POLEMICHE PER LO “SPOT” ALL’F-35 DEL MINISTRO MAURO

Lockheed Martin utilizza una frase del Ministro della Difesa, Mario Mauro, per una presentazione dell’F-35 e in Italia scoppia una bufera politica. Ad accendere le polveri ha provveduto il 30 ottobre un reportage di Repubblica da Manhattan in cui si racconta dello show organizzato per rilanciare l’immagine del cacciabombardiere acquistato anche dall’Italia, Paese come è noto coinvolto nel programma Joint Strike Fighter fin dal suo avvio. Nello “spot” promozionale compaiono le immagini di diversi esponenti politici e militari internazionali che hanno espresso sostegno al programma  e tra questi anche il ministro Mauro  del quale Lockheed Martin cita la frase pronunciata alla Camera nel giorno in cui il governo si impegnò a non procedere nell’acquisto di altri F-35 (impegno non mantenuto perché sono stati acquistati altri tre aerei nel frattempo) fino a quando il Parlamento non avrà concluso l’indagine conoscitiva in corso.

“Per amare la pace bisogna armare la pace. L’ F-35 risponde a questa esigenza” aveva detto Mauro con una “dichiarazione d’amore” al jet americano che aveva suscitato qualche critica ma non certo il pandemonio scatenatosi dopo che la stessa frase è stata utilizzata da Lockheed Martin per “l’F 35 show” di New York. Esponenti di tutta la sinistra hanno attaccato il ministro parlando di episodio molto grave e addirittura tacciandolo di lobbismo. Una reazione forse esagerata tenuto conto che Lockheed Martin aveva raccolto le dichiarazioni pubbliche di ministri e capi di stato maggiore dei Paesi che hanno acquistato l’F-35, così come sopra le righe è apparsa la reazione di Mauro. “Chiunque utilizzi in modo improprio, diffamatorio o superficiale l’immagine o le dichiarazioni del ministro della Difesa, Mario Mauro, ne risponderà nelle sedi legali deputate” ha affermato  in una nota la portavoce del ministro, Roberta De Marco, in merito alla convention di Lockheed Martin “in cui sono state impropriamente utilizzate l’immagine ed alcune dichiarazioni del ministro della Difesa”. Ve lo immaginate il ministro della Difesa italiano che querela Lockheed Martin per aver ripreso una sua frase pronunciata in un dibattito parlamentare?  Francamente l’ipotesi pare improbabile anche se la capacità italica di far degenerare tutto in farsa non deve mai venire sottovalutata. L’azienda statunitense, dispiaciuta, ha reso noto che il ministro Mauro “non era stato messo al corrente che una delle sue dichiarazioni pubbliche sarebbe stata citata durante una presentazione Lockheed Martin. Ci rammarichiamo per qualsiasi fraintendimento che questo episodio può aver causato”.

In una nota la società statunitense aggiunge che “per completezza ci preme sottolineare che la dichiarazione del ministro della Difesa apparsa durante una recente presentazione F-35 Lockheed Martin non rappresentava la dichiarazione di un testimonial.Si trattava semplicemente di una delle molte dichiarazioni pubbliche documentate rilasciate dai Ministri della Difesa di tutto il mondo e dai leader militari degli Stati Uniti e mostrate nella nostra presentazione”. L’impressione è che sia difficile contestare a LM l’utilizzo di dichiarazioni pubbliche di un ministro in carica che avrebbe però dovuto essere informato dell’uso delle sue affermazioni in un contesto commerciale, quanto meno per ragioni di opportunità politica considerato il polverone di polemiche che orbita intorno all’F-35.

Certo, il fatto che un colosso dell’industria statunitense utilizzi in contesti promozionali dichiarazioni e immagini di un ministro italiano senza neppure informarlo preventivamente si presta a qualche valutazione ironica su quanto resti della nostra sovranità nazionale ma il punto è forse un altro. Mauro si è trovato in imbarazzo perché l’utilizzo di sue dichiarazioni pubbliche da parte dell’azienda che produce l’F-35 lo ha esposto ad attacchi politici che hanno visto protagonisti anche esponenti del PD, principale partito della maggioranza che sostiene l’attuale governo. Peraltro lo slogan “per amare la pace bisogna armare la pace” non è male anche se non troppo originale (riprende l’arcinoto “Si vis pacem para bellum”) ma si può adattare a tutti i prodotti del settore Difesa, dalle baionette ai missili, dai cannoni ai carri armati, dalle navi ai sottomarini e ai cacciabombardieri. Una frase simile poteva essere utilizzata per sostenere gli stanziamenti del Bilancio della Difesa non solo l’acquisto degli F-35.  Anche alla luce di questa valutazione quello che stona nella vicenda non è che il ministro Mauro abbia coniato uno slogan per esprimere sostegno all’acquisto di un sistema d’arma, ma che lo abbia fatto per un prodotto dell’industria statunitense invece che per il “made in Italy”.

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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