Assad: un anno e un miliardo per eliminare i gas

La Siria possiede armi chimiche, ma è decisa a distruggerle. Parola di Bashar al-Assad, che in una  intervista alla tv statunitense Fox News ammette esplicitamente il possesso di arsenali di gas nocivi pur negando ancora una volta di averli usati,  conferma l’impegno a “sbarazzarsene” e puntualizza tuttavia che occorrerà ”un anno o poco più” a portare a termine l’operazione. Intervistato a Damasco il presidente non rinnega gli obblighi previsti dal recente accordo russo-americano sul disarmo chimico del suo Paese ma indica poi in un miliardo di dollari la spesa prevista per lo smaltimento e si dice pronto fin d’ora a trasferire l’intero arsenale non convenzionale siriano a qualunque Paese disposto ad assumersi il rischio di prenderlo in consegna e stoccarlo. “Io credo che sia un’operazione molto complessa, che richiede molto denaro: attorno al miliardo”. Quanto al “calendario” ipotizzabile per “sbarazzarsi di queste armi”, Assad azzarda che ci vorrà un anno, forse un po’ di più”. Il rais di Damasco ha negato che siano state le forze governative a lui fedeli a seminare la morte nei dintorni della capitale nell’attacco chimico denunciato il 21 agosto scorso o in altre azioni simili. Azioni che continua a imputare ai ribelli, liquidati come “erroristi”. Rivolgendosi al pubblico statunitense il leader siriano invita quindi il presidente americano, Barack Obama, a prestare ascolto al “buon senso del suo popolo”: in maggioranza contrario, secondo i sondaggi, all’ipotesi di nuove iniziative militari in Medio Oriente. Secondo Assad la Siria non sarebbe a suo parere alle prese “con una guerra civile” (o quanto meno non più), bensì con un attacco condotto ormai “da decine di migliaia di jihadisti” di 80 nazionalità diverse: legati !all’80%, alcuni dicono al 90%”, all’ideologia di al-Qaeda. Un’accusa che Assad rivolge a poche ore della conquista della città siriana di Azaz, al confine con la Turchia, da parte di unità di insorti d’ispirazione apertamente qaedista. Insorti a cui il presidente attribuisce l’uccisione – in due anni di ”attacchi terroristici, assassinii e attentati suicidi” – di almeno “15.000 soldati lealisti e decine di migliaia di civili siriani”.

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