SBARCARE I MARO’ DAI MERCANTILI? UN REGALO AI PIRATI
La crisi con l’India e la vicenda dei marò costituiscono un valido pretesto per quanti vorrebbero azzerare il rischio di altre situazioni imbarazzanti rimuovendo il problema. Per intenderci, il problema per la classe politica italiana non sono i pirati somali ma bensì i fucilieri di Marina che potrebbero trovarsi invischiati in situazioni simili a quella vissuta da Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Per evitare nuove spinose crisi internazionali è stato lo stesso presidente del Consiglio, Mario Monti, nella sua informativa al Parlamento a sottolineare l’opportunità di ”verificare i meccanismi applicativi della normativa che disciplina le nostre attività di contrasto alla pirateria, eventualmente rivedendo la legislazione stessa per definire meglio in particolare la catena di comando delle operazioni”. Il pretesto è costituito dalla mancanza di chiarezza su chi abbia l’ultima parola circa i movimenti delle navi dopo un attacco dei pirati o uno scontro con supposti tali. Dettaglio secondo alcuni non ben specificato nell’intesa tra Difesa e Confitarma del 2011 oppure aggirata nel caso della Enrica Lexie dall’invito cortese delle autorità indiane a entrare nel porto di Kochi e rivelatosi poi un inganno. Anche l’ex ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha auspicato una ”seria riflessione sulle regole di ingaggio che regolamentano il comportamento dei militari a bordo delle navi e sulla catena di comando, per eliminare ogni pericolosa e ambigua interpretazione” ricordando che, da titolare della Farnesina, aveva ”espresso forti dubbi giuridici” in materia.
L’opportunità per liberarsi dal problema di proteggere i mercantili italiani è stata colta al volo dal vicesegretario del Pd, Enrico Letta, che nel suo intervento alla Camera ha parlato chiaro. ”Non possiamo non cogliere una lezione da questa vicenda. La sospensione degli accompagnamenti militari dei mercantili finché non saranno cambiate le regole è una scelta ineludibile. Non è possibile non fare così oggi con tutto quello che è successo”. Insomma in attesa di una nuova legge (chissà quando) per il PD con pretese di governo “non è possibile” continuare a proteggere i mercantili italiani che solcano le acque in festate dai pirati. Eppure dalla fine del 2011 ad oggi sono state oltre 150 le missioni di scorta fatte dai 15 Nuclei militari di protezione del Reggimento San Marco addestrati a compiti antipirateria. Nel corso di queste missioni, ricorda la Marina, sono stati sventati numerosi tentativi di sequestro di mercantili. Basti pensare che nel 2011 nelle acque somale vi furono 11 attacchi alle navi italiane 3 dei quali ebbero successo con il sequestri di navi ed equipaggi. L’anno successivo, con i fucilieri a bordo di molti mercantili, non ci sono di fatto stati abbordaggi. Durissima la reazione degli armatori con una lettera aperta del Paolo D’Amico, presidente di Confitarma, che pubblichiamo a parte su Analisi Difesa.
La sospensione delle attività di scorta del fucilieri di Marina lascerebbe quindi indifesi i mercantili italiani che non possono ancora imbarcare guardie private perché la legge italiana che doveva autorizzarne l’imbarco e prevederne formazione e qualifiche ha visto ultimati solo in questi giorni i regolamenti attuativi. Invece di sbarcare i marò un Paese “normale” dovrebbe consentire agli armatori la maggiore flessibilità possibile nella scelta degli strumenti anti pirateria. Sospendere le scorte del San Marco significa quindi obbligare molti armatori a immatricolare all’estero le navi per poter disporre di scorte armate a bordo con grave danno per l’economia nazionale. Oppure l’Italia andrà incontro a nuovi sequestri e a nuovi riscatti milionari da pagare giurando poi, come sempre, di non aver scucito un euro. In ogni caso un simile provvedimento trasformerebbe Roma nel “miglior alleato” dei pirati somali.
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.