L’esercito libico si addestra all’estero, anche in Italia

da Libero del 12 luglio

Mentre gli edifici governativi di Tripoli vengono occupati a intervalli regolari da miliziani spinti dalle più disparate pretese, il premier libico Alì Zeidan ha annunciato l’aumento dei salari a militari e poliziotti per convincere i miliziani ad arruolarsi nelle forze di sicurezza. Oltre alla paga Zeidan promette l’addestramento all’estero per 19.500 uomini di polizia ed esercito che verranno inviati negli Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Italia. Un piano sostenuto dalla NATO che in giugno ha promesso programmi di equipaggiamento e addestramento ma senza schierare truppe o consiglieri militari sul territorio libico per non esporli ad attacchi terroristici. Oltre un quarto delle reclute libiche verranno addestrate in Italia come ha confermato il premier Enrico Letta al termine dell’incontro del 4 luglio con Alì Zeidan che ha sottolineato “la fornitura di attrezzature, veicoli e armamento leggero per consentire alle forze di sicurezza libica di riprendere il loro lavoro”. Tra questi probabilmente anche blindati Puma surplus dell’esercito italiano già forniti a Tripoli in alcuni esemplari l’anno scorso. Dopo la morte di Gheddafi l’Italia ha donato abbigliamento alle forze libiche, ha bonificato da ordigni e relitti i porti mentre un centinaio di istruttori italiani sono impegnati A Tripoli in Libia ad addestrare i soldati e i poliziotti libici destinati alla protezione di aree “sensibili” (come i siti petroliferi) nell’ambito dell’Operazione Cirene finanziata nel 2013 con 7,5 milioni di euro.

Un consistente impegno italiano per stabilizzare la Libia è stato chiesto con insistenza dagli Stati Uniti. “La Libia è una responsabilità che ci tocca e che ci dobbiamo prendere” ha detto mercoledì il viceministro agli Affari esteri, Lapo Pistelli.
Sciogliere le decine di milizie tribali che hanno feudalizzato la Libia del dopo-Gheddafi è una priorità per Zeidan anche se finora i risultati non sono stati certo incoraggianti. La Cirenaica fuori controllo a causa delle spinte islamista e autonomista e Tripoli è in subbuglio, con il ministero degli Interni “liberato” mercoledì dopo dieci giorni di occupazione armata da parte dei miliziani. Il governo libico deve inoltre fare i conti anche con la penetrazione dei qaedisti, in fuga dall’offensiva francese in Malì e insediatisi nel Fezzan, la regione meridionale desertica. Per inviare rinforzi laggiù Zeidan ha promesso ai miliziani che si arruoleranno un premio di 1.300 dollari auspicando che il supporto internazionale aiuti a indurre i miliziani “ad arruolarsi nelle forze di polizia, dopo un esame molto preciso per garantire che la persona selezionata sia capace di svolgere questa missione”. Il rischio è però che una selezione poco accurata porti ad addestrarsi in Occidente miliziani fedeli solo alle loro tribù o infiltrati dei gruppi jihadisti.

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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