Karzai non firma il BSA. Il "Piano B" del Pentagono
Adnkronos/Aki – Un piano B per l’Afghanistan è allo studio nelle stanze del potere in Occidente, dove ormai è diffusa la convinzione che il presidente Hamid Karzai non firmerà l’accordo bilaterale sulla sicurezza con gli Stati Uniti (Bsa) necessario per definire la natura della presenza militare Usa, e non solo, dopo la fine dell’anno. L’obiettivo è trovare un’altra strada per mantenere le truppe straniere in Afghanistan dopo la fine dell’anno, quando scadrà il mandato della coalizione. Tra le opzioni allo studio, si legge sul Wall Street Journal, c’è quella di mantenere le forze Usa in Afghanistan nel quadro di un accordo bilaterale già esistente e che non è in scadenza. Oppure mantenere le truppe nell’ambito di un accordo Nato, che secondo alcuni diplomatici è più facile da concludere rispetto al Bsa da più di un anno al centro di negoziati tra Washington e Kabul. Tra le alternative che vengono riconsiderate c’è quindi il mandato della coalizione a guida Usa, nota come Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf), che scadrà a fine anno.
Ma da sempre alcune unità delle forze Usa hanno operato in Afghanistan fuori dal mandato Isaf e tecnicamente non sarebbero quindi coinvolte. ”Se gli Usa vogliono restare in Afghanistan non hanno bisogno del Bsa – ha ammesso un funzionario citato dal giornale – L’accordo è importante a livello politico, ma non è necessario”. Il comandante delle forze alleate, John Dunford, ha suggerito al presidente Barack Obama di lasciare in Afghanistan almeno 10mila militari, non solo americani, fino alla fine del 2016.Intanto la Nato sta negoziando con Kabul lo Status of Forces Agreement, un’intesa diversa dal Bsa che a differenza di quest’ultimo non prevede la ”componente antiterrorismo” e per la quale dovrebbe quindi essere più facile ottenere la firma di Karzai. Domenica scorsa in un’intervista al Wall Street Journal il consigliere della presidenza afghana per la Sicurezza nazionale, Rangin Dadfar Spanta, si è detto ”ancora ottimista” circa la possibilità che Karzai firmi il Bsa, ma al contempo ha sottolineato che non esiste una ‘deadline’. ”La leadership dell’Afghanistan ha alcune preoccupazioni per il futuro della cooperazione tra Usa e Afghanistan”, ha ribadito.
Molti politici afghani e diplomatici stranieri sono convinti che Karzai stia prendendo tempo per la firma del Bsa per avere un”arma’ contro l’Occidente e spingere il suo candidato favorito alle elezioni presidenziali del prossimo 5 aprile, assicurandosi un ruolo nel futuro del Paese. Karzai, di fatto al potere dal 2001, non può candidarsi per un terzo mandato. Tra gli 11 candidati c’è suo fratello Qayyum. La maggior parte dei principali candidati si sono detti a favore della presenza di forze Usa in Afghanistan anche dopo la fine dell’anno. Tra l’altro molto probabilmente nessuno otterrà la maggioranza assoluta al primo turno delle presidenziali e sarà necessario andare al ballottaggio. E i tempi per il passaggio di consegne di Karzai continuerebbero così ad allungarsi. A rafforzare in Occidente la convinzione che Karzai non sia interessato a una soluzione è stata, come si legge sul Wsj, la reazione del presidente al sanguinoso attacco di venerdì scorso contro un ristorante di Kabul rivendicato dai Talebani. Karzai ha sfruttato la nota di condanna dell’attacco per nuove critiche a Usa e alleati. Il presidente ha anche ordinato un’inchiesta sulle pubblicità a favore del Bsa trasmesse di recente da alcune tv afghane. Per i responsabili afghani si tratta di spot ”illegali” e c’è il sospetto che dietro ci siano gli Usa e la coalizione. L’ambasciata americana a Kabul ha assicurato che dietro alle pubblicità non ci sono suoi finanziamenti. Nessun commento è arrivato dalla coalizione. Intanto una procedura legale è stata avviata contro Tolo Tv, che ha trasmesso la pubblicità ‘incriminata’. Non è chiaro quale sia l’accusa. Zaid Mohseni, responsabile di Moby Group di cui fa parte Tolo, ha mantenuto il segreto sull’identità dell”inserzionista’. La tv ha comunque smesso di trasmettere lo spot.
Foto: Isaf e Getty Images
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