Il Giappone punta all'export di aerei militari

L’industria militare giapponese sta valutando la possibilità di esportare la propria produzione all’estero. Per raggiungere l’obbiettivo, le aziende coinvolte nel progetto chiedono al governo una profonda revisione della politica nazionale sull’export degli armamenti e un sostegno finanziario basato su prestiti concessi dalla Banca del Giappone. Per l’industria lo sforzo avrebbe ripercussioni positive sia sulla Difesa, che potrebbero contare su una struttura interna tecnologicamente avanzata,  che sul mercato, con un fatturato valutato in diversi miliardi di dollari. E’ dalla fine della Seconda guerra mondiale che il Giappone non vende armi all’estero, una scelta politica che si è trasformata in un divieto quasi totale; i carri armati Type 74, Type 90e Type 10 prodotti dalla Mitsubishi Heavy Industries negli ultimi qurant’anni sono stati destinati alle sole Forze di auto difesa, così come i caccia multiruolo F-2, costruiti su licenza Lockheed Martin, e gli intercettori F-15J/DJ, prodotti su licenza McDonnell Dougla, e le unità della Marina varate dall’industria cantieristica del’Impero del Sol Levante. Secondo la stampa giapponese, tornare ad essere un paese competitivo nell’export degli armamenti non è certo facile: il banco di prova sarà probabilmente la vendita del C-2, aereo militari da trasporto costruito dalla Kawasaki Heavy Industries per le Forze aeree (JASDF), e del quadrimotore anfibio US-2 prodotto dalla Shinmaywa Industries, Per superare il veto sull’export, i velivoli potrebbero essere inizialmente venduti nella versione per l’aeronautica civile, strada già percorsa per i guardacosta della Marina venduti con il vincolo di uso per la lotta contro il terrorismo e la pirateria all’Indonesia e alle Filippine attraverso il programma di aiuto allo sviluppo Official Development Assistance (ODA).

Fonte: ITlog Defence

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