Iraq: oltre 370 morti nella battaglia di al-Anbar

di Alberto Zanconato – ANSA
Una battaglia costata 370 morti, 73 dei quali civili, compresi 21 bambini: sono queste le cifre fornite oggi da una organizzazione non governativa sui dieci giorni di violenze che hanno sconvolto la provincia occidentale irachena di Al Anbar, dove milizie qaediste con basi sia in Iraq sia in Siria hanno lanciato un’offensiva senza precedenti negli ultimi dieci anni. Migliaia di famiglie hanno ripreso oggi il cammino verso le loro case nelle città di Falluja e Ramadi, rispettivamente 50 e 100 chilometri a ovest di Baghdad, dove milizie tribali alleate con il governo e forze di sicurezza locali sembrano avere ripreso il controllo dei punti strategici dei centri abitati, ma si temono ancora colpi di coda degli insorti, riposizionatisi nei dintorni. L’esercito nazionale, schierato in forze intorno alle città, preferisce per il momento astenersi da un attacco su vasta scala che rischierebbe di provocare ulteriori gravi perdite tra i civili. Secondo Mohammad Ali, capo dell’Organizzazione per la Pace e i Diritti umani di Al Anbar, nei giorni scorsi molte famiglie sono state anche costrette a seppellire i morti nel giardino di casa perché non potevano uscire a causa dei cecchini e del coprifuoco imposto dalle autorità. Ali ha aggiunto che la situazione umanitaria nella provincia e’ “estremamente difficile perché ci sono ancora centinaia di famiglie di profughi costrette a vivere in scuole ed edifici abbandonati e in tende”. Le violenze sono scoppiate dopo che il 30 dicembre l’esercito ha sgomberato un sit-in di manifestanti sunniti contro il governo guidato dal premier sciita Nuri al Maliki. Lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis), organizzazione qaedista anch’essa sunnita, ne ha approfittato per lanciare un’offensiva su vasta scala contro Ramadi e Falluja, mentre dall’altro lato del confine, in Siria, combatteva contro i ribelli appartenenti a gruppi jihadisti e non. Siti Internet che normalmente pubblicano i comunicati di al-Qaeda hanno detto che l’Isis ha perso dall’inizio dell’anno circa 400 combattenti, metà dei quali in Iraq e l’altra metà in Siria. Mohammad Khamis Abu Risha, un leader delle milizie tribali lealiste, ha detto che ormai solo il 10 per cento di Ramadi rimane nelle mani dei qaedisti. Ma la battaglia potrebbe continuare ad al-Khalidiya, 30 chilometri a sud, dove secondo diverse fonti molti insorti si sono asserragliati. Le forze tribali filo-governative sembrano avere il controllo anche nelle strade di Falluja, dove è stata ripristinata l’erogazione di elettricità e acqua potabile. Ma fonti della sicurezza hanno detto che nuovi scontri sono avvenuti lungo l’autostrada tra Baghdad e Falluja, dove miliziani armati hanno attaccato alcuni veicoli militari presso la località di Askeri. L’esercito ha risposto con l’artiglieria. La situazione resta instabile anche in altre parti della provincia di Al Anbar, specie lungo il confine con l’Iraq, dove vi sono stati scontri tra le guardie di frontiera e qaedisti che cercavano di entrare dal vicino Paese. Maliki ha intanto definito quello in corso nella provincia occidentale come “un conflitto tra l’Islam e i blasfemi”, come ha definito i miliziani qaedisti. Il premier ha invitato anche tutti i sunniti a schierarsi con il governo perché, ha detto, “al-Qaeda non risparmia alcun iracheno”.

Foto: miliziami qaedisti a Fallujah (Lapresse)

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