Serbi sempre più filo russi, Ue e Nato non piacciono
Lui, lei, l’altro. Non si tratta della solita trama banale di un libro rosa, ma della difficile politica che il governo serbo sembrerebbe cercare di portare avanti nel tentativo di ripercorrere la strada del non allineamento jugoslavo. A differenza dell’epoca in cui tale via fu, seppur brevemente, percorribile, Belgrado deve ora confrontarsi con una realtà ben diversa e più complessa. Non esiste più, infatti, il bipolarismo, il presidente e il premier Ivica Dačiċ non hanno il carisma di Tito e, soprattutto, la Serbia non ha né la forza né l’importanza strategica che permettevano alla defunta Federazione Socialista di destreggiarsi fra un blocco e l’altro. Questo barcamenarsi fra occidente ed oriente, comunque, si è dimostrato soprattutto un utile strumento per la politica interna: le dichiarazioni filo russe degli esponenti di spicco del governo, infatti, vanno a solleticare l’elettorato storicamente conservatore e orientato verso Mosca, lo stesso, per intenderci, che ha portato alla presidenza Nikoliċ (poi divenuto un attivo sostenitore dell’integrazione europea).
Per capire l’umore della popolazione relativamente ai grandi temi di politica estera che coinvolgono il paese, la rivista specializzata NSPM (Nova Srpska Politička Misao – Nuovo Pensiero Politico Serbo) ha realizzato un sondaggio, ponendo una serie di domande circa il ruolo internazionale della Serbia, il Southern Stream e il gradimento dei leader politici mondiali.I risultati, molto chiari, acquisiscono grande valore poiché indicano con chiarezza quali siano le posizioni dei cittadini, soprattutto alla luce di una serie recente di eventi e dichiarazioni contrastanti da parte dell’amministrazione. Ecco i fatti più significativi:
• Il primo settembre 2013 è entrato in vigore l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione fra l’Unione Europea e la Serbia, che ha dato il via anche allo screening della situazione economica e legale di Belgrado, rappresentando un ulteriore passo verso l’accesso alla UE.
• Durante il vertice bilaterale serbo-russo tenutosi a Belgrado il 13 novembre dopo che i rispettivi ministri della difesa avevano siglato degli accordi in ambito militare, Nikoliċ ha affermato, senza mezzi termini, che i due paesi “sono sempre stati dalla stessa parte, così è stato e così sempre sarà”. E’ interessante notare che questa dichiarazione di “affetto” per Mosca è stata fatta due mesi dopo un’analoga presa di posizione verso la UE. Il 16 settembre, infatti, lo stesso Presidente aveva evidenziato come “noi [i serbi] difficilmente sopravviveremo senza la UE, ma neanche senza il Kosovo e Metohija”.
• Il 26 novembre l’AP ha riportato alcune dichiarazioni “forti” del premier Ivica Dačiċ il quale, stupendo tutti, ha affermato che “l’Occidente ha spinto la Serbia verso la Russia”, aggiungendo però che Belgrado ugualmente punterà verso la UE, sperando nel frattempo di avere “più stretti rapporti con Washington”.
Tornando ai risultati del sondaggio, ecco quanto è emerso.
La prima domanda verteva sulla volontà degli intervistati di sostenere “più strette relazioni con la Russia”. Oltre i due terzi hanno risposto positivamente, mentre solo il 18,2% si è dimostrato apertamente contrario. Il più alto tasso di sfavorevoli (53,6%) ai rapporti serbo-russi è stato individuato fra coloro i quali si sono apertamente dichiarati “simpatizzanti” degli USA. La tendenza filorussa della popolazione sembra essere confermata anche da altri due fattori. Il primo è che la percentuale di risposte pro UE è del 14% inferiore rispetto a quelle pro Russia, mentre il secondo riguarda il mondo culturale. Oltre il 57% dei partecipanti al sondaggio, infatti, ha sostenuto che la Russia dovrebbe essere maggiormente rappresentata nella vita intellettuale serba, mentre la Francia, paese secondo nelle preferenze, segue con solo il 22.4% dei consensi. Un’altra voce estremamente interessante è quella riguardante la possibilità per la Serbia di entrare nella Nato. Il risultato, come facilmente pronosticabile, è plebiscitario. Oltre il 71% degli intervistati, infatti, è assolutamente contrario a tale ipotesi.
In conclusione, la simpatia per la Russia è anche in parte motivata dall’alto gradimento per Vladimir Putin, come dimostrato dalle valutazioni date nel sondaggio. Potendo attribuire un voto da 1 (il minimo) a 5 (il massimo) a vari leader, i serbi hanno premiato il Presidente russo dandogli la media più alta (3,69), mentre, più staccati, seguono la Merkel (2,84) e Obama (2,53). Curioso notare che l’ultimo posto è occupato dal premier turco Erdogan, bocciato con l’1,83.
Luca SusicVedi tutti gli articoli
Triestino, analista indipendente e opinionista per diverse testate giornalistiche sulle tematiche balcaniche e dell'Europa Orientale, si è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'Università di Trieste - Polo di Gorizia. Ha recentemente pubblicato per Aracne il volume “Aleksandar Rankovic e la Jugoslavia socialista”.