parteciperà ad azioni di combattimento. Il governo tedesco ha smentito le notizie riportate dal quotidiano francese Le Figaro a proposito di un dispiegamento congiunto franco-tedesco. Berlino ha escluso “per ora” la partecipazione in una missione internazionale nel Paese africano mentre il Pentagono sembra disposto a sostenere lo sforzo francese con informazioni di intelligence e sostegno logistico. Meno fortunato il blitz effettuato venerdì notte dai reparti speciali francesi (a quanto sembra a bordo di tre elicotteri) nel sud della Somalia per cercare di liberare un agente segreto del DGSE francese noto come Denis Allex che era stato rapito in Somalia nel luglio 2009 insieme a un collega, liberato il mese successivo dai miliziani jihadisti Shabab. In ottobre l’ostaggio era apparso in un video in cui chiedeva al presidente francese di impegnarsi per la sua liberazione. Nell’operazione l’ostaggio e un militare francese sarebbero morti (un altro soldato risulterebbe disperso) mentre nel combattimento sono rimasti uccisi 17 miliziani somali. Altre incursioni sono possibili nei prossimi giorni per cecare di liberare gli 8 ostaggi francesi nelle mani dei terroristi islamici in Niger, Malì e Nigeria. Ostaggi che potrebbero venire uccisi per rappresaglia anche se l’azione militare in Malì sta generando una forte minaccia terroristica per tutti i francesi residente oltremare e per la Francia stessa.  Sanda Ould Boumama, un portavoce del gruppo Ansar Dine ha minacciato che  ”ci saranno conseguenze non solo per gli ostaggi francesi, ma anche per tutti i cittadini francesi, ovunque essi siano, nel mondo musulmano. Continueremo a resistere e a difenderci. Siamo pronti a morire combattendo”.   La guerra ai jihadisti rischia poi di mettere in crisi gli stretti rapporti  tra Parigi e il Qatar, emirato che in cambio degli ingenti investimenti in Francia è stato accolto persino nella comunità francofona pur non essendo mai stato un Paese di lingua francese né un possedimento coloniale di Parigi. Come i lettori di Analisi Difesa ricorderanno nell’ottobre scorso  il settimanale satirico Le Canard Enchainé rivelò le l’intelligence  francese avevano informato il presidente Francois Hollande che “organizzazioni non governative del Qatar finanziano i gruppi jihadisti sistemati nel nord del Mali, attraverso una banca islamica”. Secondo gli 007 francesi i fondamentalisti islamici di Ansar Dine, al-Qaeda nel Maghreb islamico e il Movimento per l’Unità e il Jihad nell’Africa occidentale, cioè i gruppi che hanno occupato il nord del Malì e tengono prigionieri 8 civili francesi, sono tra i movimenti terroristici che beneficano della generosità del Qatar. Paradossale poi che Parigi e Doha siano stati alleati nella guerra di Libia e tra i protagonisti principali della caduta di Muammar Gheddafi. Proprio dalle caserme dell’esercito libico i tuareg e i miliziani di al-Qaeda si sono procurati le armi con le quali hanno invaso il Malì inclusi i missili antiaerei portatili che hanno probabilmente abbattuto i due elicotteri francesi sopra Konna.
Le forze francesi in Africa
Una decina di basi e circa 5 mila militari. Questa la consistenza delle forze francesi schierate in Africa. Il contingente più importante è a Gibuti dove è schierata la 13° semibrigata della Legione straniera e il 5° reggimento misto di Marina: circa 2 mila militari con mezzi blindati e artiglieria. Qui sono basati anche aerei da pattugliamento marittimo e 4 navi della flotta francese dell’Oceano indiano.  Sempre nell’Oceano indiano, ma più a sud, sono presenti sull’isola di Reunion il secondo reggimento paracadutisti della Marina e un  distaccamento di 240 militari  della legione Straniera stanziato sull’isola di Mayotte. In Africa occidentale i francesi schierano il 6° reggimento fanteria di marina in Gabon,  il 23à battaglione fanteria di marina a Dakar (Senegal), il dispositivo Licorno in Costa d’Avorio con 450 militari un aereo cargo e un elicottero. In Ciad (oggi rischierati in Malì) vi sono 8 di aerei Mirage 2000 e Mirage F1 da combattimento e ricognizione con 3 aerei tanker KC 135 e 2 cargo C-160 e C-130. Circa 350 militari dell’esercito e forze speciali (200 impiegati in Malì nell’operazione Serval) con elicotteri d’attacco Gazelle del 4° reggimento elicotteri forze speciali più 150 dell’aeronautica e 40 sanitari che gestiscono un ospedale da campo.

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