Libia a pezzi, le tribù del sud dichiarano l’autonomia

di Enrica Ventura da Libero del 28 settembre 2013

Uno dei rischi della fine di una dittatura è lo sfaldamento territoriale di quel Paese che la dittatura stessa teneva insieme grazie alla sua tirannia. Un esempio classico è quello della Jugoslavia di Tito, ma questo è anche il destino verso cui si sta dirigendo la Libia, che senza il pugno duro di Muammar Gheddafi è in balia del separatismo delle varie regioni che la compongono. E se da sempre la regione più ribelle a Tripoli è stata la Cirenaica, proprio da lì partì nel febbraio 2011 la rivolta contro il Colonnello, adesso è la parte desertica a rivendicare la propria indipendenza. Una tegola per il governo centrale, anche perché sotto le dune di sabbia di questo lembo al centro del Sahara si nasconde l’oro libico: il petrolio. Come riferisce la tv Al Arabiya, il Fezzan, nella parte sud-occidentale, ha proclamato unilateralmente la sua autonomia. Il canale all news arabo cita come fonte della notizia una nota scritta diffusa dai leader delle tribù locali, secondo la quale la decisione è stata presa a causa della «debolezza del Congresso generale nazionale e della mancanza di risposte alle richieste del popolo libico del Fezzan».

I leader tribali hanno nominato Nouri Mohammad al-Qouizi presidente della provincia e hanno annunciato che a breve sceglieranno anche i vertici militari regionali, in modo da garantire la sicurezza dei confini e delle sue risorse naturali: ed è questa seconda parte del comunicato che rischia di far scatenare le violenze con le forze del governo centrale di Tripoli. Saranno rafforzati, oltre all’esercito, la polizia e la magistratura regionali. La mossa del Fezzan segue quella anaologa della Cirenaica, che il 1 giugno ha proclamato l’autonomia da Tripoli del territorio orientale, in occasione delle commemorazioni della nascita dell’Emirato della Cirenaica, durato dal 1949 al 1951. A Bengasi, il capoluogo, il movimento indipendentista è guidato da Ahmed al-Zoubair al-Senoussi, cugino di Idris, il re della Libia deposto da Gheddafi nel 1969 e attualmente leader del Consiglio transitorio della Cirenaica. AlSenoussi ha anche annunciato l’intenzione di ripristinare la Costituzione del 1951, che fissava una netta distinzione di poteri tra le due regioni. Ma che Benghazi avesse spinte autonomiste (lo stesso Senussi ha definito la Cirenaica «un territorio federato all’interno dello Stato libico») è la prima volta che il Fezzan fa rivendicazioni indipendentiste così forti, tanto da essere riprese dai media arabi. In particolare colpisce la volontà di Sabah, il capoluogo, di blindare i confini e proteggere le risorse naturali, segnale dell’arma con cui la regione desertica intende ricattare Tripoli. Il riferimento alle mancate risposte al «popolo libico del Fezzan» fa capire che il petrolio può essere utilizzato come merce di scambio per avere più privilegi, oppure – scenario peggiore per il governo centrale – il Fezzan potrebbe voler gestire da solo l’oro nero, senza doverlo spartire con i “cittadini” della Tripolitania.

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