Al-Qaeda recluta islamici indiani per la Siria

Al-Qaeda ha avviato una campagna di mobilitazione il cui obiettivo è quello di incitare i musulmani dell’India a partecipare alla jihad mondiale e in particolar modo alla guerra siriana in appoggio ai gruppi jihadisti e alle forze ribelli sul campo a dimostrazione della volontà della “Base” di ampliare il proprio raggio di reclutamento e di azione e di valorizzare l’attuale guerra civile siriana trasformandola in un campo di addestramento per i futuri gruppi terroristi che opereranno a livello internazionale.
As-Sahab Foundation for Islamic Media Publication, conosciuta nel mondo semplicemente come as-Sahab, ossia l’organizzazione dedita ai media e alla comunicazione di al-Qaeda, ha rilasciato il 23 luglio 2013 un video riportante con un’opportuna trascrizione in inglese che chiamava i musulmani indiani ad unirsi alla jihad in Siria. Il titolo del filmato “Why is There No Storm in Your Ocean?”, facente riferimento all’originale in urdu pubblicato il 10 giugno, mostra Maulana Asim Umar (nella foto presa da un video con il visio volutamente oscurato), un idelogo di al-Qaeda autore di opere come Teesri Jang-e-Azeem aur Dajjal oppure Imam Mehdi K Dost Aur Dushman (facilmente consultabili in internet) nonché uno dei comandanti di Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP), chiamare alla Guerra Santa i fedeli musulmani dello stato indiano.

A differenza dei video precedenti in cui al-Qaeda richiedeva maggiormente l’appoggio dei musulmani nei confronti del Pakistan “aggredito” dall’India, questa volta il filmato rilasciato sembra essere più un messaggio di frustrazione riguardo l’incapacità dell’organizzazione di reclutare musulmani indiani nella Jihad globale; le pagine di traduzione del video principale edito in lingua urdu, rimbalzate sui differenti forum islamici della rete, esortano specificatamente i fedeli musulmani di Delhi, Uttar Pradesh, Bihar, Gujarat e dell’India meridionale ad unirsi alle “forze globali della Guerra Santa”.
Le ragioni presentate da Maulana Asim Umar che dovrebbero esortare i musulmani indiani alla lotta armata globale sono molteplici e lo stesso autore ed ideologo domanda in forma di provocazione se in tutta l’India non esista nessuno tanto coraggioso e retto nella religione islamica da combattere e versare il sangue dei Kuffar (infedeli), se la parte meridionale dello stato indiano abbia dimenticato totalmente le parole del “Leone di Mysore” Tipu Sultan le quali causavano enorme paura nei confronti degli infedeli e se la terra di Bihar fosse divenuta così sterile da essere incapace di creare un singolo gruppo di combattenti Mujahideen di Azeemabad.

Fino ad ora al-Qaeda ha dimostrato di aver fallito il tentativo di reclutare musulmani indiani da inviare in Siria per appoggiare le forze ribelli contro le truppe governative di Bashar al-Assad ed in generale il territorio indiano potrebbe non essere considerato  “ricettivo” alla propaganda della “Base”; infatti, se si escludono i tre indiani che hanno preso parte alla Guerra Santa globale negli anni successivi all’11 Settembre 2001 le cui azioni e storie sono state messe in risalto anche dai media, allo stato attuale non figurano ulteriori musulmani indiani all’interno del network terroristico mondiale capaci di attirare l’attenzione. Inoltre, analizzando il background  di Kafel Ahmed, Dhiren Barot e Mohammad Niaz Abdul Rashid, i tre terroristi indiani fin qui conosciuti a livello globale, è possibile vedere come questi presentino la caratteristica comune di aver radicalizzato la propria fede e ricevuto un’istruzione che li ha portati a perseguire la via del terrorismo all’estero.

Kafel Ahmed, un musulmano originario di Bangalore, si era formato in Arabia Saudita per immolarsi poi in un attentato terroristico perpetrato nel 2007 all’aeroporto di Glasgow facendosi detonare all’interno di un’automobile esplosiva; Dhiren Barot, conosciuto come Abu Musa al-Hindi, nato a Vadodara e radicalizzato in Gran Bretagna, fu imprigionato per aver partecipato al piano di attentati terroristici del 2004 che vedevano come obiettivi la Borsa di New York, il Fondo Monetario Internazionale e la World Bank; Mohammad Niaz Abdul Rashid, ingegnere meccanico e alto rappresentate del Movimento Studentesco Islamico in India (SIMI), era stato arrestato nel 2011 a Parigi con l’accusa di far parte di al-Qaeda e di aver inviato due cittadini francesi nei campi di addestramento pakistani.

Gli esperti del sub-continente indiano hanno individuato tra i fattori di mancata coesione dei musulmani indiani alla jihad mondiale la persistente instabilità ed il caos politico del Pakistan, la società multiculturale e tollerante indiana e la nascita dello stato del Bangladesh nel 1971 i quali hanno impedito ai fedeli indiani di sentirsi parte di una “nazione islamica”. La pubblicazione del video con traduzione in inglese da parte di Maulana Asim Umar, avvenuta in concomitanza con la visita del Vice Presidente degli Stati Uniti Joe Biden in India, indica la volontà di al-Qaeda di allargare il suo raggio di reclutamento e, secondo scenari futuri, potrebbe portare la lotta al terrorismo internazionale all’interno dello stato indiano il quale ospita circa 178 milioni di musulmani (terzo stato al mondo).
Se l’India non è ancora un terreno fertile per quanto riguarda il reclutamento di combattenti, la stessa cosa non si può dire del vicino Pakistan: nella prima settimana di luglio lo stesso Maulana Asim Umar ha dichiarato che numerosi leader combattenti e militanti provenienti dalla regione Af-Pak sono stati trasferiti sul fronte siriano, dichiarazione approvata da Mohammad Amin, uno degli ufficiali operativi dei talebani e “coordinatore della base in Siria” il quale a sua volta ha sostenuto che 12 membri di Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP) “esperti nella guerra e nella tecnologia dell’informazione” sono stati spostati in Siria tra maggio e giugno 2013 per aiutare i jihadisti siriani.

La Siria, dopo l’Iraq, è divenuta uno degli obiettivi principali nella propaganda di Maulana Asim Umar il quale nei suoi ultimi messaggi e video ha sostenuto la necessità di stabilire e creare ancora una volta il Califfato nel mondo e di combattere i grandi ostacoli, come ad esempio gli Stati Uniti, che si oppongo alla realizzazione di una tale forma di governo. La Siria è divenuto quindi il campo di battaglia preferito perché terra di Profeti e sede dell’antico califfato Omayyade (661-750 d.C) dove le forze jihadiste dovranno, secondo l’ideologia di Maulana Asim Umar e di al-Qaeda, impegnarsi per liberare i propri fratelli sunniti dall’oppressione degli Alawiti.

Giuliano BifolchiVedi tutti gli articoli

Romano, è laureato in Scienze della Storia e del Documento all’Università Tor Vergata, e ha frequentato il Master II Livello in Peace Building Management presso la Pontificia Università San Bonaventura. Si occupa di Open Sources Intelligence e analisi della situazione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza rivolta soprattutto ai Paesi del Caucaso, Asia Centrale e Medio Oriente.

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