Israele entra nel conflitto siriano con un raid aereo
Israele scende in campo nel conflitto siriano con un’operazione aerea di “difesa preventiva”. Dopo gli allarmi lanciati nei giorni scorsi circa il rischio che armi chimiche o equipaggiamenti moderni delle forze siriane potessero arrivare nelle mani delle milizie sciite libanesi Hezbollah, cacciabombardieri F-16 ed F-15 dello Stato ebraico hanno attaccato ieri all’alba obiettivi in territorio siriano. Per tutta la giornata diverse fonti anonime diplomatiche e di apparati di sicurezza hanno raccontato di un bombardamento vicino al confine di un convoglio che dalla Siria trasportava armamenti verso il Libano. Mentre in serata l’esercito siriano ha denunciato ufficialmente un raid israeliano – alle prime ore dell’alba – contro un centro di ricerche militari che avrebbe provocato due morti e cinque feriti. Altri testimoni avevano raccontato in precedenza di un attacco – martedi’ notte – ad un sito per lo sviluppo di ”armi non convenzionali” ad al-Hameh, 15 km a nord ovest di Damasco. Le informazioni arrivano confuse e lo Stato ebraico tace. Ma quel che appare certo è che l’attacco c’è stato e che tra martedì pomeriggio e la notte successiva diversi jet israeliani hanno violato gli spazi aerei libanese e siriano. Un’attività consueta, ma stavolta avvenuta su scala ben maggiore rispetto al solito come hanno rilevato anche fonti dell’Unifil, la missione dell’ONU schierata nel sud del Libano. Almeno 12 cacciabombardieri, secondo fonti militari di Beirut, hanno solcato i cieli libanesi in tre ondate successive tra le 16.30 di martedì fino alle prime ore di mercoledì.. Troverebbe quindi conferme una ricostruzione che i mass media israeliani hanno cercato di fare, sfuggendo parzialmente alle maglie della censura militare. Secondo i siti di Maariv e Haaretz, infatti, l’attacco sarebbe avvenuto vicino alla strada tra Damasco e Beirut. Maariv ritiene probabile che gli aerei da combattimento israeliani abbiano sorvolato le alture del Golan e quindi abbiano puntato verso Nord, lungo la linea di demarcazione siro-libanese. Secondo Haaretz, invece, gli aerei israeliani avrebbero sorvolato il Mar Mediterraneo fino all’altezza di Beirut per poi puntare a est verso la Siria. L’agenzia statale Nna di Beirut esclude comunque che l’attacco sia avvenuto in territorio libanese. Le fonti che sostengono la tesi del raid contro il carico di armamenti escludono comunque che si trattasse delle tanto temute armi chimiche: sarebbe invece una partita di missili anti-aerei di fabbricazione russa, probabilmente gli SA-7 o forse armi portatili ben più avanzate come SA-18 o Sa-24. Secondo altre fonti si sarebbe trattato di batterie mobili di sistemi anti-aerei Buk di fabbricazione russa dotati di missili Sa-17 Grizzly, in grado di ingaggiare velivolo nel raggio di 50 chilometri e fino alle alte quote. Armi che, nelle mani dell’Hezbollah, potrebbero minacciare aerei ed elicotteri israeliani. Se durante la guerra dell’estate 2006 Hezbollah aveva lanciato più di 4.000 razzi sul nord di Israele, l’aviazione dello Stato ebraico non aveva incontrato ostacoli significativi nelle sue ripetute incursioni fino alla periferia di Beirut. Un’efficace arma anti-aerea nelle mani delle milizie sciite potrebbe invece ridurre considerevolmente la potenza di fuoco israeliana. Diversi segnali che Israele potesse passare all’azione si erano avuti negli ultimi giorni. Domenica il primo ministro Benyamin Netanyahu ha messo in guardia dalle “importanti minacce” che incombono su Israele, citando l’Iran e la Siria. Mentre le forze armate hanno detto di avere riposizionato due batterie di sistemi di intercettazione anti-razzo Iron Dome nel nord del Paese. E proprio in questa regione, ha detto stasera la radio militare, viene mantenuto un elevato stato di allerta, motivato dal timore che armamenti ”sofisticati”, e non necessariamente chimici, passino dalla Siria agli Hezbollah. Il conflitto siriano rischia di infiammare sempre più tutta la regione. La Casa Bianca non ha commentato le notizie del raid israeliano. Di fronte alle domande dei giornalisti, il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha detto di non voler fare commenti e invitato i reporter a rivolgersi al governo israeliano. Al momento anche Israele non ha voluto commentare la notizia. L’ultima incursione israeliana in Siria risale a 5 anni fa. Il sei settembre del 2007 caccia-bombardieri israeliani effettuarono un raid aereo in Siria per distruggere una centrale nucleare che i tecnici nordcoreani stavano costruendo per Damasco ma che era ancora lontana dall’essere completata. Si trattava della cosiddetta operazione ‘Orchard’ (frutteto) che vide jet F15 e F16 israeliani penetrare in territorio siriano e colpire l’impianto di Al-Kibar situato nella regione desertica di Deir ez-Zor al confine con la Turchia. I caccia-bombardieri israeliani sarebbero entrati nello spazio aereo siriano passando a nord del Monte Hermon (in arabo Jabal el-Sheikh, localizzato al confine tra Libano e Siria) volando a bassa altitudine per non essere intercettati dai radar. Nell’attacco, ha aggiunto l’agenzia ufficiale Sana, citando sempre lo stato maggiore delle forze armate, sarebbero rimasti uccisi due tecnici ed altri 5 sono rimasti feriti. I jet, “hanno effettuato un atto di aggressione, bombardando il sito, causando danni materiali su vasta scala e distruggendo l’edificio”, in quello che Damasco definisce, “l’ultimo di una lunga lista di atti di aggressioni e criminali contro gli arabi e musulmani”.
(Con fonti Ansa, AGI e Adnkronos)
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