In Siria si rafforzano i jihadisti stranieri

Adnkronos/Aki/Washington Post- L’emergere dei jihadisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante sta cambiando sensibilmente gli equilibri tra le file dei ribelli siriani, spingendo gli islamici del Fronte al-Nusra verso posizioni piu’ vicine ai gruppi moderati. All’inizio della lotta contro il regime di Bashar al-Assad, era il Fronte al-Nusra ad essere considerato il meglio armato e il piu’ efficace. Il gruppo rivendico’ molti dei primi attentati con autobomba eseguiti dal 2011 e prese il controllo di ampie aree del paese. Ma il successivo emergere dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante, braccio iracheno di al-Qaeda, ha spinto molti dei jihadisti stranieri che militavano in al-Nusra a passare con il nuovo gruppo, che ha raccolto anche le componenti piu’ estremiste dell’alleato-rivale. In questo passaggio, i due gruppi hanno cominciato a distinguersi tanto per ideologia quanto per obiettivi, combattendo l’uno (lo Stato islamico) nell’ottica regionale del califfato islamico e l’altro in quella nazionale della cacciata di Assad. “Ora al-Nusra ha un atteggiamento piu’ moderato con la gente – spiega il 31enne Abdul Kareem Dahneen, militante del Fronte a Idlib – Gli stranieri (dello Stato islamico, ndr) minacciano di morte le donne che non portano il velo. Noi spieghiamo che non portarlo e’ haram (vietato dall’Islam, ndr), ma la scelta e’ personale”. Secondo Abdul, tutti i tunisini, i ceceni e gli algerini che un tempo militavano con al-Nusra, a partire da marzo son passati allo Stato islamico e oggi seminano il terrore con esecuzioni pubbliche di ‘infedeli’ e divieti vari, come quello di fumare.

 

 

 

 

 

 

 

 

Mohammed, 25enne ribelle del Fronte al-Nusra, spiega di aver a lungo esitato ad aderire al gruppo prima che le sue componenti piu’ estremiste passassero allo Stato islamico. “Gli stranieri piu’ estremisti sono andati via – dice – e i siriani sono rimasti con al-Nusra. Noi siamo siriani e rifiutiamo questi modi estremisti che loro adoperano nel nostro paese”. “All’inizio della rivolta – aggiunge – si scendeva in pazza contro la dittatura di Assad e non consentiremo alcuna altra forma di dittatura, come qualla dello Stato islamico. Ecco cosa sono: dittatori”. Il cambiamento all’interno del fronte al-Nusra piace anche ai gruppi moderati, come l’Esercito siriano libero, che ora punta all’alleanza con gli ex rivali per rafforzare le sue posizioni. “Di recente hanno cambiato strategia e sono piu’ vicini alle nostre idee – ha spiegato Yasser al-Haji, un portavoce dell’Esercito libero ad Aleppo – Stanno cercando di migliorare la loro immagine e, visto che l’Occidente non ci appoggia, non possiamo far altro che collaborare con loro”. Piu’ cauta la posizione di molti osservatori, per i quali quella del Fronte al-Nusra e’ pura strategia. “C’e’ stato un cambiamento – ammette Charles Lister, del centro di ricerche sul terrorismo IHS Jane’s Information Group – al-Nusra desidera collaborare con i gruppi nazionalisti e ridimensionare la sua ideologia estremista. Ma questo non vuol dire che la sua leadership sia cambiata. A livello locale, hanno realizzato che e’ meglio essere pragmatici sia sul campo di battaglia sia per conquistare consensi popolari”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Turchia, grazie alle centinaia di chilometri di confine con la Siria, si sarebbe trasformata in una base di appoggio sicura per i combattenti vicini ad al-Qaeda diretti nel Paese arabo. Centinaia di reclute dell’organizzazione terroristica sarebbero ‘ospitate’ nei villaggi della Turchia meridionale a ridosso della frontiera, in case solitamente affittate sotto falso nome, prima di essere ‘accompagnate’ verso la Siria insanguinata da oltre due anni di violenze e combattimenti. Lo scrive il britannico The Daily Telegraph, che cita ‘volontari’ coinvolti nello smistamento dei miliziani. Con la ”rete di nascondigli”, si legge, si e’ creato un ”flusso continuo di combattenti stranieri, britannici compresi”, che raggiungono la Siria per unirsi ai combattimenti. ”Ogni giorno qui arrivano mujahidin di diverse nazionalita”’, ha detto Abu Abdulrahman, ‘volontario’ giordano che gestisce una rete di ‘centri di accoglienza’ nel sud della Turchia per giovani desiderosi di unirsi allo ‘Stato islamico dell’Iraq e del Levante’, cellula di al-Qaeda. Prima del passaggio pero’, ha spiegato Abdulrahman, sono necessarie alcune verifiche. ”Bisogna essere musulmani – ha detto – Dobbiamo fare controlli per essere certi che non si tratti di spie. Se si tratta di stranieri serve la segnalazione interna da parte di qualcuno della nostra rete”.

 

 

 

 

 

 

 

 

A volte le reclute attendono settimane prima che venga loro aperto il confine. Secondo Charles Lister, analista di Jane’s, ”ci sono forti segnali che indicano un aumento del numero di jihadisti stranieri in Siria”. Anche grazie alla ‘falicita” con cui si puo’ passare la frontiera.Un altro analista citato dal Daily Telegraph accusa direttamente la Turchia di ”chiudere un occhio” sul numero dei combattenti stranieri che entrano in Siria dal suo territorio, anche attraverso la zona di Antakya, capoluogo della provincia di Hatay, a ridosso del confine con il Paese arabo. Il risultato, ha aggiunto, e’ che i jihadisti sono diventati una spina nel fianco per la Turchia avendo assunto di fatto il controllo di villaggi e citta’ nei pressi della frontiera. Tutte accuse che vengono respinte dalle autorita’ di Ankara. ”Non ci siamo mai andati leggeri su questo punto. Non tolleriamo la presenza di estremisti e terroristi sul nostro territorio – ha detto un funzionario turco citato dal quotidiano – La presenza di estremisti in Siria e’ motivo di preoccupazione per la Turchia e altri Paesi e la ragione per cui il loro numero continua a crescere in Siria sta nel fallimento della comunita’ internazionale nel risolvere le crisi”. L’invito, quindi, alla comunita’ internazionale e’ a rafforzare i controlli nei Paesi d’origine sui cittadini che potrebbero volersi recare in Siria per unirsi ai combattimenti: ”A meno che non ci arrivino informazioni sul fatto che si tratta di membri di al-Qaeda, di persone appartenenti a un’organizzazione terroristica, su quale base legittima dovremmo bloccarli se viaggiano con un passaporto valido?”.

Sulla base di informazioni d’intelligence le forze turche effettuano raid contro sospetti ‘covi’ di al-Qaeda e sono state rafforzate le misure di sicurezza alla frontiera. Spesso, pero’, non e’ facile verificare l’identita’ di sospetti. Nella citta’ di frontiera di Kilis, si legge sul Daily Telegraph, i jihadisti si sentono talmente al sicuro da poter bere un caffe’ in tranquillita’ nelle sale degli alberghi.

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