Ultima fase della transizione a Kabul

Il presidente Hamid Karzai ha annunciato a Kabul l’inizio della quinta e ultima fase della fase di “transizione”, il passaggio delle competenze militari nella lotta agli insorti dall’Isaf all’esercito e polizia afghani. “Il nostro Paese è alla vigilia di una fase storica. Molto presto le nostre forze vigileranno sulla sicurezza di tutto il territorio nazionale e nei mesi a venire la responsabilità di vigilare e proteggere la popolazione sarà gestita totalmente dalle nostre coraggiose forze militari afghane” ha detto Karzai.
Gli afghani hanno istituito un nuovo comando militare (Afghanistan Ground Forces Command) per gestire il controllo delle attività militari anche negli ultimi 95 distretti del Paese ancora presidiati dalle truppe alleate. Tra questi vi sono tutte le aree più calde soprattutto nel Sud (province di Helmand e Kandahar) e nell’Est ( Nangarhar, Khost e Paktika) nelle quali i talebani sono ancora molto forti. Nei comandi alleati si nutrono seri dubbi circa le capacità degli afghani di farcela da soli e lo stesso comandante delle forze alleate, il generale Joseph Dunford ha sottolineato che “i progressi fatti in Afghanistan sulla strada della democrazia possono essere messi in pericolo dalla fine delle operazioni di combattimento delle truppe internazionali”.

Il livello raggiunto da esercito e polizia afghane “non è sostenibile” senza il continuo aiuto degli alleati. Hanno bisogno di sostegno per la logistica, il budget, la pianificazione, la catena di comando e controllo aveva aggiunto Dunford. E ”sull’intelligence per la prevenzione bisogna fare di più” perché “’non siamo ancora al punto in cui vorremmo essere”.  Più ottimista il generale italiano Giorgio Battisti, capo di stato maggiore del comando operativo di Isaf, secondo il quale “l’assunzione di responsabilità per la sicurezza a livello nazionale dimostra chiaramente che il progresso in Afghanistan è reale e tangibile. Anche se le sfide restano, le forze di sicurezza afghane continuano a crescere in capacità e fiducia nei propri mezzi ogni giorno”. Dopo la fine del processo di transizione, iniziato nel 2011, le forze statunitensi e alleate manterranno una missione di consulenza, supporto e addestramento che prenderà il via ufficialmente nel 2015 ma di fatto questi compiti rappresentano già oggi il fulcro delle operazioni delle forze occidentali che restano in ogni caso pronte a offrire supporto in combattimento ai colleghi afghani soprattutto con i cacciabombardieri, l’artiglieria e gli elicotteri. Settori nei quali le forze di Kabul sono (e resteranno ancora a lungo) carenti.

Sul versante politico Karzai ha annunciato anche di accettare l’apertura di un ufficio dei talebani in Qatar e di voler “inviare una delegazione dell’Alto Consiglio per la pace a Doha” per intavolare con loro un negoziato. Alla cerimonia di Kabul erano presenti anche 14 soldati di alcune nazioni facenti parte della missione Isaf che sono rimasti feriti a vario titolo in Afghanistan. Per gli italiani, i “wounded warriors” erano il capitano di corvetta Luigi Romagnoli, il capitano Stefano Ferrari e il caporal maggiore scelto Andrea Maria Cammarata. Dall’inizio delle operazioni nell’ottobre 2001 le truppe alleate hanno registrato 3.336 caduti dei quali 2.238 statunitensi.

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