Marò: il vice della "Lexie" conferma i dubbi sulle accuse indiane

“Sono sicurissimo che l’imbarcazione che ho visto dal ponte della nave non era il peschereccio St.Antony”. L’ex comandante in seconda della petroliera Enrica Lexie ha riaperto il giallo sulla vicenda dei marò in India che dura da ormai 20 mesi e che almeno per ora non sembra essere vicina a una soluzione. Il napoletano Carlo Noviello, che il 9 agosto è stato ascoltato dalla polizia a Kochi, in Kerala, ha ribadito all’ANSA alcuni dubbi sull’incidente, in cui morirono due pescatori indiani, gia’ espressi in un’intervista di un anno fa. Del peschereccio ”non corrispondono i colori rispetto a una foto mostratami dal Dipartimento indiano della Marina mercantile”, ha spiegato, aggiungendo ”di non aver notato nessuna persona morta o ferita a bordo” della barca, quando è fuggita dopo l’incidente. Questo importante particolare, che contraddice i risultati della perizia balistica e le conclusioni della polizia del Kerala, non è però emerso nella sua audizione di oggi all’Agenzia Nazionale di Investigazione (Nia) che conduce la nuova inchiesta a carico di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per l’uccisione dei due pescatori. Accompagnato da un legale della società armatoriale Fratelli d’Amato, Noviello ha raccontato a uno 007 indiano cosa è successo in quel fatidico pomeriggio del 15 febbraio 2012 quando è stato avvistato sul radar della Lexie il ”peschereccio sospetto” e il team antipirateria dei sei marò è entrato in azione. A differenza del comandante Umberto Vitelli, che era in ufficio, lui ha assistito a tutte le azioni di Latorre e Girone. Ha visto i due fucilieri attivare le misure di segnaletica luminosa, mostrare i fucili e poi sparare in acqua per evitare l’abbordaggio dei sospetti aggressori. ”Mi hanno convocato perché volevano che ribadissi quello che avevo già detto alla polizia un anno fa ha precisato in una conversazione telefonica -. Non è stato un vero e proprio interrogatorio, ma una semplice formalità”. L’ufficiale, giunto dal Golfo del Messico dove lavora per un’altra nave, è stato ascoltato dal vice ispettore P.V. Vikraman, responsabile delle indagini sugli italiani. ”Sono stati gentilissimi”, ha voluto sottolineare Noviello, assistito dal legale V.J. Mathew che rappresenta l’armatore. Parlando ai cronisti locali dopo l’incontro, l’avvocato ha detto che Noviello ha ricordato agli inquirenti che ”i soldati a bordo di navi civili operano sotto il controllo militare e che non sono sottoposti agli ordini del comandante”. Con la deposizione di Noviello, gli investigatori della Nia hanno sentito tutti i sei testimoni civili convocati in India in base a una impegnativa presentata dal proprietario della Lexie alla Corte Suprema lo scorso maggio per il dissequestro della nave. Rimangono da interrogare i marò Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte. Secondo la stampa indiana, la loro mancata comparizione sta causando un ritardo nella conclusione delle indagini e nell’avvio del processo. Intanto, la prossima settimana, ritorna a New Delhi Staffan de Mistura, il commissario speciale del governo, per un nuovo giro di consultazioni e probabilmente si avrà un quadro più chiaro sull’andamento dell’inchiesta. Ieri Salvatore Girone e Massimliano Latorre si sono rifiutati di rispondere alle domande degli investigatori secondo quanto riportato dall’Hindustan Times citando una fonte della Nia. “Abbiamo convocato i due maro’ accusati per mettere agli atti le loro dichiarazioni, ma si sono rifiutati di rispondere, pare in base alle indicazioni ricevute dai loro legali”, ha detto la fonte. Inoltre le fonti citate dal quotidiano indiano specificano che l’inchiesta avrebbe stabilito che i due pescatori morti il 15 febbraio, che, affermano, sono stati colpiti “uno alla testa e l’altro al cuore. Vogliamo sapere che cosa ha spinto i maro’ a sparare”. La Nia, che ieri ha ascoltato l’ex vicecomandante della Enrica Lexie, Carlo Noviello, vorrebbe ascoltare anche gli altri quattro maro’ che facevano parte della squadra in servizio sulla nave. “Ma l’Italia non li ha ancora fatti venire in India nonostante le assicurazioni date alla Corte Suprema di farli testimoniare quando richiesto. Abbiamo chiesto al nostro ministero degli Affari Esteri di sollevare la questione con l’Italia”, concludono le fonti.

Con fonti Ansa e Adnkronos

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