Un nuovo farmaco contro la sindrome post traumatica da stress nei militari

Adnkronos – La morte di un commilitone o la vista dei corpi straziati delle vittime civili. Sono alcune delle tragedie che possono scatenare la sindrome post traumatica da stress (Dpts) nei militari. Disturbi psicologici e nevrosi che secondo gli esperti internazionali colpiscono il 20% dei militari americani di ritorno dall’Iraq e dall’Afghanistan. Ma secondo lo studio dell’Emory University di Atlanta (Usa), pubblicato su ‘Science Translational Medicine’ questo tipo di disturbi, “possono essere previsti ed evitati, per ora solo sui topi ‘traumatizzati’, ma in futuro anche sull’uomo” afferma Raul Andero Gali, autore della ricerca al ‘Los Angeles Times’. L’obiettivo degli scienziati è quello di mettere a punto una terapia farmacologica che, somministrata a chi è tornato da zone di guerra o e’ stato testimone di eventi abnormi, possa bloccate lo sviluppo dei sintomi della sindrome post traumatica da stress. Il team guidato da Andero Gali ha scovato i geni responsabili nei topi che contribuiscono a spiegare perchè alcuni soggetti sono più vulnerabili al Dpts. I ricercatori hanno rimosso l’amigdala delle cavie, il tessuto cerebrale che svolge il ruolo chiave nella formazione della memoria emotiva, e hanno codificato alcune decine di migliaia di geni. Uno in particolare ha destato l’attenzione degli scienziati, Oprl1, che contiene le ‘istruzioni’ per creare il recettore nocicettina, un peptide che ha un’importante influenza sulla risposta dell’organismo all’ ansia e allo stress. Ebbene, bloccare la locomozione di questo ‘bersaglio’ con un farmaco ha un effetto bloccante sul processo neurologico che genera la memoria della paura nei soggetti vittime del Dpts e di conseguenza i sintomi del disturbo.

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