Mercenari e contractors: un business da 240 miliardi
ANSA – Il business mondiale della sicurezza privata aumenta del 7,4 per cento all’anno e diventerà un’industria da 244 miliardi di dollari nel 2016: lo ha riferito Anton Katz, l’esperto Onu sui mercenari, alla commissione affari umanitari dell’Assemblea Generale. Katz ha precisato che gran parte di questa industria non é illegale – include tra l’altro poliziotti privati e agenti di custodia nelle prigioni – ma nel panorama complessivo ci sono ancora residui di oscure attività di “cani della guerra” che mettono a rischio la sicurezza internazionale e i diritti umani. “Recenti eventi in varie parti del mondo dimostrano che i mercenari restano una minaccia non solo alla sicurezza ma anche ai diritti umani e al diritto dei popoli alla autodeterminazione”, ha detto l’esperto delle Nazioni Unite rilanciando l’appello a tutti gli Stati perché collaborino per eliminare questo fenomeno. Il rapporto di Katz ha citato il caso dei soldati di ventura, alcuni dei quali provenienti dall’Europa orientale e dall’Africa, fatti arrivare in Libia nel 2011 dal colonnello Muammar Gheddafi per schiacciare la rivolta e che adesso languiscono in prigione.
Tra settemila e ottomila combattenti restano nelle prigioni libiche: secondo esperti Onu alcuni di loro sarebbero stati torturati. Il rapporto punta inoltre i riflettori sulla minaccia dei mercenari alla Costa d’Avorio dall’area di confine della Liberia. In giugno un tribunale di Monrovia ha rifiutato di archiviare il caso contro 19 liberiani accusati di esser stati assoldati e addestrati come mercenari per destabilizzare il Paese limitrofo. Sempre nel corso dell’ultimo anno soldati di ventura sono stati messi sotto processo e condannati a Cuba, Francia e Montenegro. Gli Stati uniti sono il Paese che più investe nel mondo in materia di sicurezza privata (138 miliardi all’anno, per la maggior parte in Iraq e Afghanistan). Tre miliardi di dollari soltanto sono stati spesi nel 2011 in un contratto quinquennale per assicurare la protezione dell’ambasciata a Baghdad. La Somalia e’ un’altra area identificata nel rapporto con oltre 140 società che forniscono protezione all’industria marittima contro i pirati. Le stesse Nazioni Unite sono incluse nel dossier tra i grandi “player” del settore ma il rapporto mette in guardia l’Onu: “senza vigilanza e standard adeguati c’é il rischio che l’outsourcing a privati delle funzioni di sicurezza possa avere un effetto negativo sull’immagine e l’efficacia dell’azione Onu sul campo”
Foto: contractors in Iraq (Archivio Gaiani)
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