Tom Enders: allarme per l'industria europea della difesa

“L’Europa dovrà acquistare il suo prossimo cacciabombardiere dagli Stati Uniti o in Asia se non investirà nella propria industria della difesa consentendo il consolidamento del settore”. Lo ha detto Tom Enders, ceo di Eads in un’intervista al Financial Times  invitando i leader che parteciperanno la settimana prossima al Consiglio europeo dedicato al tema della difesa comune a stanziare i fondi e concordare un calendario per la realizzazione di un UAS (Unmanned aerial systems) militare comune della categoria MALE cioè a media altitudine e lunga autonomia. Un passo indispensabile secondo Enders per ridurre il divario che separa l’Europa da Stati Uniti e Israele. Enders, che pochi giorni or sono ha annunciato il taglio di 5.800 posti di lavoro, non ha nascosto il suo pessimismo circa l’esito del vertice di Bruxelles e alcuni elementi sembrano dargli ragione. “Spero vedremo nascere alcune iniziative concrete e non solo l’ennesima dichiarazione fatta di belle parole” ha detto Enders ma la bozza delle conclusioni del Consiglio europeo (conclusioni già pronte una settimana prima del vertice ?) in circolazione in questi giorni sembra contenere solo qualche auspicio generico circa la cooperazione nei settori dei velivoli teleguidati e tanker.

“Il Consiglio Europeo vede con favore e sostiene i progetti in queste aree sviluppati da stati membri e Agenzia europea per la difesa (Eda). I paesi membri dell’Ue sostengono inoltre lo sviluppo della comunicazione satellitare e la definizione di «progetti mirati di addestramento e formazione« nel campo delle sicurezza informatica, anche attraverso “una cooperazione civile-militare”. Insomma la solita aria fritta inconcludente che ben rappresenta quell’inazione che secondo Enders porterà a “deteriorare ulteriormente” l’industria della difesa europea.  Nel campo dei teleguidati MALE all’ultimo salone parigino del Bourget era stata annunciata un’intesa tra Eads, Alenia Aermacchi (Finmeccanica) e Dassault Aviation per realizzare un velivolo congiunto anche perché in Europa non mancano certo tecnologie e dimostratori tecnologici. Il Talarion di Eads, il Mantis e il drone da combattimento (Ucav) Taranis della britannica Bae Systens, il Neuron di Dassault e Alenia Aermacchi senza dimenticare che l’azienda italiana ha sviluppato anche lo Sky Y.

Al di là del vantaggio militare di affrancare l’Europa dalla dipendenza dai prodotti statunitensi (l’Italia non riesce a ottenere le armi per i suoi Predator e la Germania non è riuscita ad acquisuire i Global Hawk perchè Washington noin consente la piena “sovranità” sul velivolo) la realizzazione di un drone armato comune consentirebbe di entrare in un mercato che dovrebbe raddoppiare i suoi proventi nei prossimi dieci anni attestandosi a quasi 12 miliardi di dollari all’anno secondo le stime di Teal Group. Uno studio dell’azienda di ricerche statunitense prevede che gli aerei senza pilota continueranno a rappresentare il settore più dinamico dell’industria aeronautica occidentale, che crescerà progressivamente a livello mondiale dagli attuali 5,2 miliardi di dollari annuali a 11,8 miliardi entro i prossimi 10 anni per un totale stimato in una novantina di miliardi. Steve Zaloga, uno degli autori dello studio, stima che gli Stati Uniti copriranno il 65 per cento della spesa globale per la ricerca e sviluppo in questo settore e il 51 per cento delle spese di acquisizione di droni.

Foto: Eads, e Dassault Aviation

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