Afghanistan: più vittime e USA verso il ritiro totale

Nei primi otto mesi del 2013 le vittime civili in Afghanistan sono aumentate del 16% raggiungendo le  2.533 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Lo ha reso noto la Missione delle Nazioni Unite di assistenza all’Afghanistan (Unama). In una conferenza stampa a Jalalabad, la direttrice del Dipartimento per i diritti umani dell’Unama, Georgette Gagnod, ha osservato che all’interno di questo aumento ve ne e’ stato uno ancora più acuto (54%) per quanto riguarda quattro province dell’est del Paese: Kunar, Laghman, Nangarhar e Nuristan. Gagnod, si legge in un comunicato, ha anche sottolineato che i gruppi anti-governativi (i talebani) sono responsabili per la maggior parte di queste morti in situazioni in cui hanno deliberatamente preso di mira obiettivi civili. Brutte notizie anche dai negoziati tra Kabul e Washington per garantire una presenza militare americana e Nato anche dopo la fine della missione ISAF nel 2014. A questo proposito hanno già confermato il mantenimento di truppe nel Paese asiatico sia l’Italia che la Germania, che ieri ha ultimato il ripiegamento dei suoi militari dalla provinci settentrionale di Kinduz cedendo la sua ultima base alle forze afghane (i tedeschi mantengono 4 mila militari nella provincia di Mazar-i-Sharif). Afghanistan e Stati Uniti hanno raggiunto infatti un punto di impasse nelle trattative sul ruolo che le forze americane potrebbero ricoprire nel teatro afghano dopo il 2014 come riporta il New York Times, sottolineando che lo stallo aumenta le chance di un ritiro totale dal Paese.

Le autorità americane sarebbero pronte a sospendere le trattative nelle prossime settimane se non ci sarà una svolta. Il presidente americano Barack Obama in un’intervista all’Associated Press ha ribadito la fine delle operazioni di combattimento nel 2014, sottolineando che le trattative per un accordo di sicurezza, con il quale mantenere nel Paese un numero di truppe dopo il 2014 per addestramento e consulenza, vanno avanti. Sono almeno due i punti di disaccordo fra Afghanistan e Stati Uniti nel testo dell’Accordo strategico di cooperazione decennale che dovrebbe entrare in funzione nel 2014, dopo il completamento del ritiro delle truppe di combattimento straniere dal territorio afghano. Rivolgendosi il 2 ottobre ad un gruppo di anziani tribali nella sua residenza, il presidente Hamid Karzai ha spiegato che le discussioni con i responsabili statunitensi riguardano in primo luogo “la definizione di aggressione straniera” all’Afghanistan.

Poiché ”’nessun Paese probabilmente ha intenzione di muoversi apertamente in armi contro di noi – ha spiegato – dobbiamo convincerci che le aggressioni straniere sono altre” Ed ha fatto l’esempio dell’infiltrazione di militanti provenienti dall’estero che “si infiltrano nel nostro territorio per compiere attentati travestiti da afghani. Se gli americani – si è chiesto retoricamente – non ci sostengono per contrastarli, a cosa servirebbero le loro basi qui da noi?”. Altro punto irrisolto nelle discussioni, ha rivelato Karzai, é il fatto che gli Usa hanno intenzione di continuare in modo autonomo dopo il 2014 la loro guerra al terrorismo e a Al Qaida. “Noi – ha sottolineato – non siamo d’accordo e consideriamo questa ipotesi una violazione della nostra sovranità. Vittime civili e persecuzioni per la nostra popolazione nei loro raid – ha concluso – sono inaccettabili” e ”ne’ la gente ne’ la Loya Jirga (Gran Consiglio) lo autorizzeranno mai”.

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