Marò: il tribunale indiano rinvia all’8 gennaio
di Maurizio Salvi e Maria Grazia Coggiola – ANSA
Un tentativo della polizia investigativa indiana Nia di forzare la vicenda dei marò con il ricorso ad un giudice competente in casi di terrorismo, si è risolta oggi a New Delhi in un insuccesso per la vivace opposizione dei legali della difesa, ed anche per la mancata presentazione del rapporto contenente i capi di accusa. E il giudice ha rinviato tutto all’8 gennaio. L’udienza si ésvolta nell’aula n.25 della “session court” del tribunale di Patiala House davanti al giudice Dharmesh Sharma che doveva notificare a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone di aver assunto la responsabilità del loro processo. In previsione di possibili tensioni, l’inviato del governo Staffan de Mistura era giunto ieri nella capitale indiana per la sua 8/a missione e per definire una decisa posizione, una ‘linea rossa’, di opposizione e rigetto dell’ipotesi che i Fucilieri di Marina potessero essere accusati in base alla Legge indiana del 2002 per la repressione della pirateria (SUA Act). Per cui, a titolo di avvertimento, De Mistura ha disposto che i due marò, pure formalmente convocati, non assistessero all’udienza del tribunale, ma fossero rappresentati dai loro legali. Quando il magistrato ha chiesto alle parti di esprimersi, il legale dei marò, Mukul Rohatgi, ha sollevato pesanti obiezioni su tre punti fondamentali. In primo luogo per la decisione della Nia di saltare il tribunale di primo grado presieduto dal “chief metropolitan magistrate” Amit Bansal che era stato designato come “corte speciale” per trattare quotidianamente il caso.
Poi per il fatto che la polizia si accingeva ad utilizzare per il processo proprio il SUA Act che implica la pena di morte e rovescia l’onere della prova sull’imputato. E, terzo, per l’assenza agli atti del Rapporto che la Nia aveva annunciato di aver concluso. Sharma ha chiesto allora all’avvocato dello Stato indiano e al vice ispettore Nia P.V.Vikraman, che ha condotto le indagini, quando era prevedibile la presentazione del Rapporto. La risposta é stata: “Fra almeno 15 giorni”. A questo punto il magistrato ha chiuso l’udienza aggiornandola all’8 gennaio 2014, tenendo anche conto delle festività giudiziarie di fine anno. All’uscita dall’aula la difesa non ha nascosto la sua soddisfazione sottolineando le evidenti difficoltà che la Nia sta incontrando nel chiudere il suo rapporto (chargesheet). Da parte sua De Mistura, prima di ripartire per l’Italia, ha detto all’ANSA che “come nel caso della videoconferenza per gli altri quattro marò, quando si arriva ad una ‘linea rossa’ la posizione dell’Italia, senza retorica ma con fermezza, diventa inamovibile, anche se questo può comportare dei rinvii.
Perché sulle questioni di principio l’Italia non cede e non cederà”. L’intricato nodo che la Nia deve ancora sciogliere riguarda in sostanza le difficoltà di trattare un caso, avvenuto in acque internazionali, attraverso il SUA Act, unica legge che esplicitamente lo permette. Ma ciò la obbliga a dover includere fra i capi di imputazione la pena di morte. Tale ipotesi è stata esclusa a più riprese dal governo indiano, ed é ovviamente inaccettabile per quello italiano. A tale proposito, il ministro degli esteri Emma Bonino, intervenendo in serata in tv, ha detto di ”non temere la pena di morte” per i due marò. Mi preoccupa invece la possibile ”politicizzazione del caso”, ha osservato. Poi, alla domanda se i due marò sono innocenti, ha replicato: ”Tutti sono innocenti fino a quando non venga provata la loro colpevolezza”.”Sono fiduciosa che li riporteremo a casa”, ha aggiunto, sottolineando tuttavia che ci vuole tempo, ”molta determinazione e costanza”. Nei giorni scorsi la stampa indiana ha rivelato che la Nia ha chiesto lumi al ministero dell’Interno, da cui dipende. E questo a sua volta ha fatto ricorso all’ufficio dell’Attorney General, consulente giuridico del governo. Non è chiaro se da queste consultazioni sia emersa una strategia. Per saperlo, ormai, bisognerà attendere l’inizio del nuovo anno.
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