Sarin: l’ONU punta il dito sul regime di Assad

Una tempesta di razzi terra-terra lanciati su al Goutha, nei sobborghi di Damasco, e caricati con 350 litri del micidiale gas sarin. Un attacco durato almeno tre ore, nel corso delle quali lo scorso 21 agosto si è consumato quello che il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon non esita a definire un ”crimine di guerra”: ”il peggior attacco con armi chimiche contro civili dai tempi di Saddam Hussein”. Il rapporto degli ispettori Onu, che per settimane hanno indagato sul campo alla ricerca di prove sull’uso di armi chimiche in Siria, piomba sul tavolo del Consiglio di sicurezza che al Palazzo di Vetro di New York ne analizza i suoi contenuti sconvolgenti: ”da brividi”, come ha ammesso Ban. Un lavoro che raccoglie una miriade di dati sui reperti raccolti, sugli esami compiuti, oltre a decine di terribili testimonianze dei sopravvissuti. “L’85% dei campioni di sangue prelevati sono risultati positivi” a questo tipo di gas nervino dagli effetti letali e anche dai “prelievi di tessuti” delle persone ricoverate “hanno mostrato tracce di veleno. Quasi tutti sono risultati positivi al Sarin” e infine tracce del potente gas nervino sono state rinvenute anche sui resti dei missili usati, affermano gli ispettori delle Nazioni Unite, nelle aree di Ein Tarma, Moadamyah e Zalmaika a Ghouta.

Mosca continua a ribadire l’estraneità di Assad dai fatti del 21 agosto, accreditando la tesi di una provocazione dei ribelli che aveva l’obiettivo di scatenare un intervento militare dall’esterno contro le forze lealiste. Ma all’interno della comunità internazionale, sul coinvolgimento di Damasco ci sono poche incertezze: ”Un uso così massiccio di gas sarin non lascia dubbi sulla responsabilità del regime”, ha commentato il ministro degli esteri francese, Laurent Fabius. Nessun dubbio anche a Washington. E l’organizzazione umanitaria Human Rights Watch conferma come ”gli armamenti usati per l’attacco sono in possesso esclusivo delle forze armate di Damasco”. ”I responsabili non sfuggiranno alla punizione per ciò che hanno fatto”, promette Ban Ki-moon. Intanto, da Ginevra, arriva la notizia che la Commissione d’inchiesta istituita sempre dalle Nazioni Unite sta indagando su ben 14 presunti casi di attacco con agenti chimici, dall’agosto del 2011 ad oggi. Toccherà ora al Consiglio di sicurezza trovare la quadra per la messa a punto di una risoluzione che recepisca l’accordo Usa-Russia di Ginevra e renda stringenti gli impegni presi dal regime di Assad. Sul quale gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di mollare la pressione: ”L’opzione militare resta sul tavolo, ha detto il segretario di Stato John Kerry, chiarendo che ”non sarà tollerata alcuna azione dilatoria da parte del regime”. Parole dure, anche se il presidente Barack Obama, commentando per la prima volta di persona la svolta di Ginevra, plaude a un accordo che ”può mettere fine alla minaccia che le armi chimiche rappresentano non solo per i siriani ma per il mondo intero”.

Gli indizi contro Assad
Tipo di munizioni, traiettorie, tipo di sarin usato, caratteri cirillici e le parole dello stesso segretario generale dell’Onu Ban Ki moon. Gli indizi raccolti dagli ispettori dell’Onu in Siria indicano la responsabilità delle forze governative.
Munizioni: gli ispettori hanno verificato che il tipo di ordigno usato per lanciare i gas è specifico per l’uso di armi chimiche. Il governo siriano li possiede, ma non risulta che li abbiano i ribelli.
Traiettorie: i missili venivano da nord ovest rispetto al bersaglio, da un’area cioe’ controllata dalle forze siriane e vicina a una base militare di Damasco. Se fossero stati lanciati dai ribelli sarebbero arrivati da sud est.
Tipo di sarin: i 30 campioni analizzati risultati positivi al sarin contenevano anche altre sostanze chimiche “come gli stabilizzatori”. Questo suggerisce che le armi chimiche venivano da un luogo di stoccaggio controllato da cui potevano esser prelevate da truppe specializzate nel loro uso. Come ha detto l’ambasciatore britannico all’Onu Mark Lyall Grant, “non era roba da dilettanti”.
Caratteri cirillici: le lettere incise su alcuni pezzi di artiglieria suggeriscono una fabbricazione russa.

Senza puntare esplicitamente il dito su Assad, il segretario generale dell’Onu ha ammesso che “tutti abbiamo i nostri pensieri in proposito” su chi ha lanciato il sarin. Ban ha ripetutamente sottolineato che “non ci può essere impunita’” per l’uso delle armi chimiche che ha definito “un crimine di guerra” e ha aggiunto che “i responsabili saranno portati davanti alla giustizia”, suggerendo un ricorso alla Corte Penale Internazionale, un foro giudiziario più idoneo a processare esponenti di un regime che gruppi di ribelli.
Ban del resto ha ribadito che non spettava agli ispettori Onu determinare chi abbia usato il gas sarin nell’attacco del 21 agosto a Damasco, “spetta ad altri decidere se approfondire ulteriormente questa materia per determinare di chi siano la responsabilità…di questo crimine di guerra. La missione degli ispettori era determinare se e quanto erano state usate armi chimiche non chi le abbia usate”.

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