Siria: Mauro manda le navi ma non lo dice a nessuno

(aggiornato il 6 settembre ore 18,15)

Ci risiamo. Come i suoi predecessori anche l’attuale Ministro della Difesa, Mario Mauro, adotta la strategia del silenzio nascondendo notizie ritenute evidentemente scomode o sconvenienti. Dopo essersi distinto in discutibili sortite sul numero degli aerei che verranno rimpiazzati dagli F-35 e sul costo della portaerei Cavour, di fronte all’avvicinarsi della guerra in Siria il ministro ha annunciato nei giorni scorsi che parteciperà “al digiuno indetto dal Papa per la Siria” ma ha dimenticato di dire ai cittadini contribuenti di aver inviato nelle acque del Mediterraneo Orientale il cacciatorpediniere lanciamissili Andrea Doria, che pare abbia lasciato Taranto lunedì, e forse una  fregata che secondo indiscrezioni potrebbe salpare nelle prossime ore (il 4 settembre si era parlato dell’imminente partenza della Maestrale). La notizia, trapelata da fonti vicine agli ambienti militari, non aveva nessuna ragione per restare segreta se non forse un qualche imbarazzo di Mauro nel pregare per la pace accanto al Santo Padre dopo aver inviato in zona di guerra oltre 200 militari. Alcune voci attribuiscono il silenzio sull’operazione navale a una decisione della Presidenza del Consiglio, che sarebbe stata mal digerita dal Ministro della Difesa e dai vertici militari. I motivi restano in ogni caso inspiegabili. Se è vero che le due navi italiane raggiungeranno acque già affollate di unità navali e sottomarini statunitensi, francesi, russi e turchi, è altrettanto innegabile che la missione del Doria (e forse presto di altre navi italiane) è più che giustificata anche se nulla ha a che fare con la guerra a Bashar Assad che appare ormai imminente. Il Doria è arrivato la sera del 5 settembre nei pressi delle coste libanesi  (non lontano da quelle siriane) per consentire all’Italia di non trovarsi impreparata allo scoppio delle ostilità.

L’invio della nave ha infatti l’obiettivo di fornire protezione contro  eventuali rappresaglie dei siriani o dei loro alleati (specie Hezbollah) al contingente di caschi blu italiani schierato nel Libano meridionale nell’ambito di Unifil di cui l’Italia ha il comando affidato al generale Paolo Serra. I quasi 1.200 militari italiani, appartenenti per lo più alla brigata Pozzuolo del Friuli, sono privi di armi pesanti, antiaeree e antimissile e come tutti i 12 mila caschi blu di Unifil sono schierati sul terreno non per combattere ma solo per assicurare la copertura dell’area da monitorare tra il fiume Litani e il confine con Israele. Le caratteristiche de Doria consentono di ipotizzare la missione affidata. Il cacciatorpediniere da 6.800 tonnellate a pieno carico è  una nave concepita soprattutto per la difesa aerea grazie al sistema PAAMS (radar multifunzionale Empar e missili Aster 15 e Aster 30) che garantisce una buona copertura areale contro attacchi dal cielo. Una fregata della classe Maestrale potrebbe invece offrire un buon supporto di fuoco ai caschi blu sul terreno in caso di attacchi con forze terrestri e in particolare con artiglierie contro le postazioni italiane o dei contingenti dell’Onu.

In grado di avvicinarsi alla costa, può entrare in azione con il cannone da 127 millimetri a tiro rapido per colpire con precisione bersagli fino a 23 chilometri di distanza. Gli elicotteri imbarcati (EH-101 sul Doria) potrebbero poi rivelarsi utili per trasportare truppe e materiali, evacuare feriti o effettuare ricognizioni. Anche se non fanno parte della flotta multinazionale che attaccherà la Siria le navi italiane si troveranno in ogni caso in zona di guerra con il rischio di venire coinvolte come i caschi blu a terra in un eventuale allargamento del conflitto al territorio libanese. A bordo del Doria vi sono, oltre ai 195 membri degli equipaggi, anche molti tecnici e specialisti inclusi probabilmente incursori e subacquei del Comsubin la cui presenza potrebbe risultare necessaria nell’imprevedibile sviluppo del conflitto.

In questo contesto assume ancora più rilievo la rapidità con la quale la Marina ha approntato il Doria (e forse anche una fregata) per le quali era prevista una lunga sosta in porto. Del resto l’emergenza siriana fa emergere ancora una volta l’importanza di disporre di una flotta efficiente e con un numero di navi sufficiente anche a far fronte a crisi inattese. Aspetti che per la Difesa sarebbe stato opportuno evidenziare ma che sono rimasti invece nell’ombra a causa del silenzio del governo. Le dichiarazioni degli esponenti politici riportate da Paolo Salvatore Orrù in un articolo pubblicato da Tiscali.it sono di una involontaria comicità.

Il viceministro degli affari Esteri, Lapo Pistelli, raggiunto telefonicamente a Tel Aviv (Israele), ci ha spiegato di non aver saputo nulla sull’argomento. “Sono decisioni – ha peraltro commentato l’esponente del Pd – che competono al ministero della Difesa”. Tuttavia, ha anche detto Pistelli, “ritengo che Doria e Maestrale siano salpate perché impegnate in esercitazioni”. Il viceministro ha anche precisato che da quel che gli risulta “non c’è nulla di programmato e che il governo italiano sta prendendo tempo per capire quale sarà l’approccio al problema da parte Congresso americano. Meglio, dunque, non dare giudizi a vista”. Il vice presidente della Commissione Difesa Massimo Artini (M5S) ci ha invece chiesto “tempo” per informarsi, la stessa richiesta ci è stata fatta dal segretario di Stato al Ministero della Difesa Gioacchino Alfano (Pdl).

Possibile che nel governo nessuno sapesse dell’invio di due navi italiane in zona di guerra?  Mauro non lo aveva detto a nessuno, neppure al suo sottosegretario Alfano? Della missione era al corrente almeno il sottosegretario alla Marina, Roberta Pinotti? Si direbbe di si dal momento che, come riportato dall’agenzia Italpress, il sottosegretario ha parlato dell’invio di due navi alla trasmissione Omnibus di La 7 la mattina del 5 settembre. Incassando però, poche ore dopo, la smentita del Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, che in un’intervista a Rai News 24 ha  negato la partenza di ulteriori unità navali oltre al Doria. Nella stessa mattinata, con un tardivo comunicato, SMD ha infatti confermato la missione navale:

In merito ad alcuni articoli di stampa apparsi nella giornata odierna, lo Stato Maggiore della Difesa precisa che il cacciatorpediniere Doria è la sola unità navale attualmente diretta verso le acque del Libano, che raggiungerà nelle prossime ore.
Nave Maestrale è ancorata nel porto di La Spezia.
Il compito di Nave Doria sarà quello di supportare il Contingente italiano di UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon su base Brigata Pozzuolo del Friuli) a seguito della situazione di tensione nel Mediterraneo orientale. L’Unità ha infatti elevate capacità di difesa aerea e di comando e controllo ed è pertanto particolarmente idonea per il supporto dal mare nel caso di minaccia diretta per il personale del nostro Contingente.
Nave Andrea Doria ha un equipaggio di 195 tra ufficiali, sottufficiali e  marinai ed è una nave “multiruolo” appartenente alla classe di Unità Navali denominata Orizzonte. Il suo armamento e orientato principalmente a contrastare la minaccia aerea e missilistica e la rende idonea ad assolvere numerose tipologie di missione, in particolare quelle riferite alla protezione di formazioni navali e forze schierate a terra, al contrasto delle unità subacquee e di superficie; al concorso ad operazioni anfibie e controllo del traffico mercantile.

Resta ancora da chiarire se la nave italiana (e quella francese) saranno poste sotto il comando di Unifil, che ha una sua componente marittima o se invece resteranno sotto stretto controllo nazionale o a protezione dei soli contingenti nazionali. Un aspetto non irrilevante (che coinvolge il Dipartimento del peacekeepng del Palazzo di Vetro) specie in caso di intervento a fuoco delle navi su obiettivi in territorio libanese.

Le operazioni di protezione dei caschi blu di Unifil sembrano del resto coinvolgere anche i francesi che in Libano schierano 866 militari, ancora più esposti degli italiani ad eventuali rappresaglie considerando che Parigi è in prima linea nel fronte degli interventisti. La Marine Nationale ha fatto salpare il 29 agosto da Tolone il cacciatorpediniere Chevalier Paul, nave del tipo Orizzonte gemella dell’italiana Doria con la quale probabilmente opererà congiuntamente (anche se non ci aspettiamo che la Difesa .ci informi in proposito). Con la differenza sostanziale che il governo francese ha reso noto subito l’invio della nave verso le coste siriane, quello italiao no. E per fortuna che solo pochi giorni or sono il Ministero della Difesa aveva reso pubblica la nuova Direttiva per la comunicazione strategica.

Foto: il cacciatorpediniere lanciamissili Andrea Doria in navigazione con il gemello Caio Duilio (Marina Militare)

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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