Cosa sappiamo di Hezbollah in Siria

di Daniele Raineri da Il Foglio del 31 maggio 2013
L’intelligence a disposizione sui battaglioni del gruppo libanese che aiutano Assad. In tv il presidente siriano dice di avere ricevuto i missili russi S-300, ma fonti israeliane dubitano: “Se fosse vero, bombarderemmo” Roma. Com’è l’ordine di battaglia, ovvero la disposizione dei battaglioni sul campo, del gruppo libanese Hezbollah in Siria? Secondo fonti vicine a Sheikh Sobhi Toufayli, ex segretario generale del partito che ora parla perché è contrario a questo intervento in Siria, seimila combattenti hezbollah stanno facendo la guerra a fianco del presidente siriano Bashar el Assad e contro i ribelli (“aiutano a difendere i confini contro Israele”, ha detto ieri Assad in tv con sprezzo del ridicolo) . E’ una cifra superiore alla stima data dal ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, che due giorni fa ha detto che gli hezbollah in Siria sono “tremila o quattromila”, ed è di poco inferiore a quella del generale Selim Idriss, a capo del cosiddetto “Comando supremo” dei ribelli, che ieri ha detto: “Sono settemila”. Una fonte semi ufficiale del gruppo libanese la settimana scorsa aveva fornito un dato più basso: “ Millesettecento uomini, divisi in gruppi da cento”. Assad ieri in tv ha detto che Hezbollah è coinvolta in Siria marginalmente, in vicinanza del confine, ma soltanto perché sta tentando di minimizzare l’aiuto che riceve. Secondo fonti vicine ai servizi francesi, i militari del Partito libanese sono concentrati poco a sud di Damasco a difesa di un luogo santo, la moschea di Sayyad Zaynab (contiene la tomba di Zaynab figlia di Ali, che è il primo Imam, la figura più riverita della tradizione sciita). Da lì partono per missioni contro due quartieri della capitale controllati dai ribelli, Tadamon e Hajar al Aswad, contro il campo palestinese di Yarmouk – sempre nella capitale – e lungo la strada che porta all’aeroporto internazionale. I libanesi sono anche attorno a Homs e all’autostrada tra Damasco e Beirut. Questa settimana si sono spinti molto a nord e stanno attaccando i ribelli a Jabal al Turk-man, quasi al confine con la Turchia. Ci sono anche voci non confermabili sulla loro prossima partecipazione a un’offensiva che il governo siriano intende lanciare per riprendere interamente la città di Aleppo. Per ora Hezbollah sta sopportando il peso della battaglia più violenta di tutta la guerra per il controllo della piccola città di Qusayr, a dieci chilometri dal Libano. Sono passate due settimane dall’inizio dell’assalto e ancora non è finito – il primo annuncio di vittoria da parte del governo di Damasco era già arrivato quasi subito, al terzo giorno, per poi essere smentito dai fatti. Questa volta anche le fonti tra i ribelli ammettono di avere perso il controllo sulla maggior parte della città sotto un bombardamento continuo con artiglieria e aerei e dicono di essere trincerate nella metà nord, che conoscono meglio perché è l’area storicamente a maggioranza musulmana. Aspettano i rinforzi dalle altre zone controllate dai ribelli in Siria e in effetti piccoli convogli sono partiti da Idlib, da Aleppo e da Raqqa, anche se forse ormai è troppo tardi per battere la superiorità di fuoco del fronte misto formato da Hezbollah e dall’esercito siriano. “Abbiamo diviso l’area in una griglia di sedici quadranti, ne abbiamo presi già 13…”, dice una fonte tra i combattenti del gruppo libanese all’agenzia americana McClutchy. L’avanguardia di Hezbollah è formata da combattenti d’élite, esperti, che hanno visto la guerra del 2006 contro Israele e avanzano abbastanza rapidamente dentro Qusayr. Poi sono rimpiazzati da hezbollah meno scelti e preparati, che hanno il compito di tenere il terreno conquistato. I ribelli si sono accaniti contro questi, lasciandosi superare e poi spuntando alle loro spalle dal basso, da tunnel scavati in precedenza, e dall’alto, da postazioni per i cecchini. Inoltre hanno minato tutto, racconta una fonte, “porte, case, anche i frigoriferi”. Per ora Hezbollah ha perso circa cinquanta uomini – non ci sono dati ufficiali, ma così dicono siti specializzati che tengono il conto dei funerali del gruppo in Libano.

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