Il tesoro dei pirati – Dossier con Rivista Marittima
Adnkronos – Anche se nell’ultimo periodo si e’ registrato ”un numero decrescente delle navi vittime della pirateria”, il fenomeno e’ espressione di ”una potente organizzazione criminale transnazionale” che non è scomparsa ma ”si è sostanzialmente ‘nascosta’ e ‘trasformata’. Lo sottolinea lo studio ‘Il tesoro dei pirati’, allegato a ‘Rivista Marittima’, il mensile della Marina Militare. ”Il 2012 ha registrato per la prima volta da vari anni una sostanziale riduzione dell’efficacia della pirateria somala” grazie anche agli ”sforzi politici e militari portati avanti che hanno visto un incremento delle operazioni navali antipirateria, con l’estensione delle operazioni anche sulla terraferma. Tra il 2011 e il 2012 -rilevano gli autori dello studio, Fausto Biloslavo e Paolo Quercia- il contrasto in mare e sulla terra alla pirateria somala si e’ difatti unito agli investimenti fatti dagli armatori per la protezione delle navi, all’utilizzo dei nuclei armati di protezione e ai progressi raggiunti sul piano politico interno somalo, contribuendo a ridurre le capacita’ della pirateria somala”. Il 2012 ”si e’ chiuso con un totale di 13 navi sequestrate, un numero che riporta i valori della pirateria somala all’incirca ad un livello pari a quello degli anni Novanta”. Se da un punto di vista quantitativo ”il fenomeno e’ in netta diminuzione, cio’ non vuol dire -avvertono gli autori del dossier- che siamo vicini ad un suo debellamento. La pirateria somala ha infatti dimostrato un’incredibile capacita’ di adattamento e di sopravvivenza”. Il costo complessivo per l’economia globale si puo’ calcolare in circa 5 miliardi di dollari l’anno tra spese degli armatori privati, riscatti, missioni navali ed altre azioni di contrasto e deterrenza. Per quanto riguarda il valore totale dei riscatti pagati alla pirateria somala per ottenere il rilascio delle navi e dei prigionieri, nel 2011 le stime piu’ accreditate oscillavano tra i 151,1 e i 165,7 milioni di dollari per il 2011, in deciso aumento rispetto a quanto registrato nel 2010 (tra 69,7 e 87,25 milioni di dollari). La classifica dei riscatti piu’ alti pagati per il rilascio delle navi tra il 2009 e il 2010 vede in testa, in base al rapporto Unodc sui flussi finanziari del fenomeno, la petroliera ‘Irene Sl’, liberata dopo 57 giorni di sequestro per un presunto riscatto di 13,5 milioni di dollari. Al secondo posto un’altra petroliera, la ‘Zirku’, rilasciata dai pirati dopo 75 giorni e il pagamento presunto di un riscatto di 12 milioni di dollari. Le stime per Paese dei riscatti pagati nel 2010 vede al primo posto l’Arabia Saudita con 20 milioni di dollari, seguita dalla Grecia (19,7 milioni), Gran Bretagna (14,35) e Corea del Sud (9,5).
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