Penny Lane: dove la Cia reclutava qaedisti
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di Stefano de Paolis – ANSA– Nel supercarcere della base militare Usa di Guantanamo, a Cuba, la Cia ha reclutato per anni ex terroristi da rispedire liberi a casa loro, ma ad una condizione e con un incarico chiaro: quello di fare il doppio gioco, di infiltrarsi nelle file di al Qaida e fornire agli 007 Usa preziose informazioni. In diversi casi ha funzionato, ma in altri no, poiché gli ‘elementi’ selezionati hanno incassato il più possibile e si sono poi resi ‘uccel di bosco’. Tutto è cominciato qualche tempo dopo gli attacchi dell’11 settembre 2011, quando a Guantanamo iniziò un afflusso costante di presunti terroristi arrestati in diversi Paesi: nel 2012, ne arrivarono 632, e altri 117 l’anno dopo. Una miniera per la Cia, sempre alla ricerca di doppiogiochisti, e così, secondo quanto hanno rivelato alla Associated Press una decina di funzionari e ex funzionari Usa, all’inizio del 2013 è stato dato l’avvio al progetto. In un angolo segreto della base é stato ricavato un apposito spazio, soprannominato ‘Penny Lane’, dove sono stati realizzati otto piccoli appositi edifici. Per i detenuti pre-selezionati, andare a Penny Lane era già un bel salto di qualità: dalle celle microscopiche, ai confortevoli bungalow, dotati di ogni confort, a cominciare da un vero letto con materasso, al posto delle brande militari, oltre alla doccia e a una cucina personale, la tv e un patio. E dotati anche di qualche optional a richiesta, come una libreria di film e riviste porno.
Non è chiaro quanto detenuti siano passati per quei bungalow. Le fonti della AP parlano di decine, ma alla fine non sono stati molti quelli che, in cambio della libertà, di denaro e protezione alle loro famiglie hanno accettato di trasformarsi in infiltrati al servizio della Cia. O che siano stati giudicati affidabili. Alcuni di loro hanno poi passato informazioni che hanno fortemente contribuito a localizzare e uccidere esponenti di al-Qaeda. Altri si sono invece dileguati non appena ne hanno avuto la possibilità. Non è neanche chiaro quanto denaro abbiano incassato, ma le fonti affermano che complessivamente il programma è costato milioni di dollari. Di certo si trattava di un programma su cui la Casa Bianca riponeva grande attenzione, considerato che il presidente George W. Bush arrivò a parlarne personalmente con un agente della Cia appena ritornato dall’Afghanistan, per avere informazioni di prima mano. E anche il presidente Obama, hanno detto le fonti all’AP, se ne interessò, nel 2009, per vedere se se ne potevano ottenere indicazioni da utilizzare per gli attacchi con i droni.
Certo, per la Cia é stata sin dall’inizio una scommessa rischiosa, poiché gli agenti potevano anche fare il “triplo gioco”, ossia passare informazioni volutamente sbagliate, o potevano uscire alla scoperto, denunciando l’accordo e mettendo così in imbarazzo le autorità americane. Ma evidentemente era un rischio che valeva la pena correre. Il programma di reclutamento si é poi esaurito nel 2006, quando l’arrivo di nuovi detenuti a Guantanamo ha iniziato a scemare. Ora ce ne sono ancora un centinaio confinati li da anni, e l’avvocato di alcuni di loro contro cui non è mai stata formalizzata o provata alcuna accusa, ha amaramente notato che dei terroristi veri sono stati rimessi in libertà, mentre degli innocenti sono ancora dietro le sbarre.
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