ARMI LIBICHE ANCHE AI BRACCONIERI AFRICANI

Le armi rimaste in circolazione in Libia dopo la rivoluzione del 2011 contro l’ex leader Muammar Gheddafi non finiscono solo in mano a milizie e gruppi terroristici della regione, ma anche in quelle dei bracconieri di vari paesi africani. La denuncia arriva da un rapporto delle Nazioni Unite, secondo il quale armi particolarmente potenti, in gran parte in uso in Libia nel 2001, sono usate nell’Africa centrale per uccidere elefanti dai quali si ricava illegalmente l’avorio. Il rapporto, firmato dal segretario generale Ban Ki-moon e indirizzato al Consiglio di Sicurezza, parla della caccia illegale all’elefante come di un problema sempre piu’ allarmate soprattutto in Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad e Gabon. Oltre allo sterminio di centinaia di elefanti, il bracconaggio ha gravi conseguenze in termini di sicurezza, perché finanzia alcuni gruppi armati della regione, tra i quali l’Esercito di Resistenza del Signore (Lra) guidato Joseph Kony (ricercato dal Tribunale penale internazionale) e attivo soprattutto in Uganda, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica Centrafricana. “Desta preoccupazione – si legge ancora nel rapporto – anche il fatto che i bracconieri usano sempre piu’ spesso armi sofisticate e potenti, alcune delle quali si ritiene che arrivino dalla Libia”. I dati presentati da Ban sono allarmanti. A marzo, in una sola settimana, sono stati uccisi 85 elefanti tra i quali 33 femmine gravide. In Camerun, nel parco nazionale Bouba Ndjida, oltre 300 elefanti sono stati uccisi negli ultimi due mesi dello scorso anno. “La situazione e’ diventata così grave – si legge infine – che in alcuni paesi, tra i quali il Camerun, le autorità hanno deciso di ricorrere all’esercito”. Nel novembre scorso il Camerun ha schierato l’esercito per fermare la strage di elefanti nel parco di Bouba N’Djidda, nel nord del Paese. Si tratta di oltre 600  militari dispiegati nell’area al confine con Ciad e Repubblica Centrafricana per scongiurare nuove incursioni di bracconieri stranieri, dopo il massacro di 300 elefanti avvenuto nel corso del 2012. Ribattezzata ‘Pace a Bouba N’Djidda”, l’operazione è stata lanciata il 15 novembre scorso in un’area vasta 220.000 ettari, mobilitando i militari del battaglione di intervento rapido, un’unità d’élite, solitamente dispiegata nella penisola di Bakassi contro pirati, ribelli e banditi. “Abbiamo optato per una strategia di occupazione del territorio”, ha spiegato il colonnello Bouba Dobekreo, comandante dell’operazione.

Con fonti Adnkronos e TMNews

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