L’India rafforza il confine sull’Himalaya
L’esercito indiano costituirà un nuovo corpo d’armata (strike corps) per fronteggiare la crescente presena cinese lungo il confine himalayano oggetto della guerra tra le due potenze asiatiche del 1962 e mai definito. Si tratta di un corpo alpino di 90 mila militari la cui costituzione è stata approvata dal Ministero delle Finanze che ha stanziato 12 miliardi di dollari su richiesta del comandante dell’esercito, il generale Bikram Singh. Nonostante i crescenti rapporti commerciali, la volontà espressa in più occasioni da entrambi i Paesi di negoziare la definizione del confine sul “tetto del mondo” e persino la messa a punto di esercitazioni militari congiunte, l’India ha deciso di rafforzare il suo dispositivo militare in quella regione dopo gli ultimi sconfinamenti di truppe cinesi a metà aprile. Un plotone dell’Armata Popolare ha infatti realizzato e presidiato per tre settimane un accampamento nella Valle di Dapasang a oltre 3 mila metri di quota e 19 chilometri oltre la cosiddetta LAC (Line of Actual Control) che separa i due Paesi per un’estensione di oltre 4mila chilometri. Una provocazione che ha portato i soldati cinesi e indiani a un passo dallo scontro a fuoco ma coerente con l’approccio aggressivo che Pechino sta mostrando in tutte le numerose dispute di frontiera che la oppongono a quasi tutti i suoi vicini e confinanti come dimostrano anche le recenti dimostrazioni di forza negli arcipelaghi Scarborough, Paracels e Senkaku contesi con Filippine,Vietnam e Giappone.
Secondo alcune fonti lo “Strike Corps” da montagna sarà composto da due divisioni di fanteria alpina costituite l’anno scorso e basate a Nagaland e Assam (nello stato di Arunachal Pradesh che la Cina chiama Tibet meridionale) , una divisione d’artiglieria, due brigate corazzate e unità di supporto. Nella stessa regione l’aeronautica indiana ha già rafforzato negli ultimi due anni la presenza di aerei da combattimento ed elicotteri schierando a Tezpur 36 dei 200 nuovi cacciabombardieri Sukhoi Su-30MKI in acquisizione dalla Russia . L’esercito indiano dispone già di tre corpi d’armata offensivi schierati nel nord e nel centro del Paese con l’obiettivo di penetrare in territorio pakistano in caso di guerra con Islamabad. La nuova grande forza d’attacco che verrà schierata lungo il confine cinese avrà presumibilmente il compito di penetrare nel Tibet puntando sulle infrastrutture logistiche dell’esercito cinese e sulla linea ferroviaria costruita da Pechino fino a pochi chilometri dalla LAC. Il nuovo corpo indiano rischia quindi di alterare l’equilibrio di forze nella regione dove, dalla sconfitta subita nel 1962, gli indiani hanno sempre mantenuto un atteggiamento difensivo . In previsione delle reazioni militari di Pechino, che ha già schierato nell’area alcuni lanciatori mobili per missili balistici DF-21, il Ministero della Difesa indiano ha destinato due miliardi di dollari al rafforzamento delle postazioni difensive lungo la LAC che potrebbe presto diventare uno dei più militarizzati del mondo e simile all’altro fronte caldo ad alta quota che vede opporsi indiani e pakistani sulle vette himalayane.
Le difficoltà per Nuova Delhi nel rafforzare le capacità offensive sull’Himalaya potrebbero però venire dalla necessità di fornire equipaggiamenti adeguati alle truppe destinate a operare in condizioni proibitive. Il generale indiano V.K. Kappor, da alcuni anni non più in servizio, ha sottolineato che la lentezza burocratica che caratterizza le procedure di acquisizione di nuovi armamenti e equipaggiamenti potrebbe impedire al nuovo corpo da montagna di disporre delle necessarie capacità operative. Il confronto tra le due potenze asiatiche è del resto sempre più evidente anche sul mare dove entrambi i Paesi perseguono ambiziosi programmi navali che includono sottomarini nucleari e portaerei e dove non mancano le “provocazioni” con le frequenti visite di navi indiane a est di Singapore e le crociere della flotta cinese nell’Oceano Indiano grazie alle basi messe a disposizione dalla Birmania e alle operazioni di sicurezza marittima contro la pirateria somala.
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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.