I "dolori" degli stealth ricordano ai generali che la Guerra Fredda è finita

di Lalo Schifrin

Di primo acchito sembrerà un titolo strano ma, nel seguire le recenti vicende legate al procurement militare italiano, l’incipit sembra essere quanto mai azzeccato. E se fino alla caduta del muro di Berlino certe scelte programmatiche erano quanto meno opinabili ma puntualmente venivano digerite in virtù dello spauracchio dell’invasione da est, oggi i nostri generali continuano imperterriti nel loro shopping a cuor leggero alla stessa stregua di un bambino in un negozio di giocattoli. E quindi assistiamo all’adesione in  programmi doppioni (perché se l’Esercito compra un sistema con certe prestazioni l’Aeronautica deve avere un sistema similare con prestazioni almeno di un punto superiore), oppure lanciarsi in sviluppi dal dubbio futuro o con ritorni industriali ed occupazionali del tutto vaghi. Potremmo continuare per molto righe in quella che vogliamo resti una breve nota ma a questo punto vorremmo aggiungere anche noi un piccolo contributo alla nota vicenda degli F-35/ JSF.
Nel cercare di dare un contributo originale al dibattito sull’aereo incriminato invisibile ai radar, ma non evidentemente all’attenzione dei media, vorrei però puntare l’attenzione su altri programmi simili realizzati negli USA ai tempi della guerra fredda perché a mio avviso, questi sono ricchi di spunti utili alla nostra discussione. Innanzi tutto vorrei porre su una delle caratteristiche peculiari del nuovo caccia bombardiere della Lockheed e cioè la sua stealthiness, ovvero, per dirla in un italiano comprensibile ai più, la sua bassa osservabilità o furtività rispetto ai radar.

Questa capacità operativa nasce proprio da requisiti dell’aeronautica statunitense durante la fine degli anni ’70 per ottenere tecnologie costruttive di velivoli che nel cosiddetto primo giorno di guerra avrebbero dovuto penetrare le potenti difese aeree del Patto di Varsavia per annichilirle e quindi lasciare il campo libero ai velivoli meno moderni di completare massicce operazioni aeree in una cornice di relativa sicurezza. Idea semplice e rivoluzionaria che permise la nascita di programmi di velivoli stealth come il cacciabombardiere F-117, i bombardieri B-1 e B-2 ed il caccia da superiorità aerea F-22. Bene alla luce di quanto espresso operativamente da tutte queste macchine dai costi esorbitanti (poi vedremo quali sono) se dovessimo tracciare un bilancio del successo o meno dei velivoli stealth ad oggi questo porterebbe alla magra constatazione che le aspettative riposte in queste macchine erano quanto meno esagerate. Il primo della lista è stato l’F-117 che per molti anni, grazie anche ad una sapiente attività di comunicazione pilotata dalla stessa US Air Force, ha goduto di una fama di aereo dai poteri quasi soprannaturali.

Secondo la stampa dell’epoca il velivolo poteva avvicinarsi praticamente indisturbato ai radar o ai posti di comando nemici lanciare un paio di bombe a guida laser e tornare a alla base giusto in tempo per la cena. Io che non sono un grande stratega se fossi stato al posto di un qualsiasi generale dell’Air Force avrei acquistato quest’arma assoluta e risolutiva in migliaia di esemplari in modo da far prevalere i valori occidentali sulla barbarie comunista del blocco dell’est!

La realtà è stata che l’areo fu prodotto in una settantina di esemplari in officine segrete della stessa Air Force con costi tutt’ora coperti da classifica di segretezza e con risultati operativi in realtà ben al di sotto delle aspettative in quanto nelle due campagne in cui il velivolo venne impiegato e cioè la prima guerra del Golfo e in Serbia il numero delle sortite effettuate contro obiettivi nemici fu assolutamente irrisorio rispetto a quelle condotte dai “normalissimi” cacciabombardieri convenzionali. Peraltro nella campagna aerea contro Belgrado la contraerea serba abbattè uno di questi velivoli e ne colpì gravemente un altro cosa che provocò grande scalpore tra gli stessi generali dell’Air Force che di lì a poco ne avrebbero deciso il ritiro definitivo dalle operazioni. Pertanto la vita operativa dell’F-117 si limitò a poco più di un decennio con un rapporto costi/benefici tutt’ora da dimostrare.

Ma non contenti di questi risultati i generali USA si lanciarono nello sviluppo e produzione di due bombardieri stealth che avrebbero cambiato le sorti del possibile scontro con il blocco ex sovietico: il B-1 ed il B-2. Entrambe i bombardieri, seppur progettati e costruiti a distanza di una quindicina di anni uno dall’altro avevano come scopo principale la penetrazione in profondità del territorio sovietico per andare a colpire i siti dei missili nucleari ed i centri di comando e controllo di Mosca. Il B-1 in particolare, oltre ad avere caratteristiche (nominali) di bassa osservabilità radar aveva una velocità supersonica e capacità di volo a bassissima quota. Anche in questo caso il velivolo doveva andare a sostituire i già vecchi B-52 (ancor oggi in servizio) per consentire un salto quantico alle capacità operative dell’US Air Force.

La realtà è stata che, dei 100 esemplari prodotti, l’aeronautica americana si è vista costretta a impiegare questi velivoli come bombardieri convenzionali visto che le prestazioni stealth erano discutibili e che le capacità generali dell’aereo non erano esaltanti considerati poi i numerosi incidenti, anche di immagine, a cui è andato incontro nella sua malridotta carriera. Subito dopo la campagna in Serbia infatti, ci fu il clamoroso errore compiuto dal sistema di navigazione dell’aereo che a un importante salone aeronautico inglese invece di sorvolare a bassa quota e ad alta velocità l’aeroporto della manifestazione passò al traverso su un aeroporto situato una cinquantina di chilometri più in là. Non contenti di questi fallimenti i generali americani si sono imbarcati sull’avventura del bombardiere B-2.

Decantato come velivolo dalle capacità quasi divine in termini di stealthiness e di ECM, il programma di sviluppo di questo aereo ha partorito una macchina dal costo esorbitante: un miliardo di dollari (si mille milioni!) a esemplare cosa che ha costretto anche la potente amministrazione del Dipartimento della Difesa USA a ridurre il numero dei velivoli ordinati dai 135 previsti agli attuali 21. E proprio il costo così elevato e la necessità di mantenere alto il livello di segretezza di questo aereo hanno obbligato l’Air Force a impiegare il bombardiere in modo quanto mai inefficiente per lo svolgimento delle missioni. Durante le campagne contro l’Iraq (II) e la Serbia i B-2 decollavano dalla propria base in Missouri, bombardavano i propri obiettivi ed atterravano nella base super segreta di Diego Garcia in mezzo all’Oceano Indiano. Tutto ciò perché nessuna base della NATO è in grado di assicurare il livello di sicurezza necessario per gestire questo aereo.

Quindi a Diego Garcia i B-2 venivano riforniti e rimandati in Missouri per il percorso a ritroso. Ripeto io che non sono uno stratega consumato ritengo che questa non sia una opzione molto flessibile. Del resto il drastico taglio del numero degli esemplari effettivamente ordinati sono una palese ammissione del fallimento del programma. Per completare il quadretto arriviamo all’ultimo velivolo della lista: il caccia da superiorità aerea F-22 Raptor. Analogamente ai suoi colleghi bombardieri, questo caccia aveva il compito di ottenere la superiorità aerea in territorio ostile grazie alla sua bassa osservabilità radar, capacità velocistiche e di manovra eccedenti quelli degli omologhi caccia nemici e soprattutto grazie ad una suite elettronica allo stato dell’arte. Tutto questo, all’inizio del programma, era stato assicurato dai costruttori del caccia (guarda caso proprio la Lockheed) sarebbe costato solo 35 milioni di dollari ad esemplare.

Questi assicurazioni, prestazioni ineguagliabili per l’epoca e costo stracciato, eccitarono a tal punto i generali dell’aeronautica USA che il programma partì con una previsione di ben 750 velivoli che avrebbero reso impermeabili i cieli non solo degli Stati Uniti ma anche di tutta la NATO. Ma, e c’è sempre un ma in questi programmi, lo sviluppo dell’F-22 fu colpito dalla stessa sindrome che colpì il B-2: costi in una crescita incontrollabile! Tanto è vero che dai 35 milioni di dollari delle previsioni iniziali si è passati ad almeno 175/180 milioni delle ultime versioni. Dico ultime versioni perché, proprio il lievitamento dei costi durante lo sviluppo ha fatto si che dello stesso velivolo esistano diversi livelli di capacità a seconda degli strumenti e/o sensori installati cosa che ha complicato enormemente la logistica di mantenimento delle macchine che, anche per questi fattori, sono state forzosamente ridotte a 185, ben lontano quindi dalle 750 iniziali.

Insomma dopo tanti smaccati insuccessi persino i generali USA stanno iniziando a apprendere la lezione (meglio tardi che mai) visto che il capo di stato maggiore dell’Air Force recentemente ha dichiarato che per i futuri velivoli “siamo intenzionati a non ordinare capacità stravaganti”. Con questa citazione, quindi, sembra che la più potente aeronautica militare del mondo si sia resa finalmente conto che la Guerra Fredda è finita (da un pezzo) e che il requisito prestazionale estremo non è più né indispensabile né necessario soprattutto a fronte di costi mai del tutto controllabili o controllati. E qui arrivo al nostro amico JSF/ F-35. Non entro in polemiche politiche se sia giusto o meno proseguire con il programma dal futuro difficilmente preconizzabile ma mi limito a delle considerazioni da stratega della domenica quale sono. Su tutto penso che un aereo che nasce fondendo i requisiti operativi di tre differenti forze armate imporrà diversi limiti e vincoli alle prestazioni funzionali del velivolo stesso che dovrà saper bilanciare un giusto compromesso (ammesso che esista).

Il fatto poi che il prodotto finale rischia di essere né altamente performante né affidabile è un’altra questione e non riguarda questa nota ma possiamo affermare che un velivolo che ritarda la sua visibilità radar solo nel cono frontale e che una volta scoperto offre capacità assai limitate rischia di avere caratteristiche un po’ misere soprattutto se paragonate agli impegni finanziari sin qui prospettati. Quindi il mio augurio e la mia speranza è che i nostri generali finalmente si rendano conto che la Guerra Fredda è, o dovrebbe, essere finita pure per loro.

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