Centrafrica: se le truppe di pace si schierano con i contendenti

Aggiornato alle ore 12,30

Una decina di veicoli blindati francesi sono stati dispiegati il 26 dicembre davanti all’entrata dell’aeroporto di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, dopo che in mattinata erano stati sparati colpi di arma da fuoco hanno che seminato il panico tra la popolazione. Alle violenze interreligiose e gli scontri che hanno opposto gli ex ribelli del Seeleka e gli anti-balaka (milizie di autodifesa cristiana) causando centinaia di vittime si sono aggiunti i primi segnali di sfaldamento della forza di pace africana (MISCA Mission internationale de soutien à la Centrafrique) su cui Parigi e la comunità internazionale contano per stabilizzare la situazione.
La vigilia di Natale i peacekeeper di Burundi e Ciad si sono affrontati in una scaramuccia nella capitale. Il contingente di Bujumbura della Misca, la forza di pace dell’Unione africana, ha denunciato che i suoi uomini impegnati a disarmare un gruppo di ex ribelli a Bangui, sono stati attaccati con il lancio di una granata e raffiche di armi automatiche dai soldati ciadiani. I militari del Burundi hanno risposto al fuoco, ferendo tre ciadiani. La popolazione a maggioranza cristiana di Bangui ha contestato la presenza delle truppe ciadiane tra i caschi verdi dell’Ua perché le accusa di essersi schierate con i ribelli Seleka, molti dei quali provengono proprio da Ciad e Sudan, responsabili di omicidi, stupri e violenze dopo il rovesciamento del presidente Francois Bozize nel marzo scorso. Negli ultimi giorni ci sono stati numerosi scontri a fuoco tra i ribelli Seleka e le milizie di auto-difesa cristiane ma il 23 dicembre il contingente del Ciad era stato protagonista di violenze sulla popolazione cristiana definite ingiustificate dai reporter presenti.

Soldati del Ciad inquadrati nella Misca avevano infatti aperto il fuoco sui manifestanti radunati nei pressi dell’ingresso dell’aeroporto uccidendo almeno una persona e ferendone un’altra. Diverse centinaia di manifestanti cristiani erano raggruppate all’ingresso dell’aeroporto per esigere la partenza del presidente Michel Djotodia. Secondo le testimonianze due jeep di soldati ciadiani si sono allora lanciate contro la folla, sparando prima colpi di avvertimento in aria per poi abbassare il tiro ad altezza d’uomo. La possibilità tutt’altro che remota che i contingenti di pace si schierino al fianco dei contendenti rischia evidentemente di compromettere i piani di Parigi (che ha inviato 1.600 militari nella sua ex colonia nell’ambito dell’Operazione Sangaris) )  e di alimentare e allargare la guerra civile. La notte scorsa inoltre le truppe della missione dell’Unione Africana hanno avuto un intenso scambio a fuoco con militari della Guardia Presidenziale, a Bangui. Lo ha riferito un portavoce della presidenza secondo il quale pero’ l’incidente e’ stato causato da un equivoco.

Le truppe della Misca hanno tentato di disarmare uno dei loro soldati (dettaglio che la dice lunga sulla disciplina dei contingenti africani) che si era rifiutato di obbedire e hanno aperto il fuoco vicino al Palazzo Presidenziale scatenando la reazione della Guardia Presidenziale. Nel corso dello scambio a fuoco vari proiettili sono caduti nel quartiere Chico Rabe, una delle roccaforti delle milizie cristiane ‘anti-balaka’, dove c’e’ stato i panico tra i residenti.  A rendere più tesa la situazione ha contribuito il ritrovamento di una fossa comune con almeno una trentina di cadaveri, tutti uccisi con machete, sulle Colline delle Pantere, non lontano da Bangui. Il procuratore della capitale, Ghislain Gresenguet ha detto che “abbiamo scoperto trenta cadaveri sparpagliati in un raggio di 200 metri. Alcuni erano legati, altri mutilati. La scoperta dei corpi e’ stata fatta grazie agli odori nauseabondi della decomposizione. Le prime verifiche – ha aggiunto il procuratore – fanno pensare che siano stati uccisi altrove e poi raccolti in questo luogo”. Il sito del ritrovamento, precisa France Info, è a poca distanza dall’ex quartier generale del Seleka. musulmani di Seleka.

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Foto: militare del Ciad (Reuters/Emmanuel Braun)

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